UN INTERVALLO DURATO CINQUE ANNI

Sarò un puro di cuore, ma a me vedere Biagi che ricomincia dopo un "intervallo durato 5 anni" con il suo Rotocalco Televisivo fa sgorgare la lacrimuccia. Fin dalla sigla (una scheggia di coerenza e serietà televisiva molto pre-1980) RT mette in campo frasi topiche tratte dalla Costituzione. L’effetto è veramente quello di ritrovare un volto amico dopo cinque anni di oscurità intellettuale e culturale. Biagi è anziano, si commuove a ogni piè sospinto e la voce gli trema sempre, come è normale per quello che ormai è il nonno del giornalismo italiano. Ottimo inizio con la puntata speciale sulle resistenze (e grande intervista a Roberto Saviano). Imprescindibile, inossidabile Biagi!

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FAUNI, FANTASY E FASCI

Battere il ferro finché è caldo. Per scacciare la brutta impressione di Eragon, quindi, vedere subito Il labirinto del fauno. E le carte si mescolano, e la concezione del fantasy si ribalta. O forse no. Quanto pensate possa funzionare sulla carta un mix tra un dramma di guerra che vede contrapposti fascisti e partigiani nella Spagna di Franco e un racconto di fate che include antichissimi fauni, banchetti stregati, porte disegnate nei muri e mandragore curative? Un po’ come un terrificante ibrido tra Terra e libertà e Labyrinth, no? E invece Il labirinto del fauno è un film perfettamente coeso, lucido e fantastico dove il punto d’incontro tra la storia e il mito è tutto nella figura della protagonista Ofelia. Per questa bambina il fantasy non è tanto attraverso lo specchio, ma dentro la mente. Il film ci dice brutalmente quello che tanti altri film del genere evitano persino di accennare. Il fantasy è l’ultima risorsa dell’uomo per fuggire da una realtà orribile. E si sa che l’unica fuga possibile dalla realtà è la morte… Spagnolo come non mai, con una fotografia perennemente in bilico tra i colori freddi del fascismo e quelli dorati del mondo delle fate (non a caso Oscar), il film presenta anche creature fantastiche degne dell’immaginario cui ci ha abituato in passato Guillermo Del Toro. Inoltre (cosa assolutamente positiva) il film spesso sembra un anime di Miyazaki trasposto in pellicola: mi riferisco in particolare al senso panico della natura che permea tutte le sequenze in cui Ofelia vaga nei boschi per affrontare le sue tre prove prima della luna piena… Da ragazzini noi si leggeva Beppe Fenoglio e Nuto Revelli. Poi temo che questa abitudine si sia un po’ persa. Ho riflettuto un po’ sull’opportunità di mostrare Il Labirinto del fauno a bambini sotto i 13 anni. Non è certamente un film "facile". Ma in un’epoca di appiattimento verso il basso degli standard narrativi e di memoria selettiva (che di certo non seleziona la resistenza come episodio storico e perché no anche epico), io fossi in voi noleggerei il DVD e lo mostrerei ai vostri bambini nel ponte del 25 aprile. Poi però preparatevi a un sacco di domande sull’origine del male

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ABBASSO ERAGON, ARIDATECE LABYRINTH

E’ ben nota la mia passione per il cinema fantasy, che al giorno d’oggi – si dice – va per la maggiore dato che non è più così costoso come una volta grazie alla potenza degli effetti digitali. Vero. Però ieri sera ho visto Eragon, e devo dire che tornerei mille volte ai miei amati Labyrinth, Legend, Willow, Princess Bride, Ladyhawke, Dark Crystal. Insomma, tutto quello che volete, ma in generale questo Eragon non compete nemmeno con i classici anni ’80. E parliamo di circa venti (20) anni fa! Stranamente non ho mai letto i libri di Christopher Paolini, forse per via della copertina che non mi ispirava, o perché pensavo che uno con quel nome non potesse scrivere fantasy di buon livello. Però mi assicurano che (come spesso accade) il libro è di gran lunga migliore del film. Ma io ho visto solo il film e posso dire che è di medio livello, si fa guardare, che per una volta hanno scelto un attore che non ha l’aria idiota di un Daniel Radcliffe o di un Elijah Wood, che Jeremy Irons è sempre lui, che Robert Carlyle è una scelta ottima e sorprendente. Però la storia è raffazzonata peggio che nei succitati film anni ’80, la sceneggiatura è approssimativa e il drago Saphira ha la voce di Ilaria D’Amico! Di Ilaria D’Amico, capite? Cioè, al confronto la voce italiana del Leone di Narnia è un capolavoro del doppiaggio! Uno cerca di impegnarsi con la massima disposizione d’animo a guardare un film di draghi blu che volano e me lo fai doppiare da una che fa il verso (male) a quelle doppiatrici di cartoni animati anni ’80 tutte ooh e aah? Non esiste. Tant’è vero che c’è già la crociata dei fan italiani su YouTube per dimostrare che qualunque essere di sesso femminile in Italia saprebbe doppiare Saphira meglio della D’Amico. Roba da far restare insonne per il resto della sua vita Rachel Weisz, che è la voce originale (e pare molto azzeccata) del drago… Voci rubate all’agricoltura… Mah!

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