Nonostante l’influenza nascente – o forse proprio per questo – non mi sono fatto mancare una visione estasiata di Spider-Man 2 ieri sera, in una di quelle multisale tutte poltrona e popcorn. Perché Spider-Man 2 è l’apoteosi del film da poltronazza e popcorn (e non lo intendo in senso negativo, ovviamente). Ci sono quei casi in cui il sequel è migliore del primo film. Il primo Spider-Man lo vidi 6 volte (è successo per caso – non sono così fanatico). Mi è sempre sembrata un’ottima storia prima di tutto, condita da ottimi effetti speciali. La ricetta di oggi è ancora più sostanziosa, e non provoca nausea! Partiamo dagli effetti digitali: l’arrampicamuri CG del sequel è molto più amalgamato con il paesaggio – specie nelle scene di azione. I tentacoli di Doc Ock fanno un baffo al glider di Goblin e alla sua risibile armatura. Ma quando si parla di Spider-Man non si può ridurre il discorso agli effetti speciali. Si parla di uno dei miti della cultura pop moderna, un mito che richiedeva necessariamente un degno sacerdote come Raimi, che riesce a sposare con le sue immagini l’etica e l’estetica delle pagine di Lee e Ditko. Non è un mistero che questo film è largamente tratto da "Spider-Man No More" (mi pare il n. 50 della serie originale). Già questa scelta è indicativa. La narrazione si dipana scorrevole e ricca di tensione in tre atti che più classici non si può. Atto primo: stato attuale (pessimo) del personaggio Parker, intreccio con la storia di Octavius e nascita del cattivo Doc Ock. Atto secondo: peripezie di amore e di lavoro per Spidey, smascheramenti rituali e rilancio della tensione – Ock rapisce MJ. Atto terzo: si dipanano i fili, il cattivo viene sconfitto e le sottotrame si sciolgono, lanciando un numero sufficiente di ami per Spider-Man 3. Questo per quanto compete ad Alvin Sargent, sceneggiatore. Raimi aggiunge di suo il camera-work e immagini fumettistiche emozionanti (come la dissolvenza sul costume da Spider-Man gettato nella spazzatura – magistrale)! Geniale, a suo modo, l’idea di ripercorrere gli eventi del primo film usando stralci di storyboard originali nei titoli di testa… Più humor, più romanticismo, più azione… Spider-Man 2 è tutto "più". Molina è eccezionale, decisamente un cattivo migliore di Dafoe che già era a suo modo shakespeariano. Insomma… sarò stato preso dai miei problemi di respirazione, ma è certo che Spider-Man 2 è uno di quei film che ti tengono assolutamente incollato alla poltrona. Poi sono stato peggio (colpa dell’aria condizionata?), ma ne è valsa la pena…!
L’HORROR MISTICO DI MEL GIBSON
Durante il weekend, al fine di rilassarmi (!) ho finalmente visto La passione di Cristo. Prima, confesso, avevo sempre accuratamente evitato di avvicinarmi alle sale dove veniva proiettato. Che dire. Un film spettacolare, sicuramente ben diretto. Del resto non si può dire che Mel non sappia come confezionare un bel filmone emozionante… Di certo non brilla per originalità, e a volte lascia un po’ indifferenti (se escludiamo le famose scene di frustate, legnate, sputi e crocifissioni varie che costituiscono ovviamente il 90% del film). Un film sadico e non per tutti gli stomaci, dove comunque gli attori e il regista hanno fatto un buon lavoro (il Cristo di Caviezel è adeguatamente sofferente e umano). L’audio in latino e aramaico è curioso – a volte ai limiti del ridicolo (a me veniva in mente Brian di Nazareth), ma spesso efficace. Può essere fastidioso, ma secondo me va visto per quello che è (un film). Un horror mistico parecchio ben fatto…!
COSTRUIRE IL DISSENSO A TAVOLINO CON MICHAEL MOORE
Mi fanno ridere quelli che criticano Fahrenheit 9/11 dicendo che è un film sciatto e mal realizzato, o peggio ancora che è "di parte". Intanto vorrei vedere che non fosse di parte, altrimenti un film così non avrebbe senso di esistere. Per quanto riguarda lo stile, mi pare ovvio che Moore non è un diplomato in una scuola di cinema: è uno che sa come manipolare le immagini, capisce il valore del montaggio e usa queste sue capacità per fare (contro)informazione. Si capisce lontano un miglio che fare un film per lui non è un fine in sé, ma semplicemente un mezzo (tra i tanti a sua disposizione) per comunicare. Mette piuttosto tristezza che per venire a conoscenza di certi fatti in modo chiaro bisogna pagare il biglietto del cinema, mentre la televisione, mezzo che dovrebbe essere deputato a questo tipo di informazione, trasmette l’ennesimo reality show. Forse Fahrenheit 9/11 è meno lucido del precedente Bowling for Columbine. Sicuramente è più partecipe e più rabbioso. Sconfina in certi punti nella TV del dolore, eppure nel contesto del film probabilmente alcune scene (superflue e deprecabili in un programma televisivo) si rendono necessarie. Il cinema era strapieno – vivaddio. Fa strano vedere gli incassi di Moore sapendo per certo che un film del genere, in Italia, non lo avrebbe prodotto, distribuito e promosso nessuno. Ma in fondo, forse, le gesta del Bush nostrano non valgono un film di denuncia civile. Berlusconi è rappresentato fin troppo bene dalla più insulsa e natalizia produzione cinematografica italiana.