Congratulazioni e auguri a Nanni Moretti per aver preso la direzione del Torino Film Festival. Sicuramente da lui non mi aspetto cazzate. Il festival va migliorato? Non so. Forse va dato un piccolo scossone, spero aggiungendo interessanti novità ed evitando di cancellare quegli appuntamenti imprescindibili cui il pubblico del festival è veramente affezionato (retrospettive, sezione "Americana, etc). A chi può interessare approfondire il pentolone della malacultura torinese, Gianni Rondolino ha scritto un pezzo lungo e sincero su Sentieri Selvaggi. Ce n’è un po’ per tutti, anche se viene il sospetto che i media ufficiali abbiano strumentalizzato un po’ le dichiarazioni di tutti in modo da cercare in ogni modo il conflitto, quella dramatization che fa vendere tante belle copie. Basta dire che i personaggi percepiti come secondari (gli ottimi Turigliatto e D’Agnolo Vallan) non vengono nemmeno presi in considerazione e a Moretti continuano a fare domande idiote del tipo "Come gestirà la concorrenza con due festival imponenti come Venezia e Roma"? Delirante.
IO POSSO ESSERE SFIZIOSO. MOLTO SFIZIOSO.
Dice: cambiano i caporedattori, cambia anche il gruppo di lavoro. Dice: tu lavori bene, ma poi alla fine ognuno si porta a bordo i suoi. Il bello è che devi indagare e fare ricerche trasversali per poter arrivare a capire queste dinamiche editoriali sotterranee, spesso taciute. Siamo tornati a livello degli sterili attestati di stima? Vuoi vedere che dopo quattro anni di onorata collaborazione con una rivista di cinema e home video tra le prime in Italia quelli si sono improvvisamente stancati dopo avermi fatto riempire pagine e pagine di rivista perché avevo uno stile "sfizioso"? O forse è lo stile sfizioso che non paga più? Ma io posso essere dotto, ammiccante, concettuale, barocco, baricco. Io posso essere molte cose. Léaud dice che probabilmente vogliamo solo solleticare il nostro ego. Può darsi, sicuramente. Per ora mi faccio forte di una serie di mini monografie sui film di Elvis (facile: io adoro il Re). Poi, si vedrà…
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TWITTER, POESIA IN 140 CARATTERI
L’ultima mania del momento è Twitter. Pare sia stato oggetto della presentazione più apprezzata al BarCamp romano. Io l’ho scoperto grazie ad Antonella. Non dico di non poterne più fare a meno (come in una di quelle orribili pubblicità a testimonial) ma insomma, è una cosina carina. La maggior critica che tutti pongono a Twitter (tutti: specialmente i "profani" che ho avuto l’ardire di invitare nel network) si riassume in tre parole sintetiche e condiscendenti: "è-una-cazzata". In effetti, non posso negare che in un certo senso sia una vera cazzata, in quanto, come anche Antonella sostiene, è un network che serve sostanzialmente a cazzeggiare. E allora? Bon, se volete vi ci iscrivete, se non volete no. Io mi faccio arrivare anche i messaggi sul cellulare perché… col profilo tariffario che ho i twittermaniaci come la succitata amica mi ricaricano il credito (venaaaaale come sono venale)! E poi è curioso, per uno come me che ama gli haiku e la poesia "a lampi" (SilentBlog ne coglie appunto il lato poetico) diventa una sorta di miniblog da affiancare a quello "ufficiale"… Della serie, se non ho voglia di scrivere un post medio lungo, vi ammorbo con frasi tipo "Ho un attacco di diarrea improvvisa e mi chiudo in bagno con il volume IV di Alla ricerca del tempo perduto". C’è persino la limitazione di caratteri, un po’ come la sfida delle sillabe negli haiku! Ecco spiegato il senso del badge "Che sto facendo" qui sopra… Quindi se volete, mi aggiungete al network e mi twitterate (brrr i neologismi 2.0)!
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