DEVO CONOSCERE IVA ZANICCHI

Basta: io devo conoscere Iva Zanicchi. La voglio invitare qui a casa mia, cucinare con lei e farmi raccontare aneddoti come quello della gallina, che va presa con la testa sotto l’ascella per poterle agevolmente infilare un dito nel retto e sentire se ha fatto l’uovo!!! Direi che abbiamo raggiunto una delle vette assolute del trash televisivo del primo quadrimestre 2004… o no? Adorabile, assolutamente immensa. Come la mia fantastica dominatrix Daria Bignardi, che guarda chiunque, in studio o nella Fattoria, come un ricercatore che stia osservando il comportamento di un gruppo di insetti sociali. Con interesse, ma sotto sotto con un po’ di disgusto e una buona dose di sadismo. Grazie di esistere Daria… cosa sarebbe la TV italiana senza di te? Vado sul mio pagliericcio.

SPREMUTA DI REALITY

Perché, perché il trash televisivo non ha mai fine? E soprattutto perché mi lascio sempre attirare dall’abisso? Che povertà di idee, poi… Hanno deciso che il reality è il tipo di show che va sfruttato fino a spremerne l’ultima goccia e ci devono propinare anche La Fattoria. Il reality era già vecchio dopo il primo Grande Fratello. Morto un esperimento, perché ripeterlo? Come sempre, pseudo vip in cerca di notorietà, ambiente ostile, sfide, premi in termini di comodità, eccetera. L’unico motivo per guardare La Fattoria è il ritorno di Daria Bignardi, per la quale ho un debole smisurato!!! La partecipazione di intellettuali di calibro come La Pina, infine, mi convince che La Fattoria non è un programma come gli altri. Da un lato, gli spettatori più anestetizzati hanno potuto vedere la nascita di un vitellino, cosa che purtroppo potrebbe non capitare mai dal vivo. Dall’altro, La Fattoria soddisfa i desideri più bassi del popolino che lamenta a gran voce "A lavorare nei campi, dovrebbero andare, questi vip"! Temo che durante la prossima stagione televisiva arriveremo a "La Fabbrica", con Cristiano Malgioglio, Otelma e Paolo Crepet costretti a lavorare in catena di montaggio

DALLA FRANCIA CON FURORE

La differenza tra Gothika e I fiumi di porpora 2: il primo film, girato da Kassovitz a Hollywood, pretende troppo. L’altro, che vanta "sceneggiatura e dialoghi di Luc Besson", pretende un po’ meno. Parlo di pretese in termini di sospensione dell’incredulità, ovviamente, ma anche di pretenziosità. Gothika si presenta come un bel thrillerone patinato con le bellezze da copertina adeguatamente imbruttite come va di moda adesso. Solo che poi non sa decidersi tra lo psycho thriller, il dramma hitchcockiano, l’horror riposseduto che vede la gente morta. Buchi di sceneggiatura che Kassovitz prova a mascherare, ma tira pure la coperta qua e là, quella sempre piccola rimane… Dahan con FP2 fa un clippone acidissimo mescolando MTV (versione francese), poliziottesco all’italiana, polar, arti marziali ed esoterismo citando perfino (udite, udite) il nostro Evangelisti, che a quanto pare è molto più amato in Francia che da noi. Il supercattivo interpretato da Christopher Lee, nel suo primo ruolo post-Saruman, si chiama Heimmerich (o qualcosa del genere). Finale molto evangelistiano, per la verità, ma con cospicui buchi nel plot anche qui. Ma glielo si perdona più volentieri, visto che pretendeva di meno… La stessa differenza che passa tra le canzoni sui titoli di coda: ad un triste remake di un classico dei Who (Behind Blue Eyes) si contrappone un potente pezzo originale di Iggy Pop & Stooges (No Fun). Come dire…