E’ partito. Alla fine, il progetto "Ikea for Izzo" è stato varato. Dopo almeno due anni di lavoro, riunioni, disegni, entusiasmi a fasi alterne e revisioni continue, siamo giunti alla fase esecutiva. Casa nostra ha due problemi sostanziali: troppi oggetti che strabordano e pochi mobili che li contengano. Da cui ammucchiamenti di libri, vestiti, cibarie e cianfrusaglie in ogni angolo dell’appartamento. Non che non abbiamo saccheggiato l’Ikea nei primi sei mesi della nostra vita a due. Tuttavia, dopo più di sei anni di vita insieme, c’è bisogno di qualcosa in più. L’Ikea, come sempre, è affollatissima di coppiette più o meno sulla trentina, di quelli che hanno l’aria di stare insieme da parecchio tempo e di aver finalmente deciso di convivere, ma che siccome prendono al massimo mille euro al mese non possono permettersi le grandi firme dell’arredamento (come noi, insomma). Obiettivo: scaffalature e librerie (per limitare i danni da strabordo culturale), divano angolare trasformabile in letto (perché dopo sei anni i materassi buttati nell’angolo non fanno più etno-chic), guardaroba supplementare per la camera (perché una donna non butta mai i suoi abiti, nemmeno se risalgono alla sua adolescenza), mensole e pensili supplementari per la cucina (dove ho il sospetto che il vasellame si moltiplichi per gemmazione mentre noi non ci siamo). Tra un Bonde, un Malm, un Hallingby e un Kirkenes ci muoviamo nelle spire dell’Ikea come trascinati da una invisibile corrente oceanica. Ordiniamo una libreria, soppesiamo i divani, acquistiamo qualche mensola. Ci lasciamo attirare da oggetti come il calzascarpe maxi a forma di serpente o lo spazzolino del cesso a forma di stella di natale. Concludiamo la visita brindando al nuovo futuro della nostra casa con una limonata e uno di quei caratteristici hot dog dell’Ikea (pane finto, wurstel lungo e sottile, senape misteriosamente densa e saporita). Fuori, la nebbia e il gelo di una sera di gennaio nella prima cintura. In casa, l’allegro disordine portato dai pacchi dell’Ikea. Ora si tratta solo di trovare il tempo e la voglia di montare, fissare, trapanare, inchiodare.
LA TRADIZIONALE INFLUENZA DI INIZIO ANNO
Cominciare l’anno in maniera alternativa, per sottolineare la gioia e la speranza che accompagnano ogni nuovo inizio. Ad esempio con una bella influenza intestinale. 1 gennaio: un buon 40% dei partecipanti al veglione tra amici viene sorpreso ad amoreggiare con la tazza del cesso. 2 gennaio: apro gli occhi poco prima di andare a lavorare per sentire Stefi che vomita in bagno… Il contagio è arrivato anche in casa. "Ma io sono immune", mi illudo. "Ho già dato circa un mese fa". La sera, preparo un po’ di patate bollite per Stefi che è stata male tutto il giorno. Ne mangio anche io, perché non so come mai ma mi sento un po’ gonfio. 3 gennaio: passata la notte sul cesso, la mattina è dedicata al vomito. Vado in ansia: temo di morire soffocato nel vomito come le grandi rockstar. Solo che io non sono una rockstar. Per fortuna c’è ancora Stefi a casa in mutua: il secondo giorno si sta un po’ meglio, e lei mi coccola come può. 4 gennaio: Stefi è tornata a lavorare, e io sono qui, preda del mal di schiena da troppo sforzo (per me vomitare è come fare 200 flessioni in 5 minuti, l’acido lattico il giorno dopo si spreca). Buon anno, veramente!
LA MINCHIATA DI FINE ANNO
L’ottimista sta in piedi fino a mezzanotte, per vedere la nascita del nuovo anno. Il pessimista sta in piedi fino a mezzanotte, per assicurarsi che l’anno vecchio muoia davvero… Quindi vedete voi. Io mi limito ad augurarvi di cuore che tutto vi sia leggero nel 2007.
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