JULES E JIM SOTTO LA MOLE

Davide Ferrario non sarà conosciuto come Muccino o Salvatores, ma fa parte di una cerchia di autori italiani che prosegue un percorso di cinema intelligente da anni, ovviamente con tutte le difficoltà produttive del caso. Dopo Mezzanotte, il suo ultimo film, è una vera sorpresa, soprattutto per gli spettatori torinesi (tantissimi) che come me hanno visto il film nella storica sala Massimo, sotto la Mole Antonelliana – sede del Museo Nazionale del Cinema. Per me che al Museo ho anche lavorato, selezionando le fotografie storiche che ora sono esposte nel meraviglioso allestimento della Sala del Tempio, ha anche un certo valore in più. Insomma: per i non torinesi il film diventa un modo per scoprire una città, personaggio principale del film (girato tra la Mole e il quartiere dormitorio della Falchera). Per i torinesi c’è la magia in più di uscire dal cinema e vedere incombere sulle loro teste la stessa scenografia appena vista nel film. Ferrario, che secondo me era già emerso alla grande con almeno tre film necessari (Anime fiammeggianti, Tutti giù per terra e Guardami), gira il suo Jules e Jim alla torinese, con dovizia di citazioni e ritorno al grado zero del linguaggio cinematografico. I suoi personaggi non sono mai banali (e i suoi attori sono bravi e in parte). Silvio Orlando racconta il film in voce off – una soluzione a tratti ridondante, a tratti molto azzeccata. Un omaggio al cinema e alla città che lo ha visto nascere, dedicato a Maria Adriana Prolo e Buster Keaton.