TELEDIPENDENTI UNITI

Quando lo fai di lavoro non è la stessa cosa. Voglio dire, per quanto poco paghi scrivere news sulle serie TV per un portale di cinema, è comunque uno scambio che prevede la copertura “totale” o quasi di quello che passano i canali nazionali e via cavo in USA. Vuol dire che quando va bene posso dilungarmi su zombie, serial killer o signorotti inglesi degli anni ’10, ma inevitabilmente devo dedicare lo stesso spazio a prodotti che non mi sognerei mai di guardare.

E tuttavia oltre che un lavoro è anche una passione: ormai da una decina d’anni sono più interessato alle novità del linguaggio televisivo (parlo sempre di prodotti anglosassoni, dio mi scampi dalle fiction nostrane, a parte qualche rarissima eccezione) che non a quelle del grande schermo. Per questo, per essere almeno una volta totalmente di parte, vi vorrei parlare di alcune serie TV che secondo me vale la pena seguire/recuperare in questa stagione 2012-13. Unica regola, per non dilungarsi troppo: vi segnalerò solo serie che sono alla prima, seconda o terza stagione. Troppo facile buttarvi dentro prodotti che ormai hanno un seguito notevole e che passano regolarmente sugli schermi di CasaIzzo (vedi Dexter, Fringe, The Big Bang Theory, How I Met Your Mother, Misfits, etc). Tutta roba ormai vecchia.

Ma partiamo senza ulteriori indugi. E attenzione, ci sono SPOILER qua e là quindi piuttosto non andate avanti.

THE WALKING DEAD
Uomo, se non guardi TWD ti perdi il migliore senso per l’horror dai tempi d’oro di Day of the Dead di Romero. Dall’85 in giù, il buon George ha virato sempre più sul teorico-politico. Qui si amano anche gli zombie socialmente impegnati, per carità, ma la serie tratta dal fumetto di Kirkman è un ritorno al late-eighties-splatter con in più una dose massiccia di angoscia e disperazione che fa bene al cuore degli horrormaniaci. La prima stagione? Tesa e geniale. La seconda? Un polpettone quasi inaccettabile (salvo il massacro di zombie di metà stagione e il clamoroso finale). L’attuale stagione, la terza, è quanto di più  splatter si può vedere in TV oggi, con buona pace di Spartacus, che comunque non è propriamente una serie horror. Voglio dire, decapitazioni e smembramenti di morti viventi a parte, voi ve lo aspettate un cesareo improvvisato con coltello da caccia con conseguente morte, resurrezione e sparamento in testa della puerpera? Io no. Poi è perfettamente bilanciato tra il vedo e il non vedo, questo va detto, ma il livello di disgusto è analogo a un Antropophagus di Joe D’Amato, con in più il dramma familiare dietro. Insomma, personaggi a volte monodimensionali, ma grande attenzione al ritmo, all’azione, al dramma. Una delle cose migliori degli ultimi tre anni.

GAME OF THRONES
Come si fa a non amare GOT? Saga fantasy iperprodotta, con echi di Tolkien e di Howard ma con un forte radicamento  in un medioevo ipotetico reso in modo più realistico possibile. E questa è sicuramente la carta vincente della serie tratta dai romanzi di Martin. Fantasy adulto per spettatori che vogliono sognare di cavalieri, draghi e tutta quella roba lì ma con una dose smodata di sesso, violenza, sangue, smembramenti (quelli sono ormai d’obbligo in qualsiasi serie TV che debutti dopo il 2010) e di nuovo sesso, possibilmente in versioni BDSM. GOT è il nuovo uber-feticcio del popolo geek, capace di stornare attenzione da Star Wars (ormai oggetto di nostalgico lirismo) e da Lord of The Rings (di cui fondamentalmente sappiamo già tutto). GOT ti piazza Sean Bean in prima linea per poi farlo decapitare in una scena perfidissima alla fine della prima stagione, e tu pensi cazzo qui fanno sul serio. Poi nella seconda stagione arriva gente che partorisce demoni (ah, l’altro trend delle serie contemporanee è quello dei parti devastanti), quindici personaggi nuovi che fai fatica a orientarti ma ti prende tutto un casino, triangoli GLBT, zombie congelati dalla pelle bluastra (anche se non sono del tutto sicuro che siano zombie, non avendo ancora letto gli ultimi romanzi originali). Imprescindibile.

