PERFETTO, NELLA SUA ASSOLUTA E SQUISITA IMPERFEZIONE…

La notizia della morte di Ingmar Bergman mi ha colpito improvvisamente. Mi ha fatto sussultare. Bergman è (era) un punto fermo nella mia vita, nella mia formazione. Bergman era semplicemente lì, come un misterioso e antico luogo da visitare, in cui perdersi. Un labirinto all’interno del quale ho viaggiato per anni, uscendone a tratti per poi rientrarci. Nei miei primi dieci anni di vita ho visto più volte Il settimo sigillo, forse il suo film più noto al grande pubblico. La storia del cavaliere che gioca a scacchi con la morte, oltre ad essere visivamente splendida e ricca di battute folgoranti (come quella che dà il titolo al post, originariamente riferita all’amore), mi ha insegnato il valore del dubbio e l’infelicità che accompagna qualunque ricerca della verità. Nella mia adolescenza preferivo cullarmi nelle visioni più terrificanti evocate da Bergman in L’ora del lupo, affascinato soprattutto dalla maestria nel mettere in scena i (propri) demoni interiori. Adesso posso dire che il film che risuona più intensamente dentro di me, e che rivedo più volentieri, è Persona. La parola e il silenzio che si confondono, le pulsioni più oscure, la "sanità" e la "follia", tutto si risolve in una fusione di volti in primo piano. La mia ammirazione alla vita e all’opera di un uomo che ha scritto, nella sua autobiografia, "io vivo sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà".

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Una risposta a “PERFETTO, NELLA SUA ASSOLUTA E SQUISITA IMPERFEZIONE…”

  1. ecco. proprio questa notizia mi ha fatto venire voglia di chiederti: mi fai uscire un po’ dalla mia ignoranza cinematografica?

    seguono dettagli in privato

    raffa

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