Abbasso le ferie dei compagni / conviventi / coniugi. Soprattutto, abbasso le ferie di Stefi. Io quando Stefi è in ferie (e io no, ovviamente), la detesto. Già di norma sono uno che (pur tentando disperatamente di tendere all’ideale dell’orsachiotto zen) ha il carattere di Paperino. Quando lei è in ferie e io no, divento intrattabile. Lei lo sa, sogghigna e fa di tutto per infastidirmi sempre di più. Tanto per dirne una, mi è impossibile alzarmi dal letto per andare a lavorare se lei è lì accanto che riposa beatamente. In più, per aumentare al massimo il livello di fastidio, quando suona la mia sveglia lei è già vigile da un pezzo che gioca a letto con i giochini del cellulare. In spregio a me, per dimostrarmi che anche se non deve andare a lavorare lei comunque è già sveglia prima di me. Poi mi rincorre per tutta la casa mentre io mi aggiro come uno zombie tra il cesso e la camera raccontandomi tutto quello che farà mentre io sono al lavoro (sostanzialmente shopping e thé con le amiche). Lo fa per infastidirmi, è chiaro. Io peraltro non riesco a reagire se non emettendo suoni tipo "mmmmggghrfkspftz". Poi voglio dire, sei a casa tutto il giorno? Ma stira, figlia mia… Ritira i panni stesi, dai una parvenza di ordine alla casa! Assolutamente no. Quando Stefi è in ferie è veramente in ferie. Sicché oltre al lavoro devo provvedere anche alla casa. Dovrebbero fare una legge che vieti ai coniugi di prendere ferie se non le prende anche il consorte. O che obblighi le donne che prendono ferie e stanno a casa propria a rassettare un po’ in modo che quando il loro signor marito torna dopo una stancante giornata di lavoro possa almeno pensare "D’accordo, io ho avuto una giornata di merda ma almeno anche lei non si è poi divertita troppo"…!
QUASI COME PERSONE NORMALI
Ora che venire a Ivrea non è più soltanto un fatto di burocrazia, in un certo senso posso godermi maggiormente la compagnia di mia madre. D’accordo, lei è una persona faticosa. Ma se hai preso un giorno di ferie e le commissioni nei vari uffici non sono state tanto pesanti – se non sei stanco come un mulo, insomma, ci si può stare dentro in modo anche piacevole. La cinefilia, per dirne una, l’ho presa da lei. Lei (che se lo può permettere, non facendo una mazza tutto il giorno) è una delle più assidue spettatrici di Sky. Oggi siamo andati al cimitero (profumo di pini, nuvole arancioni fiammeggianti e clima primaverile), dalla pettinatrice, al supermercato, al ristorante cinese. Come due persone normali. Poi abbiamo noleggiato Volver e abbiamo visto gente che va al cimitero, dalla pettinatrice, al supermercato e al ristorante. Insomma, tutto normale (per la cronaca, sia io che mia madre troviamo Almodovar geniale). Ma ad un certo punto la follia di casa Izzo deve pur manifestarsi in qualche modo. Basta spegnere il DVD e tornare sui canali nazionali premendo il tasto 1 del telecomando. Può succedere di premerlo troppo insistentemente e di finire sul canale 11, che sul televisore di mia madre corrisponde ad una rete privata piemontese, che dopo mezzanotte trasmette solo pubblicità di film hardcore, lubrificanti vaginali, vibratori clitoridei e dilatatori anali. La qual cosa offre immediatamente il fianco alla genitrice per intortarmi inseguendomi per tutta la casa con i suoi problemi di lubrificazione, di vescica, di sfintere e tutto quanto può mettere maggiormente in imbarazzo un qualsiasi figlio. Non vorrei dover passare i prossimi anni a gridare "LALALALALALALA NON TI SENTO" mentre mi picchio con le mani sulle orecchie…
IKEA FOR IZZO
E’ partito. Alla fine, il progetto "Ikea for Izzo" è stato varato. Dopo almeno due anni di lavoro, riunioni, disegni, entusiasmi a fasi alterne e revisioni continue, siamo giunti alla fase esecutiva. Casa nostra ha due problemi sostanziali: troppi oggetti che strabordano e pochi mobili che li contengano. Da cui ammucchiamenti di libri, vestiti, cibarie e cianfrusaglie in ogni angolo dell’appartamento. Non che non abbiamo saccheggiato l’Ikea nei primi sei mesi della nostra vita a due. Tuttavia, dopo più di sei anni di vita insieme, c’è bisogno di qualcosa in più. L’Ikea, come sempre, è affollatissima di coppiette più o meno sulla trentina, di quelli che hanno l’aria di stare insieme da parecchio tempo e di aver finalmente deciso di convivere, ma che siccome prendono al massimo mille euro al mese non possono permettersi le grandi firme dell’arredamento (come noi, insomma). Obiettivo: scaffalature e librerie (per limitare i danni da strabordo culturale), divano angolare trasformabile in letto (perché dopo sei anni i materassi buttati nell’angolo non fanno più etno-chic), guardaroba supplementare per la camera (perché una donna non butta mai i suoi abiti, nemmeno se risalgono alla sua adolescenza), mensole e pensili supplementari per la cucina (dove ho il sospetto che il vasellame si moltiplichi per gemmazione mentre noi non ci siamo). Tra un Bonde, un Malm, un Hallingby e un Kirkenes ci muoviamo nelle spire dell’Ikea come trascinati da una invisibile corrente oceanica. Ordiniamo una libreria, soppesiamo i divani, acquistiamo qualche mensola. Ci lasciamo attirare da oggetti come il calzascarpe maxi a forma di serpente o lo spazzolino del cesso a forma di stella di natale. Concludiamo la visita brindando al nuovo futuro della nostra casa con una limonata e uno di quei caratteristici hot dog dell’Ikea (pane finto, wurstel lungo e sottile, senape misteriosamente densa e saporita). Fuori, la nebbia e il gelo di una sera di gennaio nella prima cintura. In casa, l’allegro disordine portato dai pacchi dell’Ikea. Ora si tratta solo di trovare il tempo e la voglia di montare, fissare, trapanare, inchiodare.
