WEB 2.0: PER MOLTI MA NON PER TUTTI

Vi racconto il paradosso di una pubblica amministrazione. Grazie all’iniziativa personale di una preziosa collaboratrice, viene presentato a un dirigente un progetto di e-democracy partecipativa basata su strumenti 2.0 (sostanzialmente un wiki). Paraculaggio preventivo: la realizzazione di 5-slide-5 che dicessero cos’è il web 2.0, come si progetta per il web 2.0, quali i rischi e le opportunità di un progetto del genere, quali le fasi del progetto. Questo perché il dirigente in questione non sopporta un livello di analisi superiore alle 3 righe di testo in corpo 28. Al momento di presentare le slide parte il sottile brivido di terrore. Il dirigente che si occupa di comunicazione (e quindi anche dei progetti web) non ha ben chiaro nemmeno il web 1.0, figurarsi le tendenze in atto negli ultimi tre anni. All’enunciazione dei termini "condivisione", "partecipazione" e "user generated content" il sopracciglio del dirigente si alza ogni volta un po’ di più, tanto che mi sembra debba levitargli qualche centimetro sopra la fronte. Il clou è lo scambio di battute raggelante: "Come una specie di Wikipedia, hai presente Wikipedia?" – "No". Riesco a dribblare la classica obiezione "Se gli utenti generano il contenuto vuol dire che scrivono insulti e bestemmie usando questi strumenti partecipativi" (che poi non è del tutto alieno dalla realtà dai fatti, ma suvvia, cerchiamo di mettere questi brutti social network in una luce positiva). Non riesco, però, a reggere il silenzio e l’indecifrabile sguardo che il dirigente mi pianta addosso. Vorrei solo urlare "E’ colpa di Daniela, è lei che mi ha convinto a dirti queste fregnacce, è tutto uno scherzo, il web 2.0 non esiste!", ma riesco a resistere e a sostenere il suo sguardo. L’incontro si conclude così. Dopo un paio di giorni, il responso telefonico. "Sai, questa idea del web 2.0 non è da buttar via, è molto innovativa. La terrei in caldo però per il 2009-2010, sai… Perché non credo che i nostri utenti siano ancora pronti". Ubi maior…

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QUALCHE NOVITA’ SPARSA E UN CLASSICO SENZA TEMPO

Dioniso ha finalmente messo la testa a posto. Si sposa a Febbraio. A New York, naturalmente. Prima che pensiate che mi sia messo in testa di fare il novello Neil Gaiman, chiarisco il punto: Dioniso è mio cugino. Anche se si fa chiamare Dion. La notizia l’ho avuta ieri sera, