Io di norma sono un tipo un po’ disadattato, certamente inadeguato, poco propenso all’autocelebrazione interiore. Specialmente poi quando si parla del mestiere più complicato del mondo. No, non il piastrellista. Il genitore. Però ogni tanto gongolo perché ci sono delle piccole cose che mi fanno capire che sto facendo un buon lavoro.
Ad esempio.
1. In casa non è mai entrata un arma giocattolo. Tanto la Creatura sa benissimo come trasformare in arma qualunque oggetto, dal tappo di una bottiglietta d’acqua al pezzo di puzzle incastrato sotto un mobile. Sì, in pratica è un novello Bullseye. Però dai, a parte gli scherzi. Nel mio piccolo mi sembra un impegno cui ho tenuto fede.
2. Sono riuscito a non trasmettere la mia proverbiale indole da orso incazzato in letargo nei confronti del prossimo. Anzi, la Creatura attacca diabolicamente pezze infinite a chiunque trovi nel suo raggio d’azione, dal giornalaio alla vecchina con le sporte della spesa, dagli ubriachi la mattina al bar ai postini in bicicletta. E si incazza se non rispondono ai suoi insistenti saluti.
3. L’educazione. Ho capito di essere riuscito a trasmettere valori fondamentali nel momento in cui a ogni mio rutto ha cominciato a rispondere “Salute, papà”. Perché secondo me una buona educazione è la base della società civile.
4. Ha imparato quelli che considero i tre passi di danza fondamentali: l’headbanging, il gesto tipo “throw your hands in the air like you just don’t care” e le corna accompagnate dall’esclamazione un po’ ruggente “rockandroooooll!” (per la verità non dice ancora bene la “r”, ma ci siamo quasi). Poi li applica a Beyoncé e Rihanna, ma non si può avere tutto subito.