Prima sento i colpi. Tonfi che riecheggiano giù in strada, come se stessero prendendo a martellate i cassonetti della spazzatura. Poi le voci. Urlano parecchio. Distinguo solo qualcosa come "Devi morire, bastardo figlio di puttanaaahhh!". Decido che può valere la pena affacciarsi. I soliti tossici. Sono in tre. Uno a terra, ranicchiato su sé stesso e gli altri due che lo prendono a calci nelle costole, nel culo, ovunque. Poco più in là una Golf rossa, ferma in mezzo alla strada. Dall’altro lato del cavalcavia due ragazzi pietrificati osservano la scena. Qualche luce è ancora accesa nei palazzi di fronte, nonostante siano le tre. E non sono il solo ad essermi affacciato. Sorseggio piano il rum. Attendo silenziosamente il momento in cui tireranno fuori i coltelli. Valuto la distanza tra me e il telefono. Ma le lame non escono. I due dal calcio facile schizzano nella Golf, dove un terzo tossico li attendeva tranquillo. Una sgommata e via. Quello a terra si mette carponi dopo qualche secondo. Barcolla fino ai cassonetti, vomita e si avvia lentamente in direzione opposta a quella della Golf. Le luci si spengono. Il rum è finito. E’ bello vivere in città.
PATOLOGIE COMPORTAMENTALI DEL DIRIGENTE
Metà gennaio: è il primo momento in cui i dirigenti si svegliano dal letargo cerebrale che li contraddistingue per la maggior parte dell’anno. L’altro momento di risveglio è fine giugno-inizio luglio, in corrispondenza con l’inizio della stagione estiva. Quando il cervello del dirigente si desta, ha sempre un momento di qualche giorno di confusione. Tipicamente, il dirigente non ricorda nulla di quanto ha detto o scritto nei sei mesi precedenti (certamente a causa dello stand-by mentale che lascia loro spazio solo ai muscoli della mano che servono per firmare le carte). Dopo la confusione, arrivano i primi messaggi rivolti ai subalterni, generalmente nella forma della convocazione improvvisa, dell’ordine di servizio o della telefonata minacciosa. Il dirigente ragiona per schemi: gli è richiesto per contratto di avere n nozioni ben stampate in testa, per il resto può dare libero sfogo alle sue eventuali patologie comportamentali. Da queste nozioni, derivano tutte le sue azioni in campo lavorativo, e sulla base delle stesse nozioni la realtà dell’ufficio si deve piegare all’immagine predefinita che dell’ufficio e delle sue dinamiche egli ha. Il dirigente convoca quasi sempre all’ora di pranzo, tanto lui non pranza. Dato che quando il dirigente si desta, tende a convocare tutti i suoi sottoposti nello stesso giorno, ne consegue che per avere un’udienza di qualche minuto occorre attendere all’incirca un’ora nell’anticamera – il regno assoluto della segretaria del dirigente. Al contrario del dirigente, la sua segretaria non dorme mai. Le sue armi sono l’agenda, il telefono e la fotocopiatrice (per le più evolute, c’è il mix scanner/fax/copier ed eventualmente l’utilissimo tritadocumenti). La vera segretaria del dirigente non parla mai (se non a monosillabi e solo con il dirigente stesso). Una segretaria parlante è indice della scarsa considerazione che il sistema ha del dirigente. Terminata l’anticamera, il dirigente riceve nel suo sancta sanctorum il sottoposto, pretendendo un sunto della durata di 2 minuti del grado di avanzamento di tutte le attività iniziate l’estate dell’anno precedente e un sunto di 3 minuti dedicato a tutti i nuovi progetti in ballo per il primo semestre dell’anno in corso. Durante l’esposizione, il dirigente approfitta per ritornare velocemente in uno stato di coma cerebrale tradito dallo sguardo bovino che concede al subalterno. A seguire, parte lo sproloquio di 25-45 minuti in cui il sottoposto deve attuare il rituale di sottomissione, che consiste essenzialmente nel sorridere senza mai far tremare gli angoli della bocca, guardare in viso il dirigente ma senza fissare direttamente gli occhi nei suoi, annuire ripetutamente e non emettere alcun suono riconoscibile. Nel frattempo il dirigente si produrrà in una ricombinazione casuale di parti di discorsi presenti nella sua memoria a sola lettura (i dirigenti più bravi e pagati ne hanno immagazzinati almeno tre, in rari casi quattro). Obiettivi primari del suo discorso saranno: la sistematica demolizione di qualunque idea sensata del subalterno; la proclamazione di minimo tre, massimo sette complete idiozie che il subalterno dovrà comunque portare avanti pur sapendo che di idiozie si tratta; l’affermazione del suo potere assoluto su tutto e su tutti in chiave dispotica e/o ironica; la denigrazione di qualsiasi altro dirigente sia presente nel sistema azienda; il rafforzamento dell’aura di paternalismo spicciolo che deve convincere il subalterno della verità di luoghi comuni del tipo "la mia porta è sempre aperta" o "siamo una grande famiglia". Ciò considerato, il subalterno può comunque difendersi in alcuni modi dai pericoli associati alla vicinanza con il dirigente (generalmente reflusso gastrico, emicrania a grappolo e bruxismo). Una valida strategia di difesa è quella di assumere, in tutte le comunicazioni con il dirigente, un’aria assorta e leggermente preoccupata, dimostrando comunque sempre una certa premura di staccarsi per andare a compiere qualche oscura mansione (una borsa piena, anche di giornali vecchi, può rafforzare questa impressione di efficienza). Un’altra strategia è quella di riproporre al dirigente, nel secondo incontro annuale, le stesse idee idiote da lui proposte nell’incontro precedente. Abbiamo infatti sottolineato che la memoria a breve termine del dirigente è completamente assente, perciò sarà sufficiente infarcire di locuzioni tecniche la propria proposta per vederla accettata. Se siete anche voi nel periodo del risveglio dirigenziale, queste righe vi potranno essere sommamente utili. Altrimenti, a risentirci verso il 21 giugno.
