IL KOLOSSAL DEL GENERE SENTIMENTALE

Alla fine sono andato a vederlo, Love Actually. Un film da donne, è chiaro – cosa che si potrebbe dire di tutti i film prodotti recentemente dalla Working Title e scritti da Richard Curtis. Se non fosse che quest’uomo è un genio della sceneggiatura. Intendiamoci, può piacere o meno il genere, ma Curtis è bravissimo a raccontare storie d’amore dalle più banali alle più inverosimili. E poi Love Actually (diciamocelo) è il Matrix del genere sentimentale. Ha gli incassi praticamente stampati sul manifesto. Come si fa a non godersi un film con Colin Firth (l’unico divo del genere che rassicura anche gli uomini più sfigati), Hugh Grant (ormai non riesce nemmeno più a mimetizzare la sua intrinseca bastardaggine – è un figo), Emma Thompson e Alan Rickman (mitici), Liam Neeson (sempre intenso) e un paio di comparsate tipo Rowan Atkinson e Claudia Schiffer? Te lo godi, infatti. Alla fine cosa può contare l’inverosimiglianza delle dichiarazioni d’amore urlate di fronte a tutti in un ristorante (stavolta con la variante della lingua portoghese)? E’ un topos, esattamente come il combattimento finale degli action movies che deve sempre essere il più lungo e il più pericoloso di tutti. Love Actually si inserisce in un genere senza stravolgerlo o frullarlo (Curtis non è Tarantino) ma condensando tutte le possibili declinazioni in un solo lungo film (due ore è tanto per la media delle commedie in giro). Love Actually è l’epica della commedia sentimentale, e non si vergogna di usare anche l’amore dei bambini e quello dei vecchi outsider. Punta bassamente alle emozioni come è giusto che questi film facciano, e lo fa bene. Se ti devi spaventare vai a vedere che so, Darkness di Balaguerò e qualche salto giustamente lo fai. Vai a vedere Al calare delle tenebre e resti deluso. Allo stesso modo, Love Actually ti cucina la sua ricetta di riso e lacrime nei punti giusti – una cosa che, ad esempio, Serendipity non riusciva assolutamente a fare. Ruffiano, ma da vedere. A me è piaciuta in particolare la storia della coppia di controfigure del porno. Conviene documentarsi un po’ prima di vederlo per riuscire a tenere traccia di tutti i personaggi, manco ci fosse Altman dietro la macchina da presa… 😉

LATE NIGHT DOUBLE FEATURE PICTURE SHOW

28 giorni dopo e The Hours – mai scelta di late night double feature picture show fu più azzeccata (si sa… a me piacciono i contrasti). The Hours prima, giusto per evitare di andare a letto depresso. Del resto cosa aspettarsi da un film che inizia con il suicidio di Virginia Woolf? A parte gli scherzi, l’ho trovato costruito in modo geniale a livello di storia, sceneggiatura, montaggio parallelo e interpretazione. Un film di attrici – come è lecito aspettarsi quando in campo ci sono Meryl Streep, Julianne Moore e Nicole Kidman col naso finto. La cosa interessante è che il film parla di una scrittrice, di una lettrice e di un personaggio. Interessantissimi gli extra del DVD che mi hanno fatto tornare la voglia di leggere Mrs. Dalloway. Del resto, una volta letto Joyce, perché non cominciare anche la Woolf? Ho solo paura che dopo venga il turno di Proust. 28 giorni dopo – tutta un’altra storia… Girato in digitale, con riprese accelerate sul sangue che schizza copioso dai contagiati del virus che si comportano molto come i morti viventi di Romero. Geniale l’inizio, godibile il resto. Ma Romero è un’altra cosa. Va bene che nel ventunesimo secolo il messaggio politico va a farsi fottere, ma perché anche i film di zombi devono cominciare a somigliare a videogames? Ho una teoria: l’horror dovrebbe essere eversivo, non rassicurante. Per eversivo intendo: Romero, Carpenter, Cronenberg. L’horror con l’happy end è una fiaba morale, è la santificazione dell’ordine costituito. L’esorcista non ha un happy end. La notte dei morti viventi non ha un happy end. Martin non ce l’ha, persino Un lupo mannaro americano a Londra non ce l’ha. Mi domando dove siano i registi cattivi, oggi. Vorrà dire che affitterò Freddy vs. Jason… Divagazioni a parte, il film di Danny Boyle è interessante – vale la pena noleggiarlo per vedere Londra deserta!