L’UOMO DAI MILLE SOGNI

Peccato. Peccato che Arturo Brachetti non sia rimasto a Torino più a lungo con il suo spettacolo… Non fosse per il prezzo del biglietto (comunque soldi ben spesi) sarei tornato a vederlo ancora una volta, forse anche due. Brachetti è magnetico, ti esalta, ti fa ridere e ti commuove nel giro di un minuto di spettacolo. Non capirò mai come fa a fare quello che fa. Lo vorrei osservare da vicino, capire i suoi trucchi, un po’ da attore, un po’ da trasformista, un po’ da prestigiatore. Ma forse è meglio così… Meglio non rovinare la magia dello show svelandone il trucco. L’uomo dai 1000 sogni è per Brachetti un ritorno trionfale: lo spettacolo si basa sui ricordi, è ambientato in un solaio (una scenografia superlativa) e vede l’attore impegnato in un one man show di 100 minuti durante i quali dialoga con lo spirito della madre morta reincarnato in una borsetta di finta pelle, enumera ricordi di famiglia e ricordi cinematografici mescolandoli sapientemente e conclude con un toccante ricordo di Fellini e con un omaggio al circo. Durante lo spettacolo, ovviamente, riesce a cambiare almeno 80 personaggi (non li ho contati, ma può essere benissimo). A suo modo catartico, Brachetti è una vera gioia per gli occhi. Mai come in questo caso, a teatro serviva il binocolo! 🙂

ZHANG YIMOU E IL WU XIA PIAN

"Non andate a vedere il film dei cinesi" – così si esprimevano i tamarri all’uscita da Hero, un film presentato dal caro Quentin Tarantino (senza il quale probabilmente avremo dovuto aspettare altri due anni per vederlo, dato che è uscito nel 2002 nel resto del mondo). La pubblicità, ai più distratti, deve aver fatto pensare che si trattasse di un film di Tarantino (quindi sangue, pulp, musica mescolata in modo geniale e contorsioni narrative di ogni sorta). Ovviamente no. Si tratta di un film di Zhang Yimou, che nel frattempo si è convertito al Wu Xia Pian (il cappa e spada cinese) realizzando un poema visivo per certi versi simile a La Tigre e il Dragone di Ang Lee, ma per molti altri unico nel suo genere. Mentre il film di Ang Lee aveva un intreccio avventuroso, Hero presenta lo stesso episodio narrato in molti modi diversi (un espediente molto alla Rashomon di Kurosawa). Mi viene in mente Kurosawa anche per la presentazione degli eserciti e dei guerrieri (anche se Ran e Kagemusha erano film molto più sanguigni e impulsivi – in Hero si vede una sola goccia di sangue in tutto il film). Insomma, sarà per questo, sarà perché Cielo (Donnie Yen), Luna (Zhang Ziyi), Neve che Cade (Maggie Cheung), Spada Spezzata (Tony Leung) e Senza Nome (Jet Li) combattono svolazzando qua e là, sarà per la lentezza congenita dei film orientali, ma gli spettatori o sghignazzavano o russavano. Invece Hero è veramente un esercizio di poesia visiva. Volendo anche un po’ calligrafico ma bello. I combattimenti volanti sono uno stile tipico del genere Wu Xia Pian, quindi non c’è nulla di strano. Ovviamente ti devono piacere, devi essere preparato. Colori, costumi e interpretazioni da urlo (c’è praticamente tutto lo star system cinese) per due ore che sicuramente sono ben spese, a patto di non avere già sonno prima…!

SOLDINI, DE VITO E I MORTI VIVENTI

Qualche DVD sparso visto ultimamente… Agata e la tempesta di Silvio Soldini, surreale e lieve come ha dimostrato di saper fare con Pane e tulipani. Ottimo film colorato e corale: se volessi fare una commedia la vorrei fare come le fa Soldini, che oltretutto è anche uno che non se la tira per niente e ha delle idee di regia quasi sempre geniali. Attori, ovviamente, superlativi. Duplex di Danny De Vito, passato sotto silenzio sia da loro (negli States) che da noi, è acido e cattivissimo come tutti i film di De Vito e in più ha l’appeal di due protagonisti come Ben Stiller e Drew Barrymore. Il tema: una coppia di sposini deve a tutti i costi eliminare la tremenda vecchietta, inquilina fino alla morte del loro stabile. Devia quasi subito verso il grottesco. L’alba dei morti viventi di Zack Snyder: temevo il peggio, ma il remake del capolavoro di Romero non è così male. Ovviamente è un altro film, ma per chi cerca effetti supergore di teste che esplodono, impalamenti e make-up da urlo questo è il film giusto. Oltretutto è teso, ben fatto e non banalissimo. La storia è nota (ma il finale, sui titoli di coda, no)…