JUNO, O DELLA PERFEZIONE INDIE

Lo aspettavo al varco da settimane, lo pregustavo da giorni e finalmente l’ho visto. Juno è uno dei rarissimi casi di film sui quali ho molte aspettative che va oltre ogni più rosea previsione. Cioè, non so se mi sono spiegato: è più bello di quanto pensassi. Sarà che ero in mood positivo, non so. Ma ripensandoci a freddo, Juno è la perfetta commedia indipendente (cosa che ho già detto, negli anni, di Little Miss Sunshine, Napoleon Dynamite, Lost in Translation, I Tenenbaum, Sideways, Election e prima ancora di Fuga dalla scuola media).

Solo che i film citati erano via via troppo studiati, troppo surreali, troppo intellettuali, troppo freestyle, troppo grotteschi. Per essere veramente perfetti, intendo. Sarà che Juno ha la freschezza di una sceneggiatura originale scritta da una certa Diablo Cody che di mestiere faceva tutt’altro (la spogliarellista, per la precisione). Sarà che la scelta della colonna sonora è la più azzeccata degli ultimi anni. Sarà che gli attori sono tutti perfettamente in parte, e non appestano il film con frizzi, lazzi e gesti istrionici.

Insomma, Juno è il film da amare del 2008. A partire dai titoli di testa, con quel rotoscoping fintamente naif. Piccolo ritratto di suburba americana con giovane tamarra/alternativa che resta incinta del nerd della scuola. Conseguente balletto dei personaggi intorno alla protagonista: compagni di scuola, genitori di lei e futuri genitori adottivi del bambino che Juno porta in grembo.

Ogni personaggio è naturale, pur essendo tratteggiato in modo esemplare. Si ha il sospetto che Diablo Cody sia non un’esordiente, ma una scrittrice di lunghissima esperienza (è una blogger, comunque) che ha saputo asciugare fino ad arrivare all’essenziale e alla naturalezza di una matricola. Ogni personaggio, soprattutto, ha il suo arco narrativo, le sue motivazioni, e un obiettivo chiaro (almeno a noi spettatori).

Soundtrack già nel lettore MP3, manco a dirlo. Non capita tutti i giorni di sentire in una commedia americana i Velvet Underground, i Sonic Youth, i Belle and Sebastian e i Mott the Hoople. Il tutto condito dal minimal folk lunare e sensibile di Kimya Dawson, inedita e inquietante artista multimediale di Olympia (e mi sembra di sentire l’eco delle Hole)…

UN ROMANZO DI TONDELLI IN 4 MINUTI

Tenete a bada l’ormone, non sono goloso di cioccolato fino a questo punto. Questo per quanto riguarda il mio folto e rispettato pubblico gay/bi/transgender. Per tutti gli altri, sottolineo che questo tipo di baratto, purtroppo per me, esiste soltanto nel pezzo Cioccolato I.A.C.P. – tratto dal recente Bachelite, degli Offlaga Disco Pax. Con la sua nota surreale e l’accostamento (neanche troppo) inusuale tra sesso e cibo, quello riportato è un verso che mi gira in testa da qualche giorno.

Come mi gira in testa un po’ tutto l’album nuovo degli ODP, che ripropongono l’armamentario minimal elettronico e la fascinazione per lo scorcio degli ultimi ’70 che erano già la peculiarità principale di Socialismo tascabile. Ma in Bachelite, veramente, ogni pezzo è un piccolo gioiello, che alternativamente deprime, diverte o emoziona. La crescita è parallela, a livello di testi e di musiche.

C’è il pezzo su Mambro e Fioravanti (gelido). il pezzo sui concerti dell’ARCI (caustico), il pezzo sulla Golf di seconda mano (divertente), il pezzo sul record di salto in alto ventrale nel ’78 (dovrebbe essere il singolo nuovo, ma non è il pezzo migliore), il pezzo sull’amico del padre (emozionante), il pezzo sulla giovane idiota (fa il paio con Charlie fa surf dei Baustelle). E poi c’è Cioccolato I.A.C.P. che è un romanzo di Tondelli condensato in quattro minuti. La fotografia di una generazione vicinissima alla mia: da quello che raccontano, gli Offlaga devono avere al massimo quattro o cinque anni più di me.

Una volta amavo molto i Massimo Volume, poi non so che fine abbiano fatto con esattezza. Gli Offlaga me li ricordano un po’ – con il vantaggio di essere decisamente più (auto)ironici e di preferire i Kraftwerk ai Sonic Youth. Suonano a Torino il 29 marzo. Io non me li perderei.

MINIMAL/IZZO A DEEJAY CHIAMA ITALIA

Cadere in ginocchio davanti al televisore come Fantozzi davanti al simil Colpo Grosso non è cosa da tutti i giorni. Eppure ieri sera è successo. Lo so che non son cose da bullarsi, ma la gioia e lo stupore sono stati intensi per almeno 30 secondi e devo dirlo al mondo intero. Ieri sera, con Léaud, si cazzeggiava e si chiacchierava con il televisore acceso, sintonizzato su All Music. Ospiti a Deejay chiama Italia, Elio e Rocco Tanica. Si alza un po’ il volume, per farsi due risate prima di andare a casa.

Ad un certo punto Elio riporta a Linus la “teoria secondo la quale Ignudi tra i nudisti sarebbe Suspicious Minds di Elvis suonata al contrario”. Linus non sa, o fa finta di non sapere. Rocco ribatte “no, davvero, in rete si trovano già molte affermazioni di questo tipo” – e mette mano al Macbook di Nicola Savino. Primo piano: schermata di Google. Clic. Primo piano: questo post su Minimal/Izzo, il mio umile Tumblr. Tutti leggono (mentre il mio Tumblr rimane inquadrato per almeno 30 secondi di celebrità televisiva all’insaputa di tutti).

Io urlo “non ci posso credere”, loro propongono di far sentire il pezzo di Elvis al contrario, ma poi si decide che no, e comunque “se anche fosse uguale… sarebbe una pura coincidenza” – ammicca Elio. Che poi il testo citato sul mio Tumblr (dove – lo ricordo – di mio c’è ben poco, ci sono soprattutto suggestioni che trovo in rete e che in un certo senso avrei potuto dire/filmare/fotografare io per quanto sono affini al mio pensiero) è del grande Kurai (voilà il post originale)  che in tal modo mi ha aiutato ad entrare seppur virtualmente in contatto con i miei idoli di sempre.

Seguirà, se lo trovo, link al filmato YouTube di Deejay chiama Italia.