UNA FAMIGLIA CON UN GRANDE CUORE (A 6000 GIRI)

"Il nostro meglio per la tua famiglia", "Una famiglia di prodotti", "Lavorare… in famiglia": sono solo alcuni dei titoli di sezioni del sito Folletto. Mi sembra importante sottolineare quanto questa azienda nota ai più per i suoi aspirapolvere e i suoi robot da cucina di culto (nonché costosissimi) lavori in modo capillare a livello, appunto, familiare. Ed eccovi uno stralcio di vita vissuta. Il vostro affezionato blogger di quartiere torna a casa dopo la solita giornata ufficio/scazzi/commercialista/supermarket con addosso il suo mix di gastrite/laringite/dissenteria tipico della stagione in corso e fa l’unica cosa che è possibile fare in questi frangenti. Si mette in mutande e si sbatte sul lettone iniziando ben presto a russare come un facocero. Nell’altra stanza, moglie e cognato cazzeggiano in attesa di una cena comune da consumare quando il sole sia decisamente calato. Suona il campanello. Un suono, per l’appunto, "familiare". Come se a suonarlo fosse un amico, un parente, un abituale frequentatore di casa. Ed è così che vuole porsi l’agente Vorwerk della new school. Perché manco a dirlo, era lui a suonare. Stefi gli apre, più per pigra curiosità che per altro, e lui con una rapida occhiata stabilisce l’ambiente "giovane coppia dink / bilocale con gatto peloso / raramente pulito (il bilocale, non il gatto)". Da ciò (immaginatevi il menu dietro gli occhi del Terminator) deriva una precisa strategia che include: parlare veloce, ridere molto, non lasciare spazio all’interlocutore, carezzare il gatto, sedersi per terra, dire frasi tipo "Minchia ragazzi, voi non potete capire cos’è fare il rappresentante di Folletto" o "Finalmente una coppia giovane, sto sempre dietro a sti vecchiacci di merda" (sottintendendo: A) che non vende molto; B) che solo noi – e non altri – potremo capire i reali vantaggi del mitico scopettone elettrico 3.0). Naturalmente il malcapitato passa da una gaffe all’altra scambiando mio cognato per me (che continuo a ronfare in camera da letto vagamente disturbato da un chiacchiericcio in cui distinguo solo le parole "sconto" e "comode rate"), ipotizzando che Stefi faccia le pulizie (percepisco chiaramente una risposta del tipo "Naaah le pulizie le fa mio marito, ma adesso dorme") o peggio ancora insinuando che noi utilizziamo una semplice scopa elettrica da supermercato. Non sia mai. Noi in effetti utilizziamo già un Folletto, passato di generazione in generazione e arrivato a noi ormai dieci anni fa. Perché noi crediamo nella bontà del prodotto – a scanso di equivoci – anche se non ci mandano il persuasore occulto in casa. Ebbene, la tattica cambia ancora. Il nostro proteiforme amico, giungendo a dire che magari "passerà di qua uno di questi giorni per berci una cosa insieme, perché siamo simpatici", tira fuori l’asso nella manica: l’operazione rottamazione che ti permette di prendere il Folletto nuovo a metà prezzo. A quel punto sorgo dal mio riposante torpore, mi metto un paio di bermuda e mi manifesto. Non c’è nemmeno bisogno che lui ripeta tutto. "Ho capito il succo del discorso", gli dico alzando verso di lui il palmo della mano come per congelare la sua comunicatività (anche se non riesco ad ammutolirlo del tutto). L’attuale strumento ha un po’ fatto il suo tempo, e gli occhi da Gatto con gli Stivali di Stefi mi fanno capire che lei vorrebbe tanto avere l’ultimo modello a quel prezzo vantaggioso, cominciando a pagare a settembre 2007. Come dire di no? L’agente sprizza felicità da tutti i pori mentre compila le bolle necessarie. Io mi limito a dire che per i primi tre mesi, sarà meglio che il Folletto nuovo lo utilizzi soprattutto mia moglie… Poi torno a dormire.

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AL SERVO PAZIENZA, AL PADRONE PRUDENZA

…e a me che sono servo e anche padrone, servono entrambe le virtù. Prudenza, ché la moto non è uno scooter e anche se è uno dei veicoli più portabili che abbia mai provato è pur sempre un pericolo. Pazienza perché il meccanico l’ha vista e ha deciso di tenersela. Per la revisione. Quindi si parla ancora di mezzi pubblici per qualche giorno. Ma non dispero di arrivare alla blogcena in versione "svalvolato on the road"…! 🙂

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LO ZEN E L’ARTE DELLA MANUTENZIONE DELLA MOTOCICLETTA

Oltre ad essere un libro tra i più amati e riletti nella mia libreria, è anche storia recente per me. Del furto dello scooter i miei venticinque lettori sono già a conoscenza. Ma in questo fine settimana, forse per la prima volta dopo più di un anno di continue mazzate, qualcosa ha girato per il verso giusto. Nel garage di casa dei miei giaceva inutilizzata da un anno o poco più la Yamaha Virago dall’improbabile color caffelatte di mio padre. Per precauzione avevo smontato la batteria l’inverno scorso. "Perché non provarci?", mi sono detto… "Cosa vuoi che sia, in fondo… D’accordo, ha le marce, ma del resto non ho forse preso la patente A solo da un anno e mezzo?"… Detto fatto, mi avvento con brugole, cacciaviti e chiavi inglesi sulla Yamaha, rimonto il rimontabile e tento il jump start con i cavi. Al dodicesimo tentativo il motore parte. Sudato e gioioso stacco i cavi, parcheggio l’auto che mi è servita per dare la carica, salgo in sella, metto la prima e… La moto si pianta e non parte più. "Positività" – mi dico – "Riproveremo domani". E nell’assolato sabato mattina, previa visita scaramantica al luogo dove mio padre riposa, ritento l’intera procedura con mano più fiduciosa, lasciando la frizione molto, molto più lentamente. E la moto parte, ruggisce e si fa i suoi primi trenta km dopo un lungo periodo di inattività. Inevitabile la decisione di portarla a Torino. Prima un controllo professionale, certo. Prima l’acquisto di un casco e di un paio di accessori imprescindibili (leggi: borse laterali semirigide e retina portaoggetti). Ma dalla prossima settimana mi vedrete per la strada in versione Capitan America, garantito!

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