DOWNTON ABBEY
Viriamo decisamente con la serie britannica più clamorosa dai tempi di Life on Mars, ma che non c’entra una mazza con Life on Mars: Downton Abbey, sulla carta, è tutto ciò che di più noioso potrebbe esserci al mondo. Signorotti di campagna inglesi alle prese con ricevimenti e beneficienze? La prima guerra mondiale e la spagnola che colpiscono il simpatico villaggio e costringono tutti a fare i conti con la Storia? Le beghe della servitù che ovviamente mangia in cucina e sparla dei padroni? Ma soprattutto: niente zombie, niente smembramenti e niente BDSM?  What the fuck?!? Eppure, signori, DA ti tiene incollato allo schermo come e più di un thriller senza respiro, forse perché dietro c’è Julian Fellowes, un tizio che è riuscito a rendere appassionante anche un film di Altman che in effetti è pericolosamente analogo a questa serie qua. In ogni caso, le carte vincenti in questo caso sono anche gli attori, e in particolare Maggie Smith nel ruolo della vecchia lady stordita-ma-non-troppo. Aspettatevi intrighi e deliri degli di una soap di infimo livello ma trattati con un distacco tutto british che conquista al primo colpo: narrativa popolare al massimo livello, feuilleton di razza e senza nemmeno una caduta di stile.

SHERLOCK
Rimaniamo in Inghilterra: Sherlock (ideato da Steven “Dr. Who” Moffat) ha il sapore definitivo dell’ultima parola possibile sul detective di Conan Doyle. Scordatevi Robert Downey Jr. e lo steampunk di Guy Ritchie (che pure è lodevole e molto divertente). Qui abbiamo Benedict Cumberbatch e Martin Freeman nei panni di Holmes e Watson nel 2012. Cioè, un sociopatico geniale e disadattato e un medico reduce dall’Afghanistan di Bush-Obama nella Londra di oggi, frenetica, multietnica, tecnologica e molto pericolosa. Ogni stagione sono in realtà tre veri e propri film per la TV, realizzati a partire da un famoso romanzo di Conan Doyle attualizzato. Molto difficile da seguire per la parlata cockney (dimenticavo: non siete veri uomini se non guardate queste serie rigorosamente in originale) ma di grande impatto visivo ed emozionale. Attenzione alla follia di Moriarty nell’ultimo episodio della seconda stagione, quello dove Sherlock sceglie di morire… O no?

AMERICAN HORROR STORY
C’è un tizio di nome Ryan Murphy che dopo averci rotto amabilmente i coglioni per tre anni con Glee (che comunque qui si guarda, eh, non ci facciamo mancare nulla) ha deciso di passare all’horror antologico con AHS, una delle serie più malate in circolazione. Non sarà un pugno nello stomaco come TWD, anche perché lì il riferimento è l’asse Romero/Fulci, mentre qui siamo più dalle parti di Ken Russell. Immaginate un concentrato di perversione sessuale, blasfemia, soprannaturale, noir, melodramma, come un Douglas Sirk in acido che decide di fare Hershell Gordon Lewis per un giorno. Questo è AHS, la serie con i titoli di testa più disturbanti del mondo… E adesso che siamo alla seconda stagione, che mette insieme suore indemoniate, rapimenti alieni, manicomi criminali infestati, serial killer con maschere di pelle umana, mad doctor e pazienti ninfomani ma soprattutto culi nudi, i titoli di testa sono se possibile ancora più inquietanti dell’anno passato.

HOMELAND
Ecco, se vi piacciono le spy story serie, tese, realistiche, ben congegnate alla Robert Ludlum / John Le Carrè, insomma quella roba lì, Homeland deve diventare il vostro pane quotidiano. Se no (a me per esempio il genere fa cagarissimo) ve lo dovete sucare uguale, perché Homeland è uno di quei prodotti trasversali che finiscono col piacerti comunque. E in 12 puntate hanno tutto il tempo di farvi capire esattamente perché il tizio di Al Qaeda ha inviato un emissario al congresso che salta agli occhi di uno della CIA che a sua volta fa il doppio gioco col Mossad che però non è d’accordo con le cellule impazzite di Hezbollah. A parte gli scherzi, è la storia di un prigioniero di guerra americano che – si supponeva, ormai lo si sa per certo – è stato “lavato nel cervello” dai jihadisti e quindi diventa una minaccia alla homeland security. Se vi fidate che è tratto da una serie israeliana, secondo me è uno dei prodotti migliori degli ultimi due anni e fate in tempo a recuperarlo.

