Mi fanno ridere quelli che criticano Fahrenheit 9/11 dicendo che è un film sciatto e mal realizzato, o peggio ancora che è "di parte". Intanto vorrei vedere che non fosse di parte, altrimenti un film così non avrebbe senso di esistere. Per quanto riguarda lo stile, mi pare ovvio che Moore non è un diplomato in una scuola di cinema: è uno che sa come manipolare le immagini, capisce il valore del montaggio e usa queste sue capacità per fare (contro)informazione. Si capisce lontano un miglio che fare un film per lui non è un fine in sé, ma semplicemente un mezzo (tra i tanti a sua disposizione) per comunicare. Mette piuttosto tristezza che per venire a conoscenza di certi fatti in modo chiaro bisogna pagare il biglietto del cinema, mentre la televisione, mezzo che dovrebbe essere deputato a questo tipo di informazione, trasmette l’ennesimo reality show. Forse Fahrenheit 9/11 è meno lucido del precedente Bowling for Columbine. Sicuramente è più partecipe e più rabbioso. Sconfina in certi punti nella TV del dolore, eppure nel contesto del film probabilmente alcune scene (superflue e deprecabili in un programma televisivo) si rendono necessarie. Il cinema era strapieno – vivaddio. Fa strano vedere gli incassi di Moore sapendo per certo che un film del genere, in Italia, non lo avrebbe prodotto, distribuito e promosso nessuno. Ma in fondo, forse, le gesta del Bush nostrano non valgono un film di denuncia civile. Berlusconi è rappresentato fin troppo bene dalla più insulsa e natalizia produzione cinematografica italiana.
3 risposte a “COSTRUIRE IL DISSENSO A TAVOLINO CON MICHAEL MOORE”
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x raffa: secondo me? 30% per il valore del film e 70% per i contenuti… x mio padre: certo, sognare fa sempre bene… no? ;-P
Va beh ma anche tu! Ti aspetti che la tv, anzi tutte le Televisioni del miglior amico di Bush, ovvero Mr Berlusconi ti dicano quello che ti dice moore? Mi sembra utopico. Cmq se ti leggi i libri di Giulietto Chiesa quelle cose le trovi. Solo che lui si chiama Giulietto Chiesa…
“Moore non è un diplomato in una scuola di cinema: è uno che sa come manipolare le immagini, capisce il valore del montaggio e usa queste sue capacità per fare (contro)informazione. Si capisce lontano un miglio che fare un film per lui non è un fine in sé, ma semplicemente un mezzo…”
scusa se ti cito, ma premesso che a me è piaciuto proprio per le cose che dici (eccheppalle, mi ritrovo sempre nei tuoi giudizi!) c’è un dubbio che mi rimane: la palma d’oro a cannes gliel’hanno data perchè è un bel film o perchè erano daccordo con quello che diceva?