Tag: dirigenti, azienda, fenomenologia
IL DECENNIO DI PLASTICA
Spinto da quel diabolico genio del blogging che risponde al nome di Axell, che sa solleticare egregiamente i miei istinti più bassi, mi vedo costretto anche io a fare la hit parade dei miei ricordi più trash del meraviglioso decennio di plastica. Con l’avvertenza che – come Suz – dal 1984 al 1989 sono stato considerato un outsider in quanto "truzzo" (non vestivo alla paninara, il mio massimo era il finto dark metal de noantri). Poi è arrivato il grunge e lo stile un po’ truzzo è tornato di moda, quindi tutto è rientrato nella normalità. Allora… Prima di tutto va specificato che gli anni ’80 una cosa è viverli (cioè averli vissuti, magari anche non digerendoli), una cosa è scoprirli (cioè rendersi conto negli anni ’90 che qualcosa di intelligente che magari ci era sfuggito c’era anche lì) e una cosa è riscoprirli (cioè rivedere in chiave nostalgica negli anni 2000 tutto ciò che successo senza fare troppe distinzioni tra il brutto e il bello, l’utile e l’inutile). Perciò io darei una risposta tripartita e tricefala ad ogni domanda. E andiamo a incominciare.
Il film
Vissuto: The Breakfast Club
Scoperto: Vivere e morire a Los Angeles
Riscoperto: Grosso guaio a Chinatown
L’attore
Vissuto: Dan Aykroyd
Scoperto: Jeff Goldblum
Riscoperto: Bill Murray
L’attrice
Vissuta: Phoebe Cates
Scoperta: Kathleen Turner
Riscoperta: Michelle Pfeiffer
Il libro
Vissuto: Il nome della rosa (Eco)
Scoperto: Altri libertini (Tondelli)
Riscoperto: Sposerò Simon Le Bon (venduto per 200 euro a un collezionista l’anno scorso)
Il gioco
Vissuto: Cluedo
Scoperto: Il Super Tele
Riscoperto: Micronauti (e relativa Micronite)
L’abbigliamento
Vissuto: Le Timberland smesse dei cugini ricchi
Scoperto: Le Adidas dei Run DMC
Riscoperto: I giubbotti di pelle rossa alla Michael Jackson
La rivista per soli uomini
Vissuto: Lando, Sukia, Oltretomba
Scoperto: Caballero, ma soprattutto Erotik (il primo fotoromanzo pornocolor)!
Riscoperto: Le Ore (ce n’era una collezione intera nel magazzino dei boy-scout)
La canzone
Vissuta: You Spin Me Round dei Dead or Alive
Scoperta: Una qualsiasi dei Kraftwerk
Riscoperta: Fade to Grey dei Visage
La band
Vissuta: Simple Minds, Eurythmics, Cure
Scoperta: Virgin Prunes, XTC, PIL
Riscoperta: Bauhaus, Adam & The Ants, Cocteau Twins
La serie TV
Vissuta: Arnold e Il mio amico Ricky
Scoperta: Moonlightning
Riscoperta: Miami Vice
Lo spot televisivo
Vissuto: Il piccolo Mugnaio Bianco
Scoperto: I Lubrificanti Fiat che davano in omaggio la Trekking Light ("Illumìna i pesciolini!")
Riscoperto: Pennelli Cinghiale
Il cartone
Vissuto: Lupin III
Scoperto: Maison Ikkoku (Cara Dolce Kyoko)
Riscoperto: Ranma 1/2
L’oggetto tecnologico
Vissuto: Sinclair ZX Spectrum
Scoperto: C’era poco da scoprire, la tecnologia avanzava e basta
Riscoperto: La mia prima console Atari ("Magari!")
Comicità
Vissuta: Drive In
Scoperta: Lupo Solitario, Matrjoska e L’Araba Fenice
Riscoperta: Che fai… Ridi?
La trasmissione TV
Vissuta: Il pranzo è servito
Scoperta: Maurizio Costanzo Show
Riscoperta: Quelli della notte
L’oggetto da arredamento
Vissuto: I peluche buffi
Scoperto: Il "fagiolone"
Riscoperto: I televisori Brionvega di Sottsass
L’automobile
Vissuta: Renault 4 (di quarta mano)
Scoperta: La Volvo (qualsiasi modello, bastava dire "Volvo")
Riscoperta: Fiat Uno (comodosa scattosa risparmiosa)
Il cibo
Vissuto: I tegolini
Scoperto: I bastoncini di Capitan Findus (quello vecchio e barbuto non il capitano metrosexual odierno)
Riscoperto: Le caramelle PEZ
Uff! Maledetto Axell, mi ci hai fatto perdere almeno tre ore su questo post ignobile! :-))
