Dopo una settimana a regime di 5 ore di sonno per notte e iperlavoro senza scampo su tutti i fronti, è finalmente arrivato l’agognato momento della vigilia della partenza per una mini vacanza (che si spera di tutto relax) in Tunisia. Il mio unico rammarico, nei confronti della vacanza, è che non sono riuscito ad assaporarla con il dovuto impegno prima di partire: a parte una rapida lettura d’obbligo alla Lonely Planet, non sono riuscito più di tanto a fare altro. Stefi, invece, ha un altro atteggiamento di fronte ai viaggi. Lei va in paranoia fin da una settimana prima della partenza (perché "non sa cosa mettersi") ed entra in una sindrome depressiva pre-viaggio che, se abbinata a quella pre-mestruale risulta devastante, soprattutto per me. Adesso, per esempio, sta passando l’aspirapolvere per tutta la casa. Perché se vai via una settimana non puoi lasciare la casa in disordine. Puntuale come un orologio, tra poco mi chiamerà per pulire il cesso. Lo so già. Non ho ancora capito il perché, ma per lei la vigilia di una partenza si trasforma in un’occasione per fare le grandi pulizie di casa. La gatta sclera e tende gli agguati a Stefi che diventa ancora più isterica (in queste occasioni si caricano a vicenda). Io, che ho già preparato da un paio di giorni con tranquillità tutto quello che penso di portarmi in viaggio, osservo incuriosito Stefi che tira fuori roba estiva dagli scatoloni, prepara pile indescrivibili di roba da stirare e fissa come in trance per interi minuti un gruppo di magliette per decidere quali portare (per una settimana le ho concesso al massimo 3 magliette, 2 pantaloni e 2 maglioncini, non di più). E penso: ma perché le donne sono così? C’è qualcosa che non funziona nella linea matriarcale? Perché per loro il relax è una cosa così sconveniente? Si sentono in colpa se non si ammazzano di lavoro anche in casa oltre che in ufficio? Devono scontare la gioia di andare in vacanza con un qualche tipo di punizione corporale? Per me la vigilia di un viaggio sarebbe certamente il momento ideale per rilassarsi un po’ prima della partenza, farsi le coccole, fare l’amore. Ma Stefi deve stendere, fare le lavatrici, e se la costringo a letto per riempirla di bacetti lei fissa il soffitto e dopo poco mi dice "C’è da pulire il pavimento della cucina, vuoi mica partire con la cucina in quello stato?"… Sì! Perché, chi se ne frega del pavimento sporco? Suo fratello che verrà a nutrire la gatta? Non credo proprio! Marco non noterebbe un ragno che gli penzola sul naso, figurarsi un po’ di briciole su un pavimento con le classiche mattonelle anni ’50 in stile "minestrone"! Ma non si può sfuggire al delirio di Stefi. Alla fine, quando avrà pulito tutta la casa, sarà sfiancata e ancora più isterica di prima, con la prospettiva di alzarsi alle 6 e guidare fino a Malpensa… Valla a capire!
THRILLER ALL’EUROMERCATO
Dopo un weekend non propriamente rilassante, giunge inesorabile il lunedì. Comincia in sordina, per aumentare sempre più il carico di lavoro e concludersi con quattro ore filate di lezione alla nuova tirocinante sul sistema di publishing del sito della Camera di commercio. Poi, appuntamento con Stefi. Per andare dal dentista. Perché io il lunedì me lo voglio godere fino in fondo. Già che siamo lì, Henry ci controlla i denti a tutti e due. Fortunatamente mi si è soltanto scheggiato un pezzo di ceramica (il dente è già finto) – faremo il lavoretto dopo le vacanze, tanto per non infierire sugli unici giorni che potremo prendere di ferie da qui a settembre. Usciti dal dentista, la decisione definitiva: "Facciamo un po’ di spesa alle Gru"? Facciamola. Nel mondo del centro commerciale, ci teniamo stretti parlando di cazzate per non farci sovrastare dal sistema. Il fatto è che a questo punto io sono sclerato di brutto, e quelli degli ipermercati (lo so, lo so che c’è qualcuno che ci guarda dal soffitto come nel Truman Show) lo capiscono subito. E mettono Thriller di Michael Jackson. Dopo una intera giornata di lavoro e una sosta rinfrescante dal dentista, cosa pretendono che faccia? Ovviamente inizio a produrmi in una moondance intorno a Stefi, che sta cercando di scegliere la carta igienica più economica.
"It’s Close To Midnight And Something Evil’s Lurking In The Dark…"
"Dai piantala…!"
"Under The Moonlight You See A Sight That Almost Stops Your Heart…" (e qui c’è la piroettina e il sorriso magnetico).
"Ma lasciami stare, che poi ci mettiamo tre ore a far la spesa!"
"You Try To Scream… But Terror Takes The Sound Before You Make It!"
A questo punto le impiegate dell’Euromercato cominciano a guardarmi strano.
"You Start To Freeze As Horror Looks You Right Between The Eyes… You’re Paralyzed…"
Però Stefi ride, e anche se si stressa aspetta il momento in cui esploderò per capire se avrò il coraggio di alzare il volume della voce…
"’Cause This Is Thriller, Thriller Night… And No One’s Gonna Save You From The Beast About To Strike… You Know It’s Thriller, Thriller Night… You’re Fighting For Your Life Inside A Killer, Thriller, Tonight!!!"
