DALLA FRANCIA CON FURORE

La differenza tra Gothika e I fiumi di porpora 2: il primo film, girato da Kassovitz a Hollywood, pretende troppo. L’altro, che vanta "sceneggiatura e dialoghi di Luc Besson", pretende un po’ meno. Parlo di pretese in termini di sospensione dell’incredulità, ovviamente, ma anche di pretenziosità. Gothika si presenta come un bel thrillerone patinato con le bellezze da copertina adeguatamente imbruttite come va di moda adesso. Solo che poi non sa decidersi tra lo psycho thriller, il dramma hitchcockiano, l’horror riposseduto che vede la gente morta. Buchi di sceneggiatura che Kassovitz prova a mascherare, ma tira pure la coperta qua e là, quella sempre piccola rimane… Dahan con FP2 fa un clippone acidissimo mescolando MTV (versione francese), poliziottesco all’italiana, polar, arti marziali ed esoterismo citando perfino (udite, udite) il nostro Evangelisti, che a quanto pare è molto più amato in Francia che da noi. Il supercattivo interpretato da Christopher Lee, nel suo primo ruolo post-Saruman, si chiama Heimmerich (o qualcosa del genere). Finale molto evangelistiano, per la verità, ma con cospicui buchi nel plot anche qui. Ma glielo si perdona più volentieri, visto che pretendeva di meno… La stessa differenza che passa tra le canzoni sui titoli di coda: ad un triste remake di un classico dei Who (Behind Blue Eyes) si contrappone un potente pezzo originale di Iggy Pop & Stooges (No Fun). Come dire…

L’IMPOSSIBILITA’ DI ESSERE NORMALI

C’è chi dice che non è il miglior Burton, perché non è "burtonesco". Eppure, secondo me, Big Fish è proprio il concentrato di tutto il mondo di Tim Burton da Frankenweenie in poi, con in più qualcosa di nuovo. Edward mani di forbice e Beetlejuice sono due capolavori assoluti di film "burtoneschi". Dopo quelli, il "burtonismo" poteva diventare maniera o autocitazione ironica. Ed Wood, fino adesso a mio avviso il suo film migliore, è un vero film di Tim Burton, senza essere per forza assolutamente burtonesco. Come Big Fish. La grossa novità che i detrattori del film non perdonano al regista è l’iniezione di realtà (o meglio di realismo) nell’atmosfera burtoniana. Invece secondo me è proprio il contrario. La fantasia, di cui Burton si nutre, non è più fine a sé stessa. In Big Fish la fantasia corrode la realtà, la investe e la divora, malinconicamente o allegramente o in entrambi i modi, come è tipico del regista. La storia dell’uomo bigger than life che fa della sua vita una continua narrazione, trasponendo (o facendo trasporre) anche la sua morte su un piano di realtà differente è significativamente il massimo cui Burton poteva giungere – volendo prendere per filosofia il suo approccio alla vita e al fare cinema. In Big Fish c’è il paese di Edward mani di forbice e c’è il castello dell’inventore, c’è il genio ostinato di Ed Wood e c’è il Pinguino di Batman il ritorno. C’è il circo, il freak, la mostruosità e il portento come normalità. C’è la lacrima facile, se vogliamo – o forse sono io che mi lascio influenzare dalla mia storia personale. Ma credo che al di là di questo chiunque senta la tensione tra il piano della realtà e quello della fantasia non possa fare a meno di sentirsi toccato. Menzione speciale a Billy Crudup (il figlio) per essere riuscito bene nel ruolo più difficile: quello dell’unico personaggio dimesso in un mondo di totale stravaganza. Dev’essere una bella fatica fare il normale in un film di Tim Burton…!

CITAZIONISMO PERVERSO (CON GENIO E SREGOLATEZZA)

Quando si dice la goduria. Ieri mi sono visto Cabin Fever, alzando le casse a manetta. Immagina un horror indipendente in stile 21mo secolo (Jeepers Creepers, Radio Killer, 28 giorni dopo – per dare dei riferimenti). Questo horror in particolare, però, rispetto agli altri ha la capacità di centrifugare in un unico milk shake profondamente americano, decisamente acido e pochissimo politically correct tutta una serie di riferimenti che pescano a piene mani dai capisaldi degli anni ’70 e ’80 più eversivi. Faccio una breve lista di "manate sulla testa" (tipo: "Socc! Ma questa è una citazione di una scena di……").
Evil Dead
La notte dei morti viventi
Le colline hanno gli occhi
The Blair Witch Project
La cosa
Un tranquillo weekend di paura
Questi sono i titoli principali che, dosati in modo eccezionale (per la serie copiare e rielaborare) costituiscono il nerbo di un film sanamente e irrimediabilmente splatter (decisamente da vomito per i deboli di stomaco) che contiene una delle scene di sesso più horror della storia del cinema e (va detto per dovere di avvertimento) diverse scene di violenza su animali (ma… nessun animale è stato maltrattato sul set bla bla bla). Mi sembrava di essere tornato ai tempi d’oro di Craven e Romero. L’ironia, invece, è tutta alla Raimi. Il finale è semplicemente delirante e geniale.