UN POMERIGGIO COL DENTISTA (PART 2)

Per chi si è perso la prima puntata, conviene andarsela a rileggere. Oggi sono tornato dal dentista.
In realtà non capivo bene quale trattamento mi sarebbe stato riservato, perciò ho ritenuto opportuno telefonare preventivamente.
"Ah, non ti preoccupare, e vieni puntuale… Dobbiamo solo monconizzare".
Monconizzare? Hmmmm… non mi dice nulla di buono. Al mio arrivo c’è solo Elio, lo zio di Henry. In realtà Elio non è nemmeno dentista, ma odontotecnico. Però in certe cose è più bravo di un dentista, lui. Per esempio a martellare, o ad usare il trapano n. 47. Mentre passo in rassegna gli strumenti (cosa che faccio sempre quando vado da Henry, perché voglio sempre sapere di che morte devo morire), entra in scena lui. Parrucchino imbarazzante, occhiali chiazzati di smalto schizzato dai denti di chissà chi, camice teso dal ventre gonfio e sporco di pasta dentina, cera e… sembra… sangue? Mmmmhhh, no, non mi pare possibile.
"Henryyyy… vieni a tenermi il glosso!"
"Non ti basta che tenga la lingua indietro da solo?"
Evidentemente non gli basta. Henry entra e lancia uno sguardo preoccupato in direzione mia e di Elio. Ma si ricompone subito.
"Eh, sai, già l’altro giorno abbiamo trapanato una lingua…"
"Che poi le lingue non ci servono zio, lo sai…"
"Eeeehh… non abbiamo nemmeno il bagnetto verde, dioffà! Bwahahahahah…!!!"
Un brivido mi serpeggia lungo la schiena.
Elio comincia a trapanare con tre tipi diversi di strumento. Io non sento dolore, il dente è ormai devitalizzato. Ma il solo fatto di sentir vibrare la mandibola ancora una volta e di avere davanti al naso il ghigno di Elio mi mette tensione. Odontotecnico, e tutto, e non ha nemmeno i denti poi così sani! L’odore di smalto bruciato mi dà alla testa, ma finalmente Elio ha terminato. Non resta che prendere tutte le impronte del caso.
"E’ rame quello?"
"Sì" fa lui, incastrandomi tra la gengiva e l’osso un anello tagliente e metallico.
"Gggggaaaaaahhhhh!"
"Ma dai, mica fa male, no?"
Perno, cera, pasta per l’impronta. Mentre sbavo impietosamente sulla mano guantata di Elio, lui mi parla di quanto è difficile fare l’odontotecnico oggi. Il settore è ormai alla frutta, nessuno si vuol far rifare i denti a 700 euro a botta, e molti dentisti mandano il lavoro in Yugoslavia. Mentre mi incanta con i suoi discorsi, ai quali io rispondo annuendo e gorgogliando, prepara ai margini del mio campo visivo qualcosa che sembra… ma no, non è possibile… hashish?
Naturalmente no, stava solo scaldando la pasta per lo stampo finale, colata ancora bollente nel solito guscio di rame che diventa quasi incandescente per il calore.
"Adesso attento, non ti agitare, sarà tutto finito in un attimo..:"
Non ho tempo di deglutire che mi pianta rame e cera bollenti nella gengiva.
"Aaaaaaauuuuuuuuuuuuuiiiiiiiiiiiiiiiiiii"
"Tranquillo, che la gengiva assorbe e disperde il calore in un attimo."
Avrei fatto a meno di questa prova di conduzione del calore, ma tant’è. Lo stampo decide poi che si trova bene nella mia gengiva, e non vuole più venir fuori. Elio lo deve estrarre con la stessa temibile pinza usata per il mio "fu" ottavo molare.
"Ci sentiamo tra una settimana, vedrai che bel dente nuovo".
Porca puttana, sarà meglio che sia un bel dente… Almeno non ho più il solito gusto rancido in bocca.

LA PASSIONE SECONDO MIA MADRE

M – Ciao, come stai? Stai bene?… Sempre in ufficio, eh?
P – No, Ma’… veramente ero a un corso…
M – Ah, ecco… di inglese?
P – No, di comunicazione.
M – Ah… che comunicazione?
P – La comunicazione all’interno del gruppo di lavoro, sai… I processi e le dinamiche di gruppo…
M – Aaah, mi capisu niènt ‘d cule robe, lo sai…
P – Eh, vabbè… comunque interessante, sono solo un po’ stanco.
M – Ma adesso mangi?
P – Sì sì, mangio… mangio non ti preoccupare!
M – Volevo dirti che sono poi andata a vedere La Passione di Cristo, neh?
P – Mmmmhh… e ti è piaciuto?
M – Ma sai, tuo padre come al solito mi ci voleva portare, poi è andato da solo. Io non lo volevo vedere…
P – Ma infatti secondo me…
M – …poi è tornato, me ne ha parlato e mi ha convinto. Allora siamo andati insieme…
P – Ah, cioè in pratica lui lo ha visto due volte?
M – Sì sì, ma a lui è piaciuto comunque molto.
P – Non avevo dubbi…
M – Comunque sai, è tutto in aramaico… pensa che tua madre non ha avuto nemmeno difficoltà a leggere i sottotitoli, che di solito mi aumentano la cervicale…!
P – Ma pensa…
M – Tuo zio ci fa un figurone incredibile, è praticamente in scena quasi per tutto il film…
P – Ma chi, Hanna il sacerdote? E che ci fa in scena tutto il tempo?
M – Non lo so, ma è sempre bravo…
P – Ma sì, bravo è bravo… (pubblicità familiare occulta)
M – Comunque don Renzo dice che il messaggio teologico del film è distorto… Pensare che mi era piaciuto così tanto… a parte il sangue, neh, che nost-signur a fa sempre tant pen-a
P – Beh, certo, se don Renzo ha da ridire… Forse era meglio non vederlo… no?
M – No no, cosa credi non sono mica così acritica! E’ che ha detto che il messaggio del film è che chi più soffre più si avvicina a Dio e invece non è così!
P – Ma guarda, io pensavo che fosse proprio questo il senso del cattolicesimo
M – Mah, lui dice che a Dio non serve la nostra sofferenza.
P – Ah, ne ha già che basta?
M – Ma dai, sempre a scherzare su queste cose…
P – Beh… ti lascio che devo mangiare, sono anche da solo stasera… comunque grazie per la lezione di teologia!
M – Ah, ben… mi raccomando mangia poi anche un po’ di verdura!
P – Sì, sì, ciao…
M – Ciao, neh? Venite a trovarci questa settimana?
P – Mmmmhhh… non penso.
M – Lo andate poi a vedere anche voi, la Passione?
P – Non credo. Ma’… c’ho la roba sul fuoco, dai…
M – Va bene… Ciao, neh, bel cit…
P – Cià…