GERIATRIA, PORTAMI VIA

Non importa quanto fragili possano essere il corpo umano e il suo spirito, qui in CasaIzzo si continua imperterriti a giocarsi un weekend devastante dietro l’altro.

Questa, in particolare, era la volta della visita organizzata alla prozia novantenne che non vediamo da cinque anni (durante i quali lei ovviamente ha subito alcuni inconvenienti tipici della sua età, tipo rompersi una gamba, andare leggermente fuori di testa e ritirarsi in un pensionato per anziani). Ma quando si tratta della zia preferita di mia madre nonché – per intenderci – l’unica rimasta in vita, si fa di necessità virtù e si tenta di trovare una finestra temporale per prendere la mamma, farle attraversare mezzo Piemonte e portarla a vedere di persona la congiunta.

La scena, dunque: una stanza in penombra, un letto con le sbarre di sicurezza, una prozia distesa che riposa ma che è perfettamente sveglia. Mia madre entra chiedendo “Chi c’è lì?“. Sulla porta c’era il nome della zia, ma mia madre non poteva fidarsi: nella penombra le sembrava un’altra persona. La zia avrebbe potuto (e sacrosantemente dovuto, secondo me) spaventarsi a morte di una donna che si china a scrutarla nel buio durante il riposino pomeridiano. Invece – primo segnale di “sono vecchia ma vi fotto tutti” – si tira a sedere sul letto e comincia a scambiare baci e abbracci con mia madre, riconoscendola quasi subito con grande gioia. La zia sprizza verve da tutti i pori e ingaggia uno spettacolo di vaudeville con mia madre.

M – Oh, zia non ti riconoscevo, ma quanto sei ingrassata…! (mia madre, il campione di delicatezza)
Z – Ah sì? Mi trovi ingrassata?… [pausa ad effetto] Ma sai che ti dico, anche tu sei ben ingrassata! Loro due poi, sono veramente ben piantati! (io e Stefi incassiamo)

Nel corso della visita, la zia ci espone la sua ricetta per la felicità: un pizzico di smemoratezza selettiva. Interrogata su alcuni aspetti del suo recente passato, sorride e spiega “Vedete, io a volte non mi ricordo le cose. Ho 90 anni, sono un po’ confusa. Magari ripeto tante volte la stessa cosa, sono un po’ noiosa. Ma il bello è che ricordo perfettamente le cose belle, mentre ho dimenticato tutte le cose brutte”. Tuttavia, l’atteggiamento zen si disintegra quando mia madre si premura di ricordarle alcune cose spiacevoli del suo passato (esempio: dispetti perpetrati ai suoi danni dalle sorelle maggiori). La serafica risposta della zia: “Se è vero quel che mi dici, mi sa che dovrò dire qualche requiem aeternam in meno stasera…!”.

Io e Stefi invece dobbiamo giostrarci l’aspetto “ripeto spesso le stesse cose” della zia, che ogni 7 minuti (quindi circa 15 volte durante la visita) volge i suoi vispi occhietti su di noi e dice qualcosa come “Eeeeh già… E voi, quando lo sfornate un bel bambino?” oppure “Sarebbe poi ora di comprare un bimbo, neh?” (in Piemonte catè ‘na masnà è un modo molto popolare di definire lo stato interessante) e altre amenità varie. Sembra che più le cose vanno male da quel punto di vista, più il resto del genere umano provveda a girare il coltello nella piaga. Sembra a noi, chiaro. Uno cerca di non pensarci, ma i sempre più numerosi bambini degli altri e le pance da gravidanza sbattute in faccia sembrano dire “Voi fallirete sempre BWAHAHAH”. Sì lo so: come uno vede le cose dal suo punto di vista le esagera sempre, ma di norma ad una innocente domanda del genere sappiamo rispondere con grande dignità, senza crollare. A 15 domande ripetute, però, no. Persino mia madre era in imbarazzo per noi. Ma la zia ha 90 anni: non possiamo picchiarla, sapete.

Concludo con un tocco di vanità da terza età.

Z – Ma che bella pelle che hai, non dimostri i 73 anni che dici di avere!
M – Beh, sai zia, uso delle creme…
Z – Ah sì? Ma dimmi, che crema usi?
M – Ma niente, una crema della Olaz…
Z – Oracs?
M – No, Olaz.
Z – Lorax?
M – No, Olaz… O-L-A-Z!
Z – Olass?
M – Non con la esse, “Ola con la Z“.
Z – Ah, quindi basta che vado in profumeria e chiedo la “Ola con la Z” e me la danno? E quanto costa?

Cara zia. E io intanto mi sentivo sempre di più intrappolato in un film di Gianni de Gregorio