Ci vado raramente, lo confesso. Si trova un po’ fuori dai soliti percorsi cittadini (dai miei, almeno). Il Fratelli Marx però è un cinema di quelli che ti scaldano, con la gente che sta alla cassa, il bar, i libri, la programmazione sempre azzeccata. Peccato che queste sale non abbiano sempre il pubblico che meritano. Comunque, parliamo di Nòi Albinòi. Ridente film islandese che ti fa passare la voglia di una vacanza all’estremo nord… Fortunatamente in Islanda ci sono stato recentemente, e ricordo perfettamente la zona dov’è stato girato il film come una delle più desolate e desolanti dell’isola. Ma a parte queste annotazioni folkloristiche, il film è interessante e stuzzicante. Grottesco con finale tragico a sorpresa, come piace a me. Ovviamente lento come solo i film nordici sanno essere (più di Kaurismaki, per dire), ma con musiche intriganti dello stesso regista… Nòi (pronuncia: "nòui") è l’outsider in un villaggio dove sono praticamente tutti outsider. E’ un outsider al quadrato. L’amore, i soldi, la fuga – i suoi sogni si scontrano con il muro di ghiaccio della sua isola. Non gli resta che un View-Master (quanto amavo questi oggetti da piccolo!!!) dove perdersi in una utopistica visione hawaiiana. Dall’Islanda non si fugge.
PARLIAMO IN BALENESE
Yep! Sono andato a vedere Alla ricerca di Nemo! Questi bastardi della Pixar sanno bene come fare un film di successo, e devo dire che sono sempre più bravi. Li invidio. Hanno portato un po’ di aria nuova in casa Disney, e se non ci fossero stati loro credo che il trend musical-kitsch non si sarebbe più risollevato. Voglio dire, dove altro puoi trovare gli squali che fanno autoanalisi, citazioni da Stalag 17, Psycho, Gli uccelli e Memento tutto in un colpo solo? Il segreto è presto detto: al di là della indiscutibile bravura nel campo della CG e dell’animazione (penso al banco di meduse, alla corrente australiana, all’inseguimento nel relitto) è la storia che conta. John Lasseter e soci sono storyteller di razza, e non si lasciano prendere mai né dal sentimentalismo fine a sé stesso, né dalla gag fine a sé stessa, né dal citazionismo fine a sé stesso… insomma, prima che continui a dire sempre la stessa cosa, nei loro film tutto si tiene. Tutto ha senso ai fini della storia, che è il vero elemento forte e di richiamo del film. A parte gli onnivori dell’animazione come me, esiste il modo di piacere a bambini e adulti, ed è quello che hanno capito sia alla Pixar che alla Dreamworks, sia (a tratti) alla Disney. Non c’è alcun bisogno di chiamare per l’ennesima volta Phil Collins a cantare canzoni nel film. Il cartoon musical è andato bene per La bella e la Bestia e Il re leone, ma solo perché gli autori erano Ashman e Menken da un lato e Elton John e Tim Rice dall’altro. L’ossessione politically correct della Disney di realizzare ogni film per catturare i consensi di un gruppo etnico è veramente obsoleta (abbiamo visto Cina, Africa, Grecia, Perù, Brasile, Francia, abbiamo avuto i nativi americani e presto avremo gli eschimesi)… mah! Al di là di tutto, Alla ricerca di Nemo è un film eccezionale, che ha il pregio di tenerti sempre sull’orlo della poltrona… e sarà meglio restare in sala fino alla fine dei titoli di coda per gustarsi qualche sorpresina finale…
IO VIVO IN UN MUSICAL. SOLO CHE SONO STONATO.
Sergio non sarà contento… invece di concentrarmi sui nuovi articoli che dovrei scrivere per Internet News di febbraio mi sto facendo prendere da La piccola bottega degli orrori (quello di Frank Oz, per intenderci) – per me uno dei migliori musical tra quelli più recenti. Cioè, io cerco di scrivere e di organizzare i comunicati allo stato grezzo delle web agency italiane, ma di tanto in tanto scatta la canzone: come resistere ad interpretare Skid Row, Feed me o Grow for me, come impedire a sé stessi di saltare su in un duetto come Suddenly Seymour? 😀
A questo proposito, se come me siete di quelli che sanno a memoria tutti i musical più di culto (per me, almeno, Hair, Tommy, Rocky Horror Picture Show, Jesus Christ Superstar, Singin’ in the Rain e perché no anche Moulin Rouge) ecco un link interessante: Musical Lyrics vi costringerà a cantare (purtroppo) sotto la pioggia.