SHAMELESS
Va bene, qui si dirà che c’era la serie originale britannica che era meglio perché gli americani non sanno far altro che copiare (è vero) e bla bla bla. Ma cazzo ragazzi, qui c’è William H. Macy al suo top assoluto nel ruolo di un padre di famiglia (numerosa) costantemente in coma etilico e una serie pressoché infinita di figli ognuno con il suo bravo disturbo della personalità, a parte la figlia maggiore strafica Emmy Rossum che già dà il meglio di sé nella meravigliosa sequenza dei titoli della serie (la più furba ed efficace vista negli ultimi anni). Poi, che ve lo dico a fare, c’è Joan Cusack nel ruolo di una ninfomane di mezza età (!), roba da far accapponare la pelle raccontata con grande ironia e leggerezza, momenti comedy da urlo e momenti agghiaccianti. Shameless è un oggetto non identificato, assolutamente da seguire.

NEW GIRL
L’unica sitcom nuova di cui vi voglio parlare è questa New Girl con Zooey Deschanel nel ruolo della tipa del titolo, chiaramente carinissima, un po’ fuori di testa e imbranata, insomma il suo solito personaggio allargato in una serie intera. Ma la furbizia sta nel non avere puntato tutto su di lei che comunque è sempre una gran topa (e poi diciamocelo le ragazze nerd fanno girare il mondo) realizzando invece una serie corale ma non troppo con un trio di maschi diversamente disfunzionali a fare da coinquilini in una sorta di Tre cuori in affitto al contrario (quanto era bello Tre cuori in affitto? Eh?). New Girl non ha le risate registrate sotto, non ha il pubblico dal vivo, non ha gli stacchetti musicali che sottolineano le battute (anzi, non ha battute, per lo più), non è la tradizionale sitcom su un gruppo di amici che si lasciano e si riprendono eppure fa ridere, non è banale e poi insomma, ve la suggerisco io e già questo dovrebbe essere un motivo valido per guardarla.

Enjoy! Io ho fatto le due di notte, ma tanto vi dovevo per contagiarvi con un po’ di teledipendenza.

MAKE IT A BLOCKBUSTER FIGHT

Ormai siamo al lato pratico. Blockbuster sta chiudendo – questione di settimane – e al momento sta svendendo tutto il catalogo con sconti fallimentari. Un’interessante opportunità di acquisto, legata purtroppo ad una contingenza negativa. Non pretendo di fare analisi di mercato, perché non saprei da che parte cominciare. Certo è che Blockbuster (almeno il mio Blockbuster, quello di Corso Dante a Torino) è stato protagonista di quasi un migliaio di serate negli ultimi 12 anni.

Nel mio Blockbuster c’è sempre stata gente simpatica, disponibile e guarda un po’, anche competente (o quantomeno appassionata). Oggi ci sono persone giustamente scazzate, che tirano a campare all’ultimo saldo. Mi dicono che la catena è stata comprata da un’azienda che si occupa di parafarmacia. Immagino che qualcuno dei dipendenti, se lo vorrà, potrà “riconvertirsi al cerotto”. Immagino che possa essere deludente, ma che comunque “il lavoro è lavoro”. Leggo da qualche parte che c’è una buonuscita, che anche i dipendenti stessi almeno oggi hanno una certezza, che erano stanchi di vivere nel dubbio.

Ciò non toglie che Blockbuster chiude. Non è che voglio mitizzare una multinazionale: quando è nato Blockbuster ha ucciso le videoteche di quartiere, e anche oggi chi ci guadagnerà saranno i “bancomat del videonoleggio”. Eppure secondo me Blockbuster lascia un buco, e mi fa un po’ rabbia. Perché io non credo che il fallimento sia dovuto al fatto che la gente “si scarica i film”. Anche io scarico dei film, ma altrettanto spesso li compro (quasi sempre da Blockbuster) e comunque ho noleggiato titoli almeno due volte al mese. Ho sempre piuttosto pensato che la politica di Blockbuster avesse qualche difetto, per esempio nel costo dei noleggi (più alto di una serata del mercoledì al cinema), nella prevalenza di titoli spacca-botteghino (ma del resto cosa ti devi aspettare da una catena che si chiama così), nella non sperimentazione di forme di noleggio on line alla Netflix, per dire.

Io sarei disposto a pagare qualche euro per noleggiare on line un titolo in uscita, ma stranamente Blockbuster non ha mai esplorato questa possibilità. Voi mi direte guardati Sky, prova le offerte di Fastweb, Alice, etc. Non è la stessa cosa. Non hanno il catalogo di Blockbuster. E soprattutto, è un problema di finestre temporali. Il discorso sulle finestre è complesso: per me sono inutili, potenzialmente dannose e favoriscono la pirateria. Ormai il cinema in sala non è più l’esperienza di elezione, e forse gli sforzi promozionali dei distributori avrebbero risultati migliori se il film uscisse in quasi-contemporanea tra sala e home video (tanto coi tempi che corrono il 95% dei film sta in sala giusto una settimana o due).

