Finalmente ho visto La foresta dei pugnali volanti, sul quale ho ricevuto negli ultimi giorni pareri fortemente discordanti…! Premetto che, come sempre, ti deve piacere il genere wu xia pian, altrimenti i combattimenti volanti, le coreografie impossibili e la stilizzazione estrema di tutta l’azione possono far venire la nausea. A me comunque era già piaciuto molto Hero. Questa seconda prova di Zhang Yimou mi è piaciuta ancora di più, per un semplice motivo. Dove Hero tradiva un fondo ideologico e/o intellettualistico (ad esempio nella costruzione pirandelliana un po’ forzata e nell’assoluta predominanza del racconto sulla storia), La foresta dei pugnali volanti fa sì che il regista pieghi le sue ossessioni visive e formaliste al servizio di una storia. Di quelle storie, come dire… "universali". Il film infatti è un mèlo stilizzato e bruciante, a mio parere anche parecchio erotico (vedere la sempre gnocca Zhang Ziyi e il nuovo, sorprendente, Takeshi Kaneshiro per credere). Insomma, i combattimenti ci sono e sono esaltanti (si comincia a delirare fin dalla prima danza nel Padiglione delle Peonie, che fa innamorare uno dei due pretendenti), i colpi di scena non mancano (siamo in pratica in una spy-story) e l’ossessione amorosa regna sovrana. Le lacrime e il sangue, i due liquidi presenti nel film di Yimou, non scorrono né schizzano, ma si manifestano come gocce che sgorgano, lente e inesorabili, dagli occhi e dai cuori. Ci si aspetta che muoiano shakespearianamente tutti e tre i protagonisti, ma il finale è ancora più cattivo e devastante. Fiabesco, potente e colorato. Da evitare per chi non crede che due uomini possano duellare a colpi di spadone per due intere stagioni senza mai fermarsi…! 🙂
L’HORROR ITALIANO QUANDO NON ERA MUMMIFICATO
Che godimento quando riesci a scoprire una perla nascosta nelle pieghe del tempo, dopo averla rincorsa per più di un mese…! L’ho ordinato tempo fa e finalmente è arrivato, La maschera del demonio di Mario Bava, in edizione doppio DVD della Ripley’s Home Video (secondo me l’unico studio italiano di authoring DVD degno di questo nome, che ha editato Herzog e Wenders tra gli altri). Il film di Bava per me era un mito da sempre conosciuto ma mai vissuto. L’horror italiano nasce con La maschera del demonio, un ibrido strano tra atmosfere gotiche e romanzo ottocentesco, influenzato dall’horror classico ma innovativo nei suoi artigianali eppure efficacissimi effetti protosplatter. Oserei dire una spanna sopra le coeve produzioni di Corman e quelle inglesi targate Hammer: Bava nasceva come direttore della fotografia e il suo film d’esordio è tutto giocato sui contrasti di luce, sul gusto per l’inquadratura, sull’illuminazione espressiva dei volti, degli occhi… soprattutto sulle ombre, come ogni buon horror che si rispetti. La storia, basata su un racconto di Gogol, è quella di un’antica maledizione lanciata da una strega-vampira su una famiglia della Moldavia. Barbara Steele viene subito consacrata icona assoluta del genere, nel suo magico doppio ruolo di vittima polposa e strega perfidissima e sfigurata. I primi dieci minuti dei film, prima dei titoli di testa, sono più potenti del 90% degli horror attuali. Nel secondo DVD, ricco di speciali, spicca un bel documentario che copre tutta la produzione di Bava, "maestro del macabro", fino al 1976 – anno del suo ultimo film. Intanto, il testimone era passato a Dario Argento, al figlio Lamberto e – in tempi più recenti – a Michele Soavi. Da almeno 15 anni, purtroppo, l’horror italiano è mummificato. Aspettiamo ancora un nuovo erede…
THE WORK OF DIRECTOR MICHEL GONDRY
Una delle cose più fresche e interessanti che ho visto in questo inverno gelido è il DVD della serie Director’s Label dedicato a Michel Gondry. I lungometraggi realizzati da Gondry sono sicuramente sorprendenti (come può testimoniare chiunque li ha visti). Ma i corti, i videoclip, i commercial, i deliri visivi animati e non compresi in questo disco double-sided sono veramente una gioia per gli occhi. Sorvolando sugli ovvi video di Bjork, che tutti conoscono, ci sono un paio di esperimenti con i White Stripes niente male, poi ci sono i Chemical Brothers, Beck, e soprattutto il tormentone Around the World dei Daft Punk, in pieno stile Gondry (uno stile che, vedendo tutto il suo lavoro in un colpo solo, emerge chiarissimo in qualsiasi video su commissione)! Poi ci sono i corti, tra cui La lettre, capolavoro che ha vinto anche un paio di premi, e un ottimo documentario. Da collezionare, come ha fatto Marco, che si è comprato anche il disco dedicato a Chris Cunningham (più cupo e industrial) e quello di Spike Jonze (più "neorealista" e street-style).