L’ONDA LUNGA DELLA CREATIVITA’

Parliamo di creatività. I miei amici in questo periodo stanno di nuovo avendo un onda positiva di creatività pur se frammentaria. Io – lo ammetto – li guardo con ammirazione e invidia dal mio cantuccio spoglio e oscuro, e penso che la mia creatività è ridotta a zero, anzi a meno di zero. Penso che persino le mie capacità organizzative stiano vacillando. Insomma non solo non ho idee, ma non riesco nemmeno a sviluppare i frammenti di immagine che mi arrivano in qualcosa di concreto. Lo dico con grande amarezza, perché solo un paio di anni fa avrei scritto anche due o tre storie diverse a partire da una singola immagine. Ma non ci sto più dentro e spesso temo che questo calo creativo sia irreversibile. Voler fare una cosa e vedere che non ci riesci… La sindrome della pagina bianca anche per semplici racconti o in molti casi anche per un post sul blog… Persino le mie foto non raccontano più una storia, ma rappresentano solo geometrie. Ecco, io vivo in Flatlandia da più di un anno. Gli stimoli mi arrivano, è che non riesco più a farli fruttare, sento che "le cose della vita" mi prosciugano. Che fare? Attendere che passi cercando di nutrirmi sempre al meglio di buoni libri, buona musica e buoni film? Questa la situazione. Poi, ieri, un piccolo lampo. Due, tre sinapsi che si illuminano, collegano un’umore, un viso, un ambiente. E nasce quello che aspetto da mesi. Che se ne faccia qualcosa oppure no, sono felice. Lo sto buttando giù, e le parole scorrono come un rubinetto aperto, le mani non ci stanno dietro. Forse qualcosa sta cambiando, nonostante le scadenze fiscali…

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ADDIO KURT VONNEGUT

Kurt Vonnegut se n’è andato. Mi piace pensare che ora sia in una dimensione parallela popolata da personaggi e situazioni degne dei suoi libri. Vonnegut, al pari di Salinger, mi ha stregato quando ero adolescente e ho letto per la prima volta Mattatoio n. 5. Da allora il nostro rapporto tutto letterario è andato avanti  tra alti e bassi, tra abbandoni e frequentazioni fino al suo ultimo grande libro Un uomo senza patria. Vonnegut non è soltanto necessario a chiunque ami la fantascienza (i suoi romanzi caustici e ironici stanno nel mio scaffale tra Heinlein e Adams) ma è necessario a chiunque voglia capire il mondo, l’uomo, sé stesso. A me è servito molto. Perciò god bless you, mr. Pilgrim, e grazie di tutto.

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FAUNI, FANTASY E FASCI

Battere il ferro finché è caldo. Per scacciare la brutta impressione di Eragon, quindi, vedere subito Il labirinto del fauno. E le carte si mescolano, e la concezione del fantasy si ribalta. O forse no. Quanto pensate possa funzionare sulla carta un mix tra un dramma di guerra che vede contrapposti fascisti e partigiani nella Spagna di Franco e un racconto di fate che include antichissimi fauni, banchetti stregati, porte disegnate nei muri e mandragore curative? Un po’ come un terrificante ibrido tra Terra e libertà e Labyrinth, no? E invece Il labirinto del fauno è un film perfettamente coeso, lucido e fantastico dove il punto d’incontro tra la storia e il mito è tutto nella figura della protagonista Ofelia. Per questa bambina il fantasy non è tanto attraverso lo specchio, ma dentro la mente. Il film ci dice brutalmente quello che tanti altri film del genere evitano persino di accennare. Il fantasy è l’ultima risorsa dell’uomo per fuggire da una realtà orribile. E si sa che l’unica fuga possibile dalla realtà è la morte… Spagnolo come non mai, con una fotografia perennemente in bilico tra i colori freddi del fascismo e quelli dorati del mondo delle fate (non a caso Oscar), il film presenta anche creature fantastiche degne dell’immaginario cui ci ha abituato in passato Guillermo Del Toro. Inoltre (cosa assolutamente positiva) il film spesso sembra un anime di Miyazaki trasposto in pellicola: mi riferisco in particolare al senso panico della natura che permea tutte le sequenze in cui Ofelia vaga nei boschi per affrontare le sue tre prove prima della luna piena… Da ragazzini noi si leggeva Beppe Fenoglio e Nuto Revelli. Poi temo che questa abitudine si sia un po’ persa. Ho riflettuto un po’ sull’opportunità di mostrare Il Labirinto del fauno a bambini sotto i 13 anni. Non è certamente un film "facile". Ma in un’epoca di appiattimento verso il basso degli standard narrativi e di memoria selettiva (che di certo non seleziona la resistenza come episodio storico e perché no anche epico), io fossi in voi noleggerei il DVD e lo mostrerei ai vostri bambini nel ponte del 25 aprile. Poi però preparatevi a un sacco di domande sull’origine del male

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