Il web italiano offre poche soluzioni: alcune piattaforme editoriali hanno organizzato un noleggio on line di titoli, ma il problema sta sempre nel catalogo. Qualcuno propone streaming legale gratis, di film che però hanno interesse vicino allo zero (però Film-Review ha La casa del diavolo di Rob Zombie). C’è chi fa il multicast di film che non sono arrivati al traguardo della distribuzione in sala (e un motivo, mi dico spesso, ci sarà se non sono arrivati a questo traguardo). C’è chi ha un catalogo un po’ più ragguardevole, ma di film visti e stravisti (booooring). Adesso c’è Own Air che propone chicche effettivamente geniali come Kaboom di Gregg Araki o Enter The Void di Gaspar Noè (a un costo non proprio politico) e si propone con un catalogo di film d’autore che ha più di una carta in regola.

Però… Restano sempre fuori i blockbuster. Chi mi farà noleggiare quei bei film fracassoni alla Fast and Furious? Io non sono solo un cinefilo erudito, sono anche un tamarro che ama Nicholas “Inespressivo” Cage e le sue tamarrate. E Blockbuster era il mio piccolo paese della tamarriade. Mi si risponderà che quei film sono fatti apposta per essere visti in sala. Obietterò che forse (forse) preferisco spendere soldi in sala per vedere film d’autore e blockbuster che meritano. Voglio dire: vado al cinema per Shame o Hugo Cabret e casomai mi vedo direttamente in DVD o Blu Ray John Carter of Mars.

In ogni caso, se volete parlarne mi trovate lì, alle macchinette distributrici di DVD, quelle tristi con accanto i Mars e i Twix sottovetro. Poggerò la fronte sul monitor touch e glielo dirò.
Gli dirò: cazzo, se non volete passare il vostro catalogo on line almeno spedite il dischetto a casa.
Almeno d’inverno. Fa freddo nelle vostre macchinette. Troppo freddo.

LA VERTIGINE DELLA LISTA

Stamattina mi alzo e penso che: a) è il mio ultimo giorno prima di un po’ di meritate ferie; b) siamo al volgere dell’anno solare e per gli ossessivo compulsivi è tempo di liste, liste, liste!

Avevo una mezza idea di ficcarci dentro anche una personale lista di highs and lows del 2011, con una sorta di bilancio e tutto. Poi ho pensato no way!, sto scrivendo questo post mentre cammino sotto i portici e dentro la metro e mi sembra che mi sto facendo già abbastanza una figura da piciu così.

E poi in fondo lo sanno già tutti che il mio 2011 è stato una merda (casa nuova in sé e per sé esclusa). Quindi state pronti, che arriva la lista. Nuda, cruda e senza link, che stavolta non c’ho tempo. Cercateveli voi.

FILM
Drive / Le Havre / Super 8 / Habemus Papam / Fast & Furious 5 / Le idi di marzo / Rango / Source Code / Carnage / Le avventure di Tin Tin

Siccome sono un precisino, vi metto anche i cinque migliori film che mi son perso per ignavia o distrazione:
Attack the Block / This must be the place / A dangerous method / The artist / Tomboy

LIBRI
Bone (vol. unico) / La cavalcata dei morti / Il posto dei maiali / Scott Pilgrim (6 voll.) / La strada / Generazione A / Espiazione / Povera Piccina / Intorno al mondo con zia Mame / Il cimitero di Praga

Letti nel 2011, eh. Poi magari capita che voi li avete già letti da anni

ALBUM
Likke Li – Wounded Rhymes / Anna Calvi – Anna Calvi / Dead Skeletons – Dead Magick / Beastie Boys – Hot Sauce Committee Part II / Metronomy – The English Riviera / Beirut – The Rip Tide / Bon Iver – Bon Iver / PJ Harvey – Let England Shake / Kanye West & Jay Z – Watch the Throne / The Black Keys – El Camino

Questi dovrebbero essere tutti 2011, e tutti come sempre molto eterogenei… enjoy!

SERIE TV
Game of Thrones / Wilfred / American Horror Story / 2 Broke Girls / The Fades

Ovviamente si tratta solo dei debutti 2011, poi le serie in corso son le solite dai, non me le fate ridire ogni volta.

APPS
Miso / Whatsapp / Pixlromatic / Halftone / Soundcloud / Italiansubs / Flipboard / Imdb Trivia / Wunderlist / Groupon

“Ma perché cazzo stai sempre attaccato a quel cazzo di iPhone, io prima te lo brucio e poi te lo butto nel cesso“.

(Che poi il quoting adesso non vale più, dato che la Titti ha la scimmia smartphone più di me).

E buon anno, eh.