CHI PIU’ SPENDE MENO SPENDE?

Dicono che sesso e soldi fanno girare il mondo. Nella mia personale esperienza, basata sulla mia vita di coppia e quella degli amici, posso dire che è vero. Se una coppia litiga, i motivi possono essere solo due. Il sesso (mi vuoi far fare cose che non ho voglia di fare, non vuoi fare cose che ho voglia di fare o – peggio – hai fatto quelle cose che avevi voglia di fare con un altro/a) e i soldi (spendi troppo, spendi troppo poco, stiamo andando in rosso). Qualunque altro motivo può essere riconducibile a questi due. Questa abile premessa sofistica, per raccontarvi il litigio del giorno in CasaIzzo. In vista delle vacanze, la vostra housewife preferita decide che è ora di acquistare delle protezioni solari. Giusto. Non vogliamo ustionarci. Inizia, neanche troppo velatamente, un battibecco che potremmo così riassumere.
– Guarda, lì vendono dei solari con sconto!
– Ma sei pazzo, io non compro quei solari…
– Perché? Perché sono scontati?
Il nostro atteggiamento nei confronti del denaro parte da posizioni simili, per poi arrivare a differenziarsi di molto. Io stesso non sono un abile risparmiatore, faccio fatica a tenere il conto di quello che spendiamo e in definitiva per me i soldi devono semplicemente "esserci" per coprire le spese ordinarie e permetterne qualcuna straordinaria (ecco perché ho bisogno di uno stipendio fisso e non potrei fare mai più il free lance… vivevo troppo male). Mi accorgo di loro, insomma, solo quando cominciano a mancare. Per Stefi è lo stesso, salvo che non tenta nemmeno di focalizzare il flusso di denaro che entra ed esce senza soluzione di continuità dalle sue tasche. Come molte donne, semplicemente spende. Con in più la radicata idea (da me contrastata in ogni modo) che "chi più spende meno spende". Una massima assurda inventata dalle multinazionali che devono propinarti qualsiasi prodotto a prezzi esorbitanti. Ma procediamo con i solari.
– Quanto sei scemo, io devo prendere i solari di [marca truffaldina di cui non voglio fare il nome], perché sono anallergici e sai che poi la mia pelle non tollera le creme del cazzo…
– Ah, beh… è vero.
A onor del vero, infatti, Stefi ha una pelle molto delicata. Perciò, ci dirigiamo presso il negozio apposito, ovviamente monomarca, abitato da una commessa clone (venuto male) di Victoria Cabello con addosso un camice finto farmaceutico atto ad impressionare il cliente e a dare un’aura di competenza e professionalità.
– Buongiorno, desiderano?
– Avrei bisogno di solari…
L’occhio della commessa brilla malevolo.
– Dove dovete andare?
– A Cuba [torneremo in seguito sul tempismo assoluto degli Izzos nel decidere di andare a Cuba 8 giorni prima che Fidel si sentisse male]…
– Allora consiglierei per la signora una protezione 30, vista la pelle chiara, e magari anche 50 per il viso. Per il signore, invece, dovrebbe bastare una 15.
– Servirebbe anche un doposole
– Stavo appunto per proporle questo latte all’estratto di Aloe, è perfetto! Poi se posso consigliarle questo gel per il viso e il collo, limita la formazione di macchie brune sulla pelle, di cui lei potrebbe soffrire con una prolungata esposizione al sole…
– Mah… in effetti a volte mi capita di avere qualche macchia scura sulla pelle..
– Perfetto, allora aggiungo. Consiglierei anche quest’altra crema idratante, che la pelle beve come acqua fresca nel deserto…
– Ma no, guardi… di creme ne ho a sufficienza
Meno male, penso. Durante tutto il surreale scambio di battute mi sono limitato a fissare la commessa con aria incredula. Finalmente è ora di andarsene. Con tutti quei flaconi e flaconcini il conto sarà come minimo di 50 euro!
– Ecco a lei, sono 67 euro.
COSA?!? (Mi limito ad urlarlo nella mia mente). Ma porca putt… aspetta! No, ho capito male! 167 euro! Centosessantasette! Ma come può essere? Stefi fa un mezzo sorriso alla commessa e paga senza battere ciglio. Uscendo, non posso fare a meno di prorompere.
– Centosessantasetteeeeeeeeeeeeeeee?
– Guada che hai visto male sono centoSETTANTAsette
– CEN… CEN… CEN…
Il viso mi si deforma in una paresi permanente. Cosa era successo? Victoria ci aveva fottuto. Il gel antimacchiesolari costava solo lui 62 euro. Naturalmente Stefi non lo sapeva. Ma anche così, vuol dire che i maledetti solari di [quella marca di merda che non voglio nemmeno nominare] costano 115 euro! Cioè più del doppio di quanto un pugno di flaconcini dovrebbe costare! Quando mi riprendo parte la geremiade: ma li guardi i prezzi delle cose, ma come fai a cadere in queste trappole, ma renditi conto che se ogni mese sei in rosso in banca il motivo c’è… Ovviamente il resto della giornata è rovinato dal fantasma dei solari e dei 177 euro (corrispondenti, vorrei far notare, in pratica a 6 notti a Cuba). Però ci hanno regalato un bellissimo telo mare e una valanga di campioncini per lei e per lui. Tipo una crema per il mio contorno occhi e un gel rinfrescante per la rasatura. Alla faccia del metrosexual.

