MISCELLANEA CINEMATOGRAFICA PER TUTTI I GUSTI

Sicuramente vi avrò parlato in precedenza della Originale Miscellanea di Schott. Un libro imprescindibile, ricco di minchiate che non servono assolutamente a nulla nella vita di tutti i giorni e perciò stesso sublime. Ebbene, è uscito un volumetto analogo dedicato completamente al cinema (una sorta di raccolta di inutilità per il cinefilo malato) e ve lo consiglio caldamente. Al di là del titolo italiano fuorviante ("Portala al cinema" che abbinato all’immagine di copertina lo fa sembrare un manuale di petting avanzato), The Moviegoer Companion di Guy Rhiannon è uno spasso da leggere in tram, prima di dormire, sulla tazza del cesso e in ufficio invece di lavorare. Abbinato ad una bevanda ghiacciata è la lettura ideale per queste temperature atroci.

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RASSEGNA LETTERARIA DEL MOMENTO

Perché non si dica che ho smesso di acculturarmi (e chi mi conosce sa che ho sempre almeno un libro con me), ho deciso di prendermi un attimo per fare qualche microrecensione su letture, visioni e ascolti fatti nelle ultime settimane. Cercherò di risolverla in tre post, quindi: il primo è dedicato alla carta stampata…
Cavie di Chuck Palahniuk: assolutamente morboso, rivoltante e pesante, sorta di Decameron mescolato con il peggior De Sade, è un libro che riesce a fare lo stesso effetto del Salò di Pasolini (e ce ne vuole, cari miei)… Soffocante ancora più di American Psycho, ci ho messo un bel po’ a finirlo. Ma tra gole squarciate, amputazioni varie, genitali divorati, cibo avariato, interiora sparse e quant’altro, c’è sicuramente una genuina passione per la fabula che ti tiene incollato alle pagine.
Indecision di Benjamin Kunkel: un libro simpatico, che attualmente sta andando per la maggiore (non mi spiego molto il perché). Attirato dalla promessa di una sorta di Bridget Jones al maschile, ho appurato che si tratta invece di un libro anche intelligente, un po’ furbetto, che qualcuno ha voluto proporre come "libro generazionale" (ma c’entra poco sia col Giovane Holden che – per dire – con Generazione X di Coupland). Però è divertente, e il protagonista è uno dei personaggi in cui più ci si può riconoscere oggi. Magari Zach Braff ne farà un film. Sarà un mezzo successo.
Extremely Loud and Incredibly Close di Jonathan Safran Foer: preso sulla fiducia, assolutamente geniale nella tecnica di impaginazione. Un libro raccontato dal punto di vista del protagonista di 9 anni (simile in un certo senso allo Strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Haddon) con una straordinaria tecnica affabulatoria che mescola parole, immagini, flip-pages, brani di diario e lettere. Come Indecision, è un libro che fa i conti con l’11 settembre, che – almeno in letteratura – ha dato uno "stop-reload" alla creatività. A proposito, faranno sicuramente un film anche da questo, e la persona più indicata a dirigerlo sarebbe… Michel Gondry!
Le regole del gioco di Will Eisner: lo zio Will (come lo chiamano i cultori) è l’inventore del graphic novel. Questo (assieme ad un altro analogo, La forza della vita) è un vero romanzo americano, che parla di immigrazione, di discriminazione, di convenzioni sociali e di violenza domestica. Pari ai grandi classici della narrativa americana. Eisner traccia la storia di un secolo con un gusto veramente particolare per i dettagli rivelatori. Magistrale. Subito passati a Léaud che in cambio mi ha prestato Cinema Panopticum: decisamente a metà tra un libro e un film (espressionista, ovviamente).

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MI CHIAMO ROBERTA, HO 40 ANNI, GUADAGNO 250 EURO AL MESE

Il libro nuovo di Aldo Nove (uno che ho sempre ammirato un po’ da lontano) non è un romanzo. E’ una raccolta di interviste sul tema del lavoro apparse negli ultimi anni su Liberazione. Un libro snello e terribile, che si fa divorare in un paio di giorni. Secco come un documentario di quelli del nuovo millennio, che ti mettono di fronte le magagne della vita riscoprendo il valore e la produzione di senso del montaggio verticale. Nove introduce ogni intervista con le sue riflessioni personali, che in ogni caso non si vergognano di mostrare esplicitamente le fonti: quelle che ognuno di noi dovrebbe riprendere in mano più e più volte (sopra ogni altra cosa Baudrillard e Debord, tra i pochi ad illuminare le menti curiose sull’attuale senso della vita). E poi ci sono loro, i precari, cui è dedicato il titolo del libro Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese… Un titolo atipico (come i lavoratori intervistati) che riassume però il concetto di una generazione senza futuro, senza alcuna possibilità se non quella di attendere con rassegnazione la morte dei propri genitori per poter infine avere la propria prima casa. Storie di avvocati, di operatori di call center, di operai, di producer televisivi, di pastori co.co.pro., di gente che si barcamena tra quattro lavori diversi in una giornata. Storie piccole che messe insieme danno il quadro di un’Italia allo sfascio. Ti lascia un po’ di amaro, e anche un po’ il senso di colpa di quello che ha avuto la botta di culo di vincere un concorso pubblico (ma che fino al 2003 è passato attraverso co.co.co., interinali, due part time diversi ogni giorno, trasferimenti in treno eterni per poter lavorare, casse integrazioni, mobbing e compagnia bella). Una lettura che consiglio vivamente, per capire un po’ di più il senso di un’Italia finta, in cui si continua a recitare una pièce grottesca anche se ci hanno tolto il palco, le luci e i costumi.

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