"Non andate a vedere il film dei cinesi" – così si esprimevano i tamarri all’uscita da Hero, un film presentato dal caro Quentin Tarantino (senza il quale probabilmente avremo dovuto aspettare altri due anni per vederlo, dato che è uscito nel 2002 nel resto del mondo). La pubblicità, ai più distratti, deve aver fatto pensare che si trattasse di un film di Tarantino (quindi sangue, pulp, musica mescolata in modo geniale e contorsioni narrative di ogni sorta). Ovviamente no. Si tratta di un film di Zhang Yimou, che nel frattempo si è convertito al Wu Xia Pian (il cappa e spada cinese) realizzando un poema visivo per certi versi simile a La Tigre e il Dragone di Ang Lee, ma per molti altri unico nel suo genere. Mentre il film di Ang Lee aveva un intreccio avventuroso, Hero presenta lo stesso episodio narrato in molti modi diversi (un espediente molto alla Rashomon di Kurosawa). Mi viene in mente Kurosawa anche per la presentazione degli eserciti e dei guerrieri (anche se Ran e Kagemusha erano film molto più sanguigni e impulsivi – in Hero si vede una sola goccia di sangue in tutto il film). Insomma, sarà per questo, sarà perché Cielo (Donnie Yen), Luna (Zhang Ziyi), Neve che Cade (Maggie Cheung), Spada Spezzata (Tony Leung) e Senza Nome (Jet Li) combattono svolazzando qua e là, sarà per la lentezza congenita dei film orientali, ma gli spettatori o sghignazzavano o russavano. Invece Hero è veramente un esercizio di poesia visiva. Volendo anche un po’ calligrafico ma bello. I combattimenti volanti sono uno stile tipico del genere Wu Xia Pian, quindi non c’è nulla di strano. Ovviamente ti devono piacere, devi essere preparato. Colori, costumi e interpretazioni da urlo (c’è praticamente tutto lo star system cinese) per due ore che sicuramente sono ben spese, a patto di non avere già sonno prima…!
SOLDINI, DE VITO E I MORTI VIVENTI
Qualche DVD sparso visto ultimamente… Agata e la tempesta di Silvio Soldini, surreale e lieve come ha dimostrato di saper fare con Pane e tulipani. Ottimo film colorato e corale: se volessi fare una commedia la vorrei fare come le fa Soldini, che oltretutto è anche uno che non se la tira per niente e ha delle idee di regia quasi sempre geniali. Attori, ovviamente, superlativi. Duplex di Danny De Vito, passato sotto silenzio sia da loro (negli States) che da noi, è acido e cattivissimo come tutti i film di De Vito e in più ha l’appeal di due protagonisti come Ben Stiller e Drew Barrymore. Il tema: una coppia di sposini deve a tutti i costi eliminare la tremenda vecchietta, inquilina fino alla morte del loro stabile. Devia quasi subito verso il grottesco. L’alba dei morti viventi di Zack Snyder: temevo il peggio, ma il remake del capolavoro di Romero non è così male. Ovviamente è un altro film, ma per chi cerca effetti supergore di teste che esplodono, impalamenti e make-up da urlo questo è il film giusto. Oltretutto è teso, ben fatto e non banalissimo. La storia è nota (ma il finale, sui titoli di coda, no)…
SPIDER-MAN 2, POLTRONAZZA E POPCORN
Nonostante l’influenza nascente – o forse proprio per questo – non mi sono fatto mancare una visione estasiata di Spider-Man 2 ieri sera, in una di quelle multisale tutte poltrona e popcorn. Perché Spider-Man 2 è l’apoteosi del film da poltronazza e popcorn (e non lo intendo in senso negativo, ovviamente). Ci sono quei casi in cui il sequel è migliore del primo film. Il primo Spider-Man lo vidi 6 volte (è successo per caso – non sono così fanatico). Mi è sempre sembrata un’ottima storia prima di tutto, condita da ottimi effetti speciali. La ricetta di oggi è ancora più sostanziosa, e non provoca nausea! Partiamo dagli effetti digitali: l’arrampicamuri CG del sequel è molto più amalgamato con il paesaggio – specie nelle scene di azione. I tentacoli di Doc Ock fanno un baffo al glider di Goblin e alla sua risibile armatura. Ma quando si parla di Spider-Man non si può ridurre il discorso agli effetti speciali. Si parla di uno dei miti della cultura pop moderna, un mito che richiedeva necessariamente un degno sacerdote come Raimi, che riesce a sposare con le sue immagini l’etica e l’estetica delle pagine di Lee e Ditko. Non è un mistero che questo film è largamente tratto da "Spider-Man No More" (mi pare il n. 50 della serie originale). Già questa scelta è indicativa. La narrazione si dipana scorrevole e ricca di tensione in tre atti che più classici non si può. Atto primo: stato attuale (pessimo) del personaggio Parker, intreccio con la storia di Octavius e nascita del cattivo Doc Ock. Atto secondo: peripezie di amore e di lavoro per Spidey, smascheramenti rituali e rilancio della tensione – Ock rapisce MJ. Atto terzo: si dipanano i fili, il cattivo viene sconfitto e le sottotrame si sciolgono, lanciando un numero sufficiente di ami per Spider-Man 3. Questo per quanto compete ad Alvin Sargent, sceneggiatore. Raimi aggiunge di suo il camera-work e immagini fumettistiche emozionanti (come la dissolvenza sul costume da Spider-Man gettato nella spazzatura – magistrale)! Geniale, a suo modo, l’idea di ripercorrere gli eventi del primo film usando stralci di storyboard originali nei titoli di testa… Più humor, più romanticismo, più azione… Spider-Man 2 è tutto "più". Molina è eccezionale, decisamente un cattivo migliore di Dafoe che già era a suo modo shakespeariano. Insomma… sarò stato preso dai miei problemi di respirazione, ma è certo che Spider-Man 2 è uno di quei film che ti tengono assolutamente incollato alla poltrona. Poi sono stato peggio (colpa dell’aria condizionata?), ma ne è valsa la pena…!
