Io e la moto. Sì. La moto. Immaginate pure un Buster Keaton più grosso e zazzerone, ma con la faccia di pietra. La mia faccia. Scolpita in un’espressione di stupore misto a sorpresa misto a impassibilità. L’occhio grande, un po’ acquoso, che all’inizio sembra inespressivo, poi ci vedi tutta la commedia umana e la tragedia della vita. Io e la moto, lunedì andiamo dalla commercialista. Quella di Moncalieri. La lascio di sotto, parcheggiata forse troppo vicino ad un ingombrante Ducato. Quando torno, salgo in sella accaldato. Pochi metri bastano per verificare che la moto procede come un vecchio ubriacone picchiato da un gruppo di teppisti che non ha ancora smaltito la sbornia. Io e la moto ci fermiamo. Qualcosa non torna. Nella gomma posteriore, uno squarcio come di lama di coltello a serramanico, la ruota è completamente a terra. Sguardo al cielo, bestemmia repressa. Io e la moto procediamo per una quindicina di km alla rispettabile velocità di 20 km/h per evitare brutte sbandate. Procediamo fino all’officina di fiducia. Lì, il meccanico estrae dal copertone una scheggia di acciaio che io e la moto abbiamo avuto la fortuna di incontrare sulla nostra strada. Il meccanico dice la frase ormai ben nota "Queste cose succedono a uno su mille". Sguardo al meccanico, bestemmia digrignata. La moto resta lì, la ritiro il martedì scambiandola con 140 fruscianti euro. Io e la moto ritroviamo il nostro equilibrio, e la vita sembra continuare senza scossoni. Tornando a casa mercoledì, io e la moto imbocchiamo la rampa in discesa del garage. Una giornata come un’altra. A un tratto, la sbandata, la caduta, la scivolata. Io tolgo la polvere dal pavimento del garage con i miei vestiti. La moto, distesa sul fianco destro, va a sbattere contro la saracinesca metallica di un box, producendo un effetto gong che però nessuno sente oltre a me. Ginocchio e caviglia lanciano segnali di allarme. Sguardo perso nel buio del garage, bestemmia non trattenuta. Mi tiro su a fatica, cerco di rimettere in piedi la moto (è pesante). Nessuno sembra essersi fatto male. La porto nel suo box, due pacche sul bauletto e vado in casa a disinfettarmi bendarmi impomatarmi. Giovedì (oggi) ore 8.45. Scendo, perché in effetti il dolore è passato e la mutua non sembra un’opzione. Apro il box e vedo un’ombra diversa dal solito. Accendo la luce. Sotto la moto, una pozzanghera scura e vischiosa di olio. Sguardo all’olio, bestemmia interiore. Torno dal meccanico. Il mio volto impassibile gli fa morire in gola la battuta che so bene stava per dire ("Uè! Quanto tempo che non ci vediamo…!"). "Dopo una caduta", osserva forbito il giovane apprendista con uno zigomo libero da piercing, "è normale che la coppa dell’olio si sbielli". Io e la moto. Tornerò a prenderla stasera. Poi insieme andremo a Lourdes. Costruiremo una piccola rampa – niente di troppo appariscente. Poi prenderemo velocità e ci tufferemo in modo spettacolare nella piscina di acqua benedetta. Splash!
5 risposte a “IO E LA MOTO. STARRING IO. E LA MOTO”
I commenti sono chiusi.
io ho sfasciato un Ape Piaggio contro il muro del mio garage.
Vinco io.
Comunque buona gita a Lourdes.
🙂
Buldra
ancor meglio la catena del S.Vincinio medesimo…
😀
ungoliant
pensa se non ti avevo spedito il braccialetto di san vicinio…
baci
silvietta
Il volo in stile Ghost Rider nella vasca di Lourdes penso sia l’immagine più esilarante di questa grigia mattinata :-DD
se Lourdes non facesse effetto prova un pellegrinaggio a Fatimalaguti, specifico posto miracolante mistico per moto