Di solito non mi impegolo in discussioni sociali o politiche sul blog, dato che rischio sempre e comunque di cadere nel qualunquismo: preferisco scrivere cazzate o cose su cui so di avere una certa competenza. Resta il fatto che, di fronte alle immagini trasmesse dai notiziari di ieri sera, l’impressione è quella di essere tornati ai tempi di Bolzaneto. Con la variante che stavolta hanno legnato anziani, donne e ragazzi, così. Perché intralciavano il progresso. Ovviamente parlo dei No-TAV della val di Susa. Un posto a pochi chilometri da qua che ha assunto nel giro di pochi giorni rilevanza nazionale. Premetto che non ho alcuna competenza in materia di TAV o no-TAV, e che in linea di massima penso che l’alta velocità sia un fatto positivo a patto che sia fatta con criterio (e sono d’accordo con i manifestanti sul fatto che c’è poca chiarezza e poco "criterio" sul tipo di lavoro da fare). Però gli sbirri e chi li ha mandati (di notte, per radere al suolo gli accampamenti dei manifestanti) non hanno fatto che un enorme autogol. Il fascismo si scopre con evidenza selvaggia, e i no-TAV diventano i nuovi partigiani della resistenza ambientalista. Tutto questo quando basterebbe il dialogo, la comunicazione. Basterebbe un pool di esperti (non portatori di interesse) che facesse un po’ di chiarezza. Da un lato ci sono quelli che per partito preso si oppongono, dall’altro quelli che "il lavoro si fa e basta". Due posizioni per me ugualmente deliranti. I manganelli però non fanno che alzare il livello dello scontro. Non mi stupirei se prima o poi ci scappasse il fattaccio. Attaccare manifestanti pacifici è inaccettabile, per qualunque cosa stiano manifestando. E questa cosa non deve passare.
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