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FARE IL DROGATO IN GIRO

Dopo un’intera giornata passata in ospedale (al posto di lavorare: bello scambio, eh?) ci si sente veramente spezzati. Chi lavora nella sanità dovrebbe starci un massimo di cinque anni e poi passare altri cinque anni a fare altro prima di tornare ad occuparsi di pazienti. Io e il mio vecchio, sette ore di attesa per fare un esame. Passate un po’ a chiacchierare, un po’ a leggere insieme il giornale, un po’ a dormicchiare su sedie scomode e un po’ a rompere i coglioni ai medici per capire i motivi del ritardo. Che sono sempre gli stessi. Dopo un po’ che lavori coi pazienti sviluppi (è normale) una certa avversione nei loro confronti. Per cui, semplicemente, li ignori. Il paziente diventa invisibile, e se si rende visibile in qualche modo è un rompicoglioni. Comunque sia, una volta concluso, ho deciso di applicare un contrappasso alla prima metà della giornata facendo il drogato in giro. E’ una cosa che dà un’estrema soddisfazione. Si fa così: occorre perdere ogni inibizione, e passeggiare nelle vie del centro con un’andatura storta, sudaticci e con sguardo allucinato. Fermarsi ad ogni fontana o fontanella per lavarsi i piedi, le braccia, le ascelle e la faccia. Dopodiché togliersi le scarpe e distendersi sulla prima panchina disponibile con la bocca semiaperta e un lieve filo di bava, guardando male tutti quelli che si avvicinano nel raggio di 20 metri. Un’optional interessante è provare a parlare ad alta voce da solo (è una cosa che i passanti detestano). Oppure fermarsi in un punto del marciapiede e fissare la gente che si affanna per gli ultimi saldi. In genere fanno il giro largo pensando che tu gli voglia chiedere soldi. Ma tu non chiedi soldi. Semplicemente fissi. Il capitolo finale sarebbe, dopo aver bevuto a tutte le fontane, farsi una bella pisciata sotto un portico del centro. Ma a quello non ho mai osato arrivare. Ho suonato il campanello dell’ufficio di Léaud e gli ho chiesto se potevo pisciare nel suo bagno. Se no a cosa servono gli amici?

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SOVRAPPESO DI SECONDO GRADO

Appuntamento dal dietologo. Niente agopuntura, stavolta, ma una consulenza di coppia sul nostro essere sovrappeso di 2° grado. Dice: sono cazzate, in fondo si vive bene anche con la ventrazza. Però quando fatichi a fare una rampa di scale come puoi pensare di fare altre cose nella vita? E’ un circolo vizioso di pigrizia e cattive abitudini alimentari che va rotto, senza costringersi per forza a mangiare due foglie di insalata al dì. Perciò, dietologo. L’appuntamento è alle 18.30. La visita si protrae fino alle 20.45. Inizialmente veniamo accolti da una filippina che ci fa accomodare in un salottino cupo e asfissiante, che comunica con un salotto più ampio con un impianto stereo anni ’70, poltrone luigi XVI, librerie in legno scuro con le zampe di leone a mo’ di sostegno dove i libri più recenti risalgono al 1974. Stampe settecentesche ovunque, piume d’oca, odore di vecchio albergo sabaudo, tappeti antichi, lampadari con candelabri, leggii secenteschi, piante ornamentali molto rigogliose (grazie alla filippina, immaginiamo). L’attesa non è breve, e cominciamo ad inquietarci e ad assestarci nelle nostre poltroncine di modernariato in pelle rossa. Il dietologo sarà forse un vecchio canuto dallo sguardo indagatore e dai metodi vittoriani? Sorpresa: arriva uno schianto di ragazza che si presenta come la nutrizionista – collaboratrice del dietologo, che giungerà solo in un secondo momento. Con lei, le dolorose ammissioni di tutte le nostre pecche: le razzie nel frigo, i popcorn e le patatine, le bibite gassate e le gare di rutti, i mojito, le cheese cake, la passione smodata per la pizza, le colazioni saltate e le cene con svacco immediato sul divano, l’assenza pressoché totale di attività fisica se si esclude quella sessuale (la nutrizionista alza un sopracciglio come a dire: quella non c’entra), l’odio per le palestre e gli sport organizzati, gli spuntini di mezzanotte, la fame chimica e quant’altro. Poi arriva lui, solare e splendido, in forma e sorridente e ti dice che tutto si può risolvere, che basta abituarsi ad uno stile di vita più sano, che non è normale perdere peso di brutto e poi rimetterlo su tutto nel giro di due mesi, che è molto meglio perdere poco alla volta, che ce la possiamo fare. Anamnesi, pressione, misurazione. Qualche battuta spiritosa per metterci a nostro agio. Poi la redazione della dieta. A 1800 kcal al giorno. Per noi grande pacchia. L’ultima dieta fatta è stata a 600 kcal al giorno! Il concetto è: fai tutti i pasti correttamente, non esagerare, non arrivare mai ad aver fame al pomeriggio, cerca di cenare un po’ prima e di camminare per mezz’ora al giorno dopo aver cenato. Tutto qui? Basterebbe avere un cane per essere obbligati a farlo! Grandi pacche sulle spalle per tutti. E usciti dal dietologo, aperitivo inaugurale di un nuovo locale. Tanto per non smentirsi (ma ce la faremo, non temete)…

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