LA FAMIGLIA DISFUZIONALE (NON LA MIA, PERO’)

In questi giorni per fortuna leggo molto e parlo poco. Ma vorrei sottolineare in qualche modo quel che sto leggendo. In particolare, potrei dire che c’è un genere ormai diffuso nei gusti dei lettori come il giallo, il fantasy, l’horror, etc. Lo definirei il genere "famiglia disfunzionale". Ne fanno parte i libri che narrano appunto di famiglie disfunzionali (lo sono molti libri di Hornby, ad esempio). Libri che narrano di rapporti in genere assolutamente devianti tra membri di un circolo ristretto di affetti. Quasi sempre questi libri sono scritti in chiave grottesca o delirante, perché come ci insegna Baudrillard "visto che il mondo sta prendendo una direzione delirante è il caso di assumere un punto di vista delirante". Recentemente ho finito Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, un romanzo che mi ha colpito molto. Il protagonista è un ragazzo autistico, e la narrazione in prima persona prova a far entrare il lettore in una dimensione, per l’appunto, autistica. Assolutamente affascinante. Le digressioni matematiche (che io non arriverei mai a capire) fanno il paio con un punto di vista spiazzante e mai banale (della serie "dov’è la normalità?" – detto così sembra una cazzata ma insomma a me è piaciuto un sacco). Il libro ha un’esile trama "gialla" che ben presto lascia il passo al tema della famiglia disfunzionale. Ora invece sto leggendo Gli Schwartz di Matthew Sharpe. Qui abbiamo un diciassettenne sessuomane, una sorella in crisi mistica, un padre impasticcato e spesso in coma, una madre volatile e seduttrice. Anche in questo caso è lo stile che mi colpisce, lucido e sempre leggermente sfasato e fuoriposto. Una sorta di I Tennenbaum su pagina scritta. Apprendo che il libro di Sharpe, rifiutato da quasi tutte le case editrici per anni, adesso è in testa alle classifiche di vendita USA. Buon per lui. Io lo devo ancora terminare, ma confesso che è uno di quei romanzi che ti fanno dimenticare la realtà, presentando una serie di personaggi talmente disturbati che è impossibile non identificarsi.

GOOGLARE GLI AMICI, CHE SODDISFAZIONE

Ogni tanto mi prende lo sclero di cercare sul web persone del mio passato di cui francamente ricordo poco o nulla. A volte mi prende un flash, un volto, una frase… si tratta di solito di compagni di scuola, ovviamente, o di quelli che mia madre definiva "gli amici del cortile" (che poi non avevamo il cortile, in realtà giocavamo in strada, cosa che adesso a quanto pare non esiste proprio, ma non voglio divagare). In linea di massima le persone che hanno popolato la mia vita dal liceo in avanti le sento o le vedo magari sporadicamente quasi tutte. La stessa cosa non posso dirla per le persone che ho frequentato dal 1975 al 1985. Cioè, c’è un buco pazzesco: il vuoto! La cosa mi inquieta. Non mi sembra normale. Ricordo di aver fatto, all’incirca dieci anni fa, una cosiddetta "rimpatriata" con dei compagni delle elementari. Ecco: non è questo quello che cerco. Probabilmente quelle persone devono rimanere lontane, nella memoria, per evitare a me stesso di confrontarmi con la vecchiaia incipiente e deprimermi. Però ci sono alcuni nomi, alcuni volti, che vorrei ritrovare. Allora li cerco su Internet. Così scopro che Andrea Roncaglione è diventato autore di teatro (sempre che sia lui: se mi leggi, contattami). Che Michela Albarello traduce testi zapatisti. Che Sabrina Lamparelli lavora all’Università (a un tiro di schioppo, in pratica). Tanto per limitarsi a conoscenze del biennio 1984/85. Però è difficile…. e nello stesso tempo molto divertente e curioso. Va beh, ho cazzeggiato abbastanza. Ciao.