FALL MI SCATENA LA FOBIA

Voi avete visto il film Fall? Io ho evitato per un po’, perché sapete che io guardo gli smembramenti più splatter ma non mi fate vedere un film dove si arrampicano tipo in montagna che sclero. Da piccolo sono stato traumatizzato da Cliffhanger con Stallone e non voglio saperne un cazzo, lungi da me le altezze vertiginose.

E ovviamente Fall è programmaticamente un film-vertigine. Si svolge tutto su un ripetitore televisivo in mezzo al deserto alto 700 metri, su cui le due protagoniste si arrampicano e poi restano bloccate su un trespolo di due metri quadri dove a malapena riescono a poggiare il culo in due. Favorisco il trailer.

Un’ora e mezza così? No, diciamo che il primo atto ci presenta la situa con un’arrampicata su una parete terrificante dove prima cosa il marito di una delle due tipe muore cadendo dall’alto. Lei ovviamente entra in una spirale di lutto irrisolto, alcolismo e depressione. Dopo un anno arriva l’altra tipa, che sui social si fa chiamare Danger D, e dice “Sai che c’è, per esorcizzare il fatto che tuo marito è caduto arrampicando dovremmo arrampicarci nel posto più pericoloso che ci sia, ho visto questo ripetitore fighissimo”… e via.

Poi per un’ora e qualcosa sali sul palo, senti il vento che fischia, vedi i bulloni che si smollano, osservi gli avvoltoi che volteggiano, resti bloccato con loro sul trespolo, le provi tutte per salvarti, è tutto molto adrenalinico, vertiginoso e minimal. Ovviamente il film è girato in green screen, ma per chi come me ha la fobia delle altezze non lo noti nemmeno più di tanto.

L’attenzione è tenuta alta da un paio di colpi di scena telefonatissimi ma per chi come me ha la fobia delle altezze la telefonata te la perdi abbastanza (e quindi il colpo di scena telefonatissimo mi ha fatto gridare MADDAI PENSA TE CHE STORIA).

Comunque, ci sono un paio di momenti splatter abbastanza luridi e poi insomma, Stephen King ha detto che è un gran film. Poi vatti a fidare, a lui piace Maximum Overdrive e schifa The Shining, ma tant’è. Comunque io l’ho apprezzato.

JOHN WICK E LE PORNOMAZZATE

Ah! E qui vi volevo! Dai, ve lo dico subito, il titolo del post non vuole alludere ad una versione Rule 34 di John Wick (ci sarà sicuramente, ma non è mia intenzione scovarla). Si tratta solo di una boutade per dire quello che è sotto gli occhi di tutti quelli che vanno a vedere le quasi tre ore di John Wick 4, fan o meno fan: il film di Chad Stahelski è l’equivalente action di un porno. Un buon porno, per carità, ma un porno. Mi spiego subito dopo il trailer.

Ci siamo? Allora, la prima cosa che si capisce già dal trailer è che John Wick 4 è più lungo, più grosso, più tutto di John Wick 1, 2 e 3 messi insieme. E questo da un lato è un bene, perché di mazzate date bene e senza troppi montaggi frenetici o camera a mano se ne sentiva il bisogno. Dall’altro è un male, perché il gioco di costruire tutto su un combattimento via l’altro non sempre è garanzia di intrattenimento (The Raid riesce una volta sola, diciamo).

Perché porno, quindi? Perché come nel porno la trama è quella roba fastidiosa che metti in scena per 15 secondi tra una scopata e l’altra, in John Wick basta che sostituisci sparatoria a scopata e ci siamo, è la stessa cosa.

La gente in sala rideva assai, durante la proiezione di John Wick. E secondo me non è una bella cosa ridere agli stunt, perché vuol dire che sono diventati poco credibili. Poi vabbè, ci sono delle scene di puro movimento, di cinema d’avanguardia, come la sparatoria con Donnie Yen nel Continental di Osaka, quella in discoteca a Berlino, tutta la sequenza in auto intorno all’Arco di Trionfo (da urlo) e – se vogliamo – la salita alla scalinata del Sacrè Coeur a Montmartre (quella però è anche una delle sequenze dove la sospensione dell’incredulità viene messa a dura prova).

La trama non sto nemmeno a dirvela, John Wick vuole tirarsi fuori dalla Tavola Alta ma la Tavola Alta non vuole e lo vuole anzi morto male. Lui tra uno YEAH e un I DON’T THINK SO ammazza tutti, persino Scott Adkins travestito da Cicciobastardo di Austin Powers e poi si spara il duello con il (ridicolo) boss finale Bill Skarsgard.

Sarà la fine di John Wick? Ai posteri l’ardua sentenza, intanto c’è una scena post credits da vedere che però lascia ancora più perplessi. E comunque hanno già annunciato il 5.

THE HARBINGER: QUELLO SBAGLIATO, PERÒ

Questo è il secondo film a tema suicidio che vedo nel giro di pochi giorni. Il primo era Smile, e già lì c’era qualcosa di strano. Con The Harbinger andiamo spediti verso la locura. Favorisco il già imbarazzante trailer.

Questa tortura autoinflitta deriva dal fatto che avevo intercettato una recensione dei 400 Calci su The Harbinger (2022) e mi ero segnato il titolo. Poi però loro parlavano di un horror metaforico sul lockdown, mentre il mio The Harbinger (sempre 2022) è un horror per modo di dire su una catena di suicidi misteriosi dove c’entrano il Diavolo e il folklore nativo americano, scritto e girato male e recitato mille volte peggio.

Abbiamo il topos della bambina posseduta che fa brutto, il padre che ha firmato un misterioso contratto con non si sa bene chi (questo per dire che nella prima mezz’ora di film non si capisce un cazzo, ma potrebbe anche essere intrigante se non fosse che sono tutti dei cani maledetti), la madre che non si capisce bene che ruolo abbia in tutto ciò.

Poi c’è la comunità di ficcanaso in cui cominciano a suicidarsi le persone, poi sembra che arrivi lo spiegoneTM, poi non si capisce più un cazzo di nuovo e alla fine parte la locura con Satana in corna e zoccoli, anime di morti nella guerra civile, talismani magici, sacrifici umani, le cavallette. In tutto ciò, la sottotrama della sciamana nativa americana stranamente esperta di esegesi biblica è decisamente qualcosa.

Sembra di vedere un brutto horror anni ’80, tipo un sequel di Phantasm di Coscarelli, per dire, ma senza la deliziosa consapevolezza trash di questi ultimi. Terrificante. E comunque dovrebbero mettere una legge per cui non puoi nello stesso anno intitolare due film esattamente nello stesso modo.