L’OSCURA IMMENSITA’ DELLA MORTE

Tra le altre cose, ho iniziato e finito nel giro di due giorni L’oscura immensità della morte di Massimo Carlotto, spinto dal passaparola degli amici… Posso dire anche da parte mia che rientra nel numero dei libri più interessanti che ho letto in questa prima metà d’anno. Secco, preciso, senza sbavature. Non riesci a smettere di leggerlo. Eppure ti stronca la digestione (se hai mangiato) e ti toglie il sonno (se lo leggi a letto). La storia è quella di un ergastolano malato di tumore che chiede perdono all’uomo cui ha sterminato la famiglia. Da una premessa di per sé intrigante Carlotto fa sprofondare il lettore nelle sabbie mobili del male puro. Cioè, è uno di quei libri che ti fa affacciare sull’abisso. Una ricerca delle radici del male, e una visione del mondo che non vede altro che il male, il dolore e – in definitiva – l’oscura immensità della morte. Di libri che ti fanno stare male ne ho letti in vita mia forse due o tre. Uno era Le 120 giornate di Sodoma (con film annesso); uno era American Psycho (dimentichiamoci del film). Il libro di Carlotto mi pare abbia quel tipo di potenza soffocante che presenta la quotidianità del buio, la normalità delle ossessioni di morte. Il personaggio principale è realmente disturbante perché è molto facile riconoscersi almeno in parte in lui. E questo significa ammettere che il male siamo noi.

NOTTE A ROMA TERMINI

A Roma c’è un vento che porta con sé un profumo di mare, e di malinconia. Poi ti rendi conto che stai camminando vicino ai cassonetti, ma non è quello l’importante. Girare attorno a Termini di notte è un’esperienza sensoriale karmica (come direbbe Selen, che ho visto di sfuggita prendere una limousine, raggiante con il suo nuovo taglio mohicano). Roma, dunque. I taxisti romani. Sali e hai già un nuovo amico, che ti parla della sua vita e della vita di Roma, indiscriminatamente. Per questo e per altri motivi Roma è l’unica metropoli italiana dove vivrei. A Roma sei solo e in compagnia, in ogni momento del giorno e della notte. Una città, un ossimoro. A Roma in questi due giorni ho imparato qualcosa sui LEM (Lateral Eyes Movement), sulla neurolinguistica, sulla subdola arte di fare domande, sull’utilità dei giuristi. In effetti, la docente di diritto è una di quelle persone che riesce in quattro ore a farti appassionare ad una materia mai cagata e sempre rifiutata in blocco. Comunque a Roma c’era il vento, e le gonne delle ragazze sventolavano sfrontate. E alla fine penso che questa sia la cosa che conta di più… no?

I GRANDI PERCHE’ DELLA VITA

Perché io devo vivere con una donna che mette il gelato nel forno a microonde "sennò è troppo freddo"? Perché non riesco a concentrarmi su quello che sto scrivendo per più di 15 minuti? Perché i Kraftwerk decidono di fare una data a Torino proprio quando io non sono in città? Perché i gattoni di polvere si annidano sotto i letti (e in particolare sotto il mio)? Prima o poi dovrò dare una risposta anche a queste domande…