NELLA MIA LIBRERIA…

Sollecitato da Sergio, mi cimento nel test anche io…

Libri della mia biblioteca:
I libri della mia biblioteca sono astutamente organizzati in un’ordine che soltanto io comprendo. Partendo dal settore A1 e giungendo al settore G8, si possono trovare, nell’ordine: fumetti di culto mio (come ad esempio Frank Miller, Jack Kirby, Rumiko Takahashi, giusto per fare tre nomi); libri di cinema che vanno dalla teoria di Balasz, Arnheim e Bazin ai più deliranti speciali di Ciak sulla pop culture; libri fotografici che comprendono molti nudi e pose erotiche di inizio secolo (una delle mie perversioni, il vintage porn); poi c’è lo scaffale di rock lyrics frutto del mio rapporto ventennale con Arcana Libri; poi ci sono gli scaffali dedicati ai libri col dorso giallo e precisamente Einaudi Tascabili e Strade Blu Mondadori (quindi tanto Evangelisti, Dazieri, Baldini, ma anche Carroll, Lansdale e chi più ne ha – di noir malati e ironici – più ne metta); poi ci sono i libri universitari, custoditi con cura nonostante la polvere; i classici del cuore, come Joyce, Eliot, Svevo, tanto Pirandello e l’edizione omnia di Giovanni Pascoli; poi c’è lo scaffale di Harry Potter e quello di Lemony Snicket (aspetta: ma non ho già scritto un post del genere? Hmmmm…); poi ci sono i gialli, i rosa, le fiabe, il folklore, i libri di cucina, i manuali (di tutto un po’); poi c’è lo scaffale di narratologia e sceneggiatura cinematografica (ah, il viaggio dell’eroe!); poi ci sono i libri di viaggio e le guide turistiche; i libri in lingua, tra cui spicca l’edizione oxfordiana di tutto Shakespeare (mai letto, ovviamente); i libri millelire, impilati un po’ ovunque, e naturalmente le mille scartoffie sopravvissute a plurime campagne di riordino degli scaffali, miste ai soprammobili inutili più improbabili e trash e ai vasi in ceramica che Stefi continua a posizionare ovunque invece di venderli come sarebbe giusto. Va detto, infine, che la mia biblioteca tende ad espandersi in tutta la casa, per cui non è difficile trovare un Giovane Holden stazionario al cesso o un Tre Moschettieri che pencola sulla cappa della cucina…

L’ultimo libro che ho comprato:
Firmato: Lester Bangs, Jim Derogatis

Il libro che stai leggendo ora:
Maneggiare con cura, Joe R. Lansdale

Tre libri che consiglio:
Il petalo cremisi e il bianco, Michel Faber
Gli Schwartz, Matthew Sharpe
Cuore, Edmondo De Amicis

Cinque blogger a cui provo a passare il testimone:
Svaroschi, Cassiel Heaven, Stream of Thought, Nessun MessaggioPicchi di giornalismo

TORINO E’ (ANCHE) CASA MIA

Si sorride e a volte si sghignazza con il nuovo libro di Giuseppe Culicchia, Torino è casa mia. Per un non torinese, un arguto compendio di tutto ciò che concerne la "torinesità". Per un torinese uno specchio nemmeno troppo deformante della realtà di ogni giorno. Per me, un libro da leggere seduto nei luoghi da Culicchia descritti, come l’Aiuola Balbo, o i gradoni di Piazzale Fusi, le poltrone di Fiorio, l’atrio di Palazzo Nuovo e via dicendo. A quanto pare Laterza ha chiesto al nostro giovin scrittore (che ormai ha compiuto 40 anni) di scrivere una guida turistica sui generis… Infatti il libro (sotto la metafora della casa – Portapalazzo è la cucina, Piazza San Carlo il salotto, etc.) è un po’ la Lonely Planet della città, con segnalazioni di luoghi, storie, tradizioni. In più, c’è l’occhio antropologico che Culicchia esercita dalle pagine di Torino Sette ormai da anni… Da recente intervista sull’Unità leggo che Culicchia ha appena finito di tradurre Huckleberry Finn (uno dei suoi – e dei miei – libri favoriti di ogni tempo)… Buon per lui! Ricordo sempre con nostalgia il suo esordio letterario… Culicchia è l’unico scrittore pubblicato che alla fin fine scriva di cose in cui mi riconosco.

LO ZIO WALT E IL REALISMO SOCIALISTA

Ecco un post che farà pensare alla gente che legge "ma quanto se la tira questo"? Io stesso mi vergogno un po’ di andare in libreria a comprare certi libri, eppure è più forte di me. E, lungi dall’essere una lettura difficile e concettuale, il saggio su Walt Disney di Sergej M. Ejzenstejn è quanto di più illuminante sono riuscito a leggere in tema di cinema e filosofia dell’immagine di recente. Di solito si legge Ejzenstejn all’università, se studi cinema. Anzi, in quel caso devo dire che ti fai anche una bella indigestione. Ma il punto è che il genio di Ejzenstejn traspare da ogni frase, e il suo stile è assolutamente comparabile ad un flusso di idee senza connessione – dove la connessione la trovi tu entrando in sintonia con le frasi. Boh, forse non riesco a spiegarmi. Questo comunque rientra in una serie di saggi sul cinema americano (su Chaplin, su Griffith) che sono costati al regista più di un’abiura al tribunale del realismo socialista… Ejzenstejn considerava Disney (il primo Disney, quello degli anni ’20, ’30 e ’40) il più grande artista americano. L’arte disneyana (non consolatoria o predicatoria secondo il russo) portava le masse in un mondo "altro". Un giudizio di puro formalismo, che avvicina Disney ai grandi surrealisti. Decisamente interessante.