E’ arrivato il momento di scoprire le mie carte di italiano medio. Non mento quando dico che guardo poco la televisione. Ci sono solo un pugno di programmi che guardo con assiduità. Un posto al sole all’ora di cena (è un po’ come la collezione di Dylan Dog, non è facile smettere quando sei un fan della primissima ora). Passepartout la domenica a pranzo (perché Philippe Daverio è il mio vero grande mito culturale) e Che tempo che fa la domenica a cena (più che altro per via di Luciana Littizzetto). Le Iene quando capita. E adesso, lo confesso, da otto settimane si è aggiunto X-Factor.
Di X-Factor, format inglese trasportato da noi con altissimo rischio “Amici”, apprezzo soprattutto la scarsa indulgenza in lacrime, polemiche tra i partecipanti, retorica della mamma e della fidanzata (anche se un paio di volte ci hanno provato, specie con i concorrenti campani). Uno show tutto sommato godibile, che nel corso della programmazione ha trovato la quadra dei tempi giusti, con un conduttore perfettamente medio e assolutamente invisibile (in questo Facchinetti è bravissimo, chiunque può pensare di essere più bravo di lui) e tre giudici dalla chimica esplosiva.
Tanto detesto la Ventura, alfiere del nazionalpopolare probabilmente piazzata in giuria proprio per evitare che X-Factor fosse un programma intelligente fino in fondo, quanto adoro la Maionchi, che è diventata la zia che avrei sempre voluto avere, quella che ti parla di musica e ti manda a cagare in un colpo solo. E poi naturalmente Morgan che gioca a fare il personaggio, il fratello maggiore dei musicisti, passando le sue innominabili (in televisione) pillole di cultura tra filosofia, letteratura greca e musicologia.
Tutto bene, insomma. Uno show da guardare in compagnia per commentare le esibizioni e ridere alle spalle dei cantanti più scialbi. Tutto bene fino a quando per la seconda volta il deus ex machina del “pubblico a casa” ha tentato (giustamente) di buttar fuori l’insulso Emanuele, il rocker da oratorio con la chitarra di Linus. Fin dall’inizio, tra tutti, mi è sembrato sospetto. E adesso è ancora lì, a scapito dei 6/8 – i Manhattan Transfer de noartri, che avevano certamente un po’ rotto i coglioni ma che sono mille volte più dotati.
Vabbe’, io mi sono scoperto e mi sono sfogato. E voi, cosa ne pensate? Non dite che non lo guardate, non ci credo. E se è vero vi consiglio almeno una fugace visione. Si ride parlando di musica pop, non è poi così male.