Certe volte capiti al cinema e ti gusti non tanto un film quanto un concentrato di riviste di moda e arredamento vintage: è il caso di Down with Love, la commedia sentimentale con Renée Zellweger e Ewan McGregor. Il film scivola via senza intoppi, visto che non è altro che una copia carbone delle commedie Rock Hudson / Doris Day che riempivano le mie matinée infantili. Storia talmente banale e finta da far apprezzare la carica di evidenza con la quale banalità e prevedibilità vengono sottolineate (almeno sono sinceri). Interpreti ovviamente perfetti per questo tipo di gioco. Ma i veri protagonisti sono i vestiti eccezionali delle protagoniste femminili, modellati su Balenciaga, Pierre Cardin, Coco Chanel e tutta l’alta moda dell’inizio dei sessanta (di cui ahimè sono un cultore). Vestiti e arredamento: l’appartamento di Barbara Novak e quello di Catcher Block sono un tripudio di soluzioni razionaliste e space-age, memori di Eero Arno, Mies Van Der Rohe, Aalvar Aalto & C. Vetrata imponente con terrazzo vista Manhattan per lei, con ingresso living amplissimo e caminetto a gas con fiamma centrale infossato nel pavimento. Intorno, poltrone rosa a bulbo e pochi quadri alle pareti. Sala da bagno con vasca circolare a gradini e box doccia con motivi razionalisti-pop ridotto ad un paravento semitrasparente. Per lui, appartamento bachelor-pad con zona bar, zona stereo e zona letto richiamabili con bottoni integrati nei pannelli di formica imitazione teak (anche in questo caso grande spazio circolare con moduli intercambiabili). Peraltro, ascensori degni dell’Appartamento di Wilder, molte retroproiezioni che fanno tanto cinefilo e un uso decisamente interessante dello split screen. Recitazione sopra le righe sempre e comunque – per chi apprezza il genere…
MCGRATH E ILNEO-VITTORIANESIMO
Tra una palla e l’altra non è che abbia molto tempo di leggere, ultimamente. Nel senso che inizio un tot di libri e poi li dissemino nei luoghi di maggior frequentazione quotidiana (comodino – poltronazza – cesso – scrivania dell’ufficio – tasche del giaccone) nella speranza di potere ogni tanto andare avanti di qualche pagina. Attualmente mi prende parecchio Acqua e Sangue di Patrick McGrath. Forse perché si tratta di racconti che per la maggior parte riesco a leggere in tempi brevi. Ma in definitiva McGrath potrei inserirlo nella cerchia di quegli scrittori ai quali sono veramente affezionato, uno di quei classici da portare sull’isola deserta, assieme a JRR Tolkien, HP Lovecraft, JK Rowling, Daniel Pennac, Jane Austen, Roald Dahl, Italo Calvino, e pochi altri. McGrath ha questo modo così fuori dal tempo di narrare, che non stonerebbe se collocato in un’altra dimensione temporale: ti aspetteresti che sia un uomo vissuto al volgere del diciannovesimo secolo. Invece è decisamente attuale. Il suo gusto per la morbosità, la decadenza e il grottesco lo avvicinano a Poe più che a Lovecraft, e la sua prosa è decisamente intossicante. Grottesco e Follia sono decisamente i suoi romanzi migliori, anche se quello di maggior successo resta Spider, grazie all’inquietante film di Cronenberg tratto dal libro. I racconti di Acqua e Sangue non si smentiscono, e presentano un’umanità ridotta ad un album di figurine tardo vittoriane sporco e maleodorante…
DOWN ON CYPRUS AVENUE…
Ci sono dei momenti in cui non c’è nulla da fare: senti l’esigenza di dedicare un po’ di tempo a te stesso. Per me questi momenti si risolvono in genere in un bagno bollente attrezzato con palle aromaterapiche a base di bicarbonato e candele disseminate intorno alla vasca. Di fondamentale importanza è l’avere almeno 45-60 minuti a disposizione per stare a mollo. Condizione opportuna, anche se non necessaria, l’assenza di persone in casa e il silenzio generale. Può entrare in bagno soltanto la gatta, che al limite fa le fusa e gioca con la schiuma. Una volta a mollo diventa imperativo diffondere una musica che metta dell’umore giusto. Io di solito uso Satie, a volte mi spingo su Mingus, Parker o Coltrane (ma devo ammettere che il jazz non è sempre così rilassante, a quel punto sarebbe meglio la bossa nova o una qualsiasi compilation stile Café del Mar). Ieri ho ascoltato Van Morrison. Ammetto che ho dormito in vasca da bagno, il che è anche pericoloso. Ma nel dormiveglia cosa ti può cullare di più di Astral Weeks o Moondance? Il soul appena appena ad alta voce di Morrison, le piccole incursioni jazzate, i fraseggi musicali da proletario raffinato del rock… un ossimoro che difficilmente si trova in altri autori. Potevo anche ascoltare Elvis Costello o Leonard Cohen, ma no. Uno è troppo intellettuale per la vasca da bagno e l’altro potrebbe far venire strane idee contemplanti un rasoio e l’acqua calda. Dopo un’oretta di sognante galleggiamento, da Van Morrison sono passato agli Who – Who’s Next è da sempre in cima alla mia classifica dei migliori dischi di ogni tempo. Alla partenza squillante di Baba O’Riley risorgo dalle acque, mi sciaquo con doccia bollente a getto mirato con Behind Blue Eyes e quando arriva il momento di Won’t Get Fooled Again ho già alzato il volume a palla, ed è tornato il momento di agire nel mondo.