Per la cronaca, non ho alzato tanto il volume, ma dato che ormai siamo al pezzo funky in cui nel video gli zombi cominciano ad uscire dalle tombe e Michael alza e abbassa ritmicamente le spalle nel suo giubbino di pelle rosso comincio anche io ad aggirarmi nella corsia dei detersivi sfiorando la nuca di Stefi con le mie dita in decomposizione… Vorrei produrmi anche nell’imitazione di Vincent Price ("Darkness Falls Across The Land, The Midnite Hour Is Close At Hand…") ma Stefi mi convince ad andare a prendere un po’ di frutta e verdura. Come ogni maschio che si rispetti torno al carrello con frutta, verdura, e un numero imprecisato di altri articoli come un sacco da due chili di cozze già pulite, una confezione di pane azzimo, quattro bratwurst e un sacchetto con sei capesante gratinate surgelate, che mi sono fatto incartare dall’addetta alla pescheria dopo averle persino chiesto qual era il miglior modo per cucinarle. Appena mi accorgo che le capesante gratinate surgelate costano 17 euro mi vergogno del mio acquisto compulsivo. Ma l’ipermercato ha questo di bello: l’anonimato. In fondo non sono ancora passato alla cassa. Per cui mi dirigo con la dovuta circospezione verso i banchi dei surgelati e con un’abile mossa poso le capesante in mezzo agli spinaci in foglia e ai broccoli e afferro come sostitutivo un pacco di cavolini di bruxelles, che costano molto meno. Tanto le capesante si conserveranno bene ugualmente, e se servissero a qualcuno sono anche già pesate.
"Hai preso tutto?"
"Tesssssssssoro, ho preso tutto e anche di più… Dai, andiamo a vedere i DVD" (sguardo da maniaco collezionista che spera di trovare il cofanetto di Shinya Tsukamoto all’Euromercato a 10 euro).
"Aspetta, facciamo ancora un giro…"
Quando Stefi pronuncia queste parole, è segno che si sta all’ipermercato ancora almeno 20 minuti. Alla fine riusciamo a salire di un piano, in modo che io possa esaminare gli scaffali. Una gradita sorpresa mi attende. Alan Young ha fatto uscire l’edizione in DVD di Day of the Dead di Romero, il capitolo (per ora) finale della trilogia dei morti. Quale squisita casualità, quale miglior acquisto in un ipermercato di un film sull’uomo massa con le funzioni cerebrali ridotte al minimo? Festante come un cane col chiavis mi avvio alle casse col mio trofeo. Sono ormai le 22.15 quando arriviamo a casa. Stanchi ma felici di aver passato qualche ora di aggregazione nell’ipermercato (peraltro ormai unico luogo dove posso esternare il mio talento per la danza) e pronti a vedere un nuovo bagno di sangue e budella, con nel cuore la nostalgia per il new horror anni ’80.
SOTTO LA QUINTA NON E’ VERO AMORE
Di solito non c’è nulla di più ammorbante di andare a fare shopping con una donna. La donna è indecisa, prova decine di capi, smuove mezzo negozio, riduce la scelta a due capi dopo qualche ora e arriva all’ora di chiusura del negozio prima di sceglierne uno. L’uomo no: entra, vede, prova, decide. Anzi, la maggior parte delle volte sa già cosa vuole, entra, non prova nemmeno e acquista. Questo per dire che Stefi non fa eccezione, e che lo shopping con lei è un fioretto francescano che devo fare per guadagnarmi il paradiso. Tranne quando, come oggi, andiamo nel reparto intimo della Rinascente. Improvvisamente mi trasformo, mi illumino e viene fuori l’esperto di intimo femminile che è in me. Lovable, Parah, Triumph, Chantelle, Lisanza, Passionata, Fila, non mi sfugge nulla. Sfioro tutti i reggiseni e le mutandine, saggio la resistenza della microfibra, del ferretto o dell’imbottitura, valuto le coppe e la chiusura sulla schiena. Tutto in un negozio di intimo mi manda fuori, anche i capi della Sloggi (che ormai ha immesso sul mercato una serie di brand più sensuali). Mi aggiro nel negozio palpando le natiche dei manichini (ma non potrebbero farli in lattice?), tiro e faccio schioccare gli elastici dei loro perizomi (cosa che non posso fare con le donne che incontro per strada purtroppo, quindi mi sfogo coi manichini). In tutto questo, Stefi si aggira circospetta facendo finta di non conoscermi. Inutile. Perché io, individuato un reggiseno Triumph ad alta capacità, urlo da un capo all’altro del negozio: "Tesssssssoro, guarda che splendida coppa! Ha il ferretto proprio come vuoi tu!"… Le commesse guardano con un misto di stupore e desiderio quest’uomo (io) che accompagna la sua donna a comprare l’intimo. Non sanno che c’è il secondo fine. Stefi invece lo sa, e respinge ogni mio tentativo di proporle l’intimo più eccitante del negozio. Che poi è relativo, perché a me piace soprattutto la biancheria semplice, senza troppi pizzi, quella da liceale giapponese dei manga erotici, per dire. Alla fine mi faccio una cultura nell’ambito dei colori che vanno di più nell’intimo 2005 (rosa antico, verde chiaro e blu scuro) e scelgo un reggiseno che possa contenere il petto importante della mia signora. Perché, come diceva Bisio un tempo, "sotto la quinta non è vero amore"! ;-P
