TRAP PARTE BENE MA LA BUTTA IN VACCA

È difficile parlare di un film come Trap. Me lo avevano detto in tanti, “non guardarlo che poi ti incazzi”. E in effetti. Trap è il più recente film di M. Night Shyamalan, con un bravo Josh Hartnett (che fine aveva fatto?) nel ruolo di un premuroso papà di una dodicenne che la accompagna al concerto della popstar da lei adorata. Senonché, questo adorabile papà è anche il pericolosissimo serial killer noto come “il macellaio”.

Ora. La premessa è bellissima, c’è spazio per una prima ora di film magistrale, di scimmiottamento hitchcockiano, ma scimmiottamento fatto bene. Sorvoliamo sul fatto che la popstar è la figlia di Shyamalan e che lui si ritaglia un cameo dallo screentime esagerato, e la prima ora di Trap sembra un film fighissimo.

Poi sembra che Shyamalan abbia deciso di aprire il manuale “Come mandare in vacca un film” a pagina 1 e che voglia farci vedere tutti i modi in cui può alienarsi lo spettatore negli ultimi 40 minuti. La sospensione dell’incredulità diventa impossibile nel momento in cui il protagonista riesce a sfuggire alla “trappola” tesa dalla profiler dell’FBI sempre continuando a fare il papà modello. 

Tutta la scena con la cantante a casa sua è assolutamente ridicola e mal costruita e da lì in avanti il film semplicemente si accartoccia su sé stesso come un castello di carte poco stabile. Dopo una risoluzione banale e una inquadratura finale ancora più banale, c’è persino spazio per una scena mid-credit che dovrebbe far ridere. Dio mio, come siamo caduti in basso.

JUROR #2, IL “CLASSICO” EASTWOOD

Quando si ha l’esigenza di vedere un film “classico” (laddove per “classico” intendo ben scritto, ben confezionato e recitato, senza guizzi autoriali strani ma solido e diciamo così “senza tempo”), non c’è nulla di meglio di un film del vecchio, granitico Clint Eastwood. E Juror #2 non fa eccezione. 

Una storia strutturata per richiamare uno dei più grandi classici hollywoodiani con Henry Fonda (La parola ai giurati di Sidney Lumet) innestandogli però nello stesso tempo un twist hitchcockiano che tiene alta la suspence.

Juror #2 in sostanza è un film sulla sfiga. La sfiga di trovarsi per ben due volte nel posto sbagliato al momento sbagliato. All’inizio è un film su un ex alcolista che viene chiamato a fare da giurato in un caso di femminicidio. Poi a poco a poco viene fuori che forse non è proprio tanto il caso che proprio lui faccia da giurato in questo… caso.

Ed è qui che da legal drama il film di Eastwood diventa un thriller con alla base uno di quei dilemmi morali tanto cari al regista che lì per lì non sapresti come risolvere. La suspence prende piede, tu ti chiedi come cazzo si faccia ad essere così sfigati nella vita. Fai il tifo per il protagonista (il bravo Nicholas Hoult che qui si ritrova, a 22 anni da About a Boy, di nuovo insieme a Toni Collette) ma nello stesso tempo sei a disagio perché non dovresti fare il tifo, perché lui è una brava persona che però è marchiata in qualche modo dal male

Non bisogna dire troppo su Juror #2, se non che è un piccolo classico moderno, e che ha uno dei finali migliori dell’anno, di quelli che con uno sguardo dicono miliardi di cose.

THAT CHRISTMAS I GAVE YOU MY HEART

La zampata di Richard Curtis (che qui scrive soggetto e sceneggiatura da un paio di suoi libri per l’infanzia) si sente eccome in questo secondo film della promettente casa inglese Locksmith Animation. That Christmas (su Netflix) è il classico cartone di Natale da guardare in famiglia, ma con qualche differenza.

Meno Babbo Natale (che qui è la voce narrante e compare per poco) e più casini familiari intrecciati a Wellington-on Sea, ridente villaggio della costa inglese in cui vivono apparentemente quattro famiglie, una arcigna insegnante e un guardiano del faro. C’è il ragazzino solitario e romantico che vive con la madre divorziata che a sua volta fa la badante ed è oberata dal lavoro, innamorato di una delle due gemelle figlie dei proprietari del bazar del paese. Le gemelline sono una buona e ansiosa, l’altra estroversa ma “naughty”, e persino Babbo Natale le scambia.

In una cascina sperduta nella neve (perché c’è di mezzo una terribile tormenta) i figli di due famiglie sono affidati alla più grandicella che organizza un “natale alternativo” mentre gli adulti sono bloccati su un lago ghiacciato dopo un incidente in auto.

C’è anche il dramma, fornito dall’insegnante indurita che nasconde un segreto doloroso, dal guardiano del faro che ha la madre anziana in fin di vita e dalla scomparsa della figlia minore di una coppia degli adulti dispersi. Ma tutto è bene quel che finisce bene, con un contorno di Ed Sheeran e dei Coldplay in un film essenzialmente british che si permette a un certo punto anche una gag su Love Actually (al cui intreccio anche questo film è evidentemente ispirato).