BRADLEY COOPER HA NASO (HAHA)

Che dire di Maestro, l’ultima faticaccia di Bradley Cooper, prodotta da Scorsese e Spielberg? Il biopic di Leonard Bernstein e di sua moglie Felicia Montalegre è coinvolgente, ben costruito, sopra le righe esattamente quanto lo era Bernstein stesso, (quasi) mai noioso soprattutto se si è appassionati di musica / di musical.

Ovviamente all’inizio ci si fa subito distrarre dal naso di Bradley Cooper che ruba la scena un po’ come i denti di Rami Malek in Bohemian Rhapsody (il paragone è solo sulla protesi perché per il resto non vorrei confrontare la merda con il risotto).

Poi però entra in scena Carey Mulligan nel ruolo di Felicia – oserei dire per la Mulligan il ruolo della vita, lei è bravissima – e il film da biopic diventa la storia di un matrimonio e di una famiglia in cui il padre ingombrante dalla doppia personalità estroversa (direttore) e introversa (compositore) è anche bisessuale, e con la benedizione della moglie sta anche con il clarinettista interpretato da Matt Bomer e con altri uomini.

È tutta una ridda selvaggia di formati diversi, colore e bianco e nero, illuminazioni geniali, stacchi di montaggio furbissimi che portano avanti la narrazione in modi inaspettati e insomma, bello.

Vorrei dire ho pianto tanto ma ho pianto solo in un punto.

MAY DECEMBER: DAI TABLOID AL CINEMA

Non è facile inquadrare May December di Todd Haynes (a partire dal titolo che sinceramente non ho capito): Netflix lo presenta come una commedia, a tratti si comporta come un thriller, è pieno di riferimenti sirkiani (gli specchi in ogni dove, i primi piani paralleli, gli amori impossibili) come molti altri film di Todd Haynes.

In questo caso specifico, però, è abbastanza chiaro che Haynes ci prende un po’ in giro, o come direbbero i giovani, ci trolla, con un film che ha tutte le carte in regola per essere un capolavoro del camp: storiaccia da tabloid, esagerazioni infinite, musica completamente dissociata (presa di peso da Messaggero d’Amore di Losey, si legge nei titoli di coda), battute fulminanti come “Mi sa che non abbiamo abbastanza würstel” (non sto a spiegare, ma è un momento chiave per capire la cifra del film).

Comunque sia: la storia è ispirata (letteralmente copiata) da quella di un caso di cronaca degli anni ’90. Donna di 36 anni fa sesso con ragazzino di 12 anni, finisce in galera, partorisce dietro le sbarre, esce quando lui ha 18 anni, lo sposa, ci fa altri due figli e vivono tutti felici e contenti (ma davvero?). In May December la donna che (detto alla giapponese) è in fissa con gli shota è Julianne Moore, garanzia di sbrocco prima della fine del primo atto quasi quanto Nicolas Cage.

Un’attrice in cerca di “ruolo della vita” (Natalie Portman) vive con la famiglia della donna per qualche giorno, per “studiarla” al fine di interpretarne il personaggio in un film in fase di pre-produzione. Va detto che per Natalie Portman questo è effettivamente un ruolo gigantesco come non ne aveva da anni.

Le cose non vanno esattamente come tutti sperano che vadano, qualcuno si fa male, qualcuno continua come se niente fosse. Non solo il film, ma tutti i personaggi principali sono dissociati: Portman, Moore e il ragazzino ormai cresciuto e sposato (Charles Melton, vero cuore del film). 

May December è uno studio sui personaggi mascherato da thriller alla Patricia Highsmith mascherato da commedia. C’erano molti modi di affrontare una storia del genere, ma Haynes ha optato per il meno ovvio, perciò a me è sembrato un film imperfetto ma molto coinvolgente.

DEMETER, PER COMPLETISTI DI DRACULA

Bella idea ibridare Master and Commander con Alien, di questo va dato atto. Sulla carta Last Voyage of the Demeter di Andre Øvredal, altrimenti noto (da me) per Autopsy e Scary Stories to Tell in the Dark, era una palla smisurata: una stiracchiatura a lungometraggio di un capitolo di Dracula di Bram Stoker che (giustamente) qualsiasi film vampirico risolve in 15-30 secondi di montato.

Il regista però deve aver deciso che era una figata, e comunque va sottolineato che la visione del film non è così atroce e insulsa quanto avrei potuto pensare. 

Anzi, in certi punti è anche divertente. Proprio perché, come dicevo, segue passo passo (con alcune licenze) il diario di bordo del capitano della Demeter da Varna a Whitby, ma è costruito come Alien di Ridley Scott nel contesto di Master and Commander di Peter Weir. E questo lo rende quantomeno un film curioso. 

Per quanto riguarda Dracula, egli appare solo nel buio, nella nebbia o nella tempesta, nella sua forma di gigapipistrello umanoide, e purtroppo la CGI non è al massimo. Questo è il principale motivo per cui il film regge poco.

L’atmosfera però è bella, ottocentesca e malsana, c’è molto sangue, c’è un bambino che muore male ma recita bene (è quello di C’Mon C’Mon con Joaquin Phoenix) e niente, tutto quello che potrei dire di buono è comunque rovinato da un finale che strizza l’occhio allo spettatore e ti fa venir voglia di bestemmiare.

Quindi non so, ho sentimenti contrastanti. Vedetelo giusto se siete completisti di Dracula o amanti di Alien e di Master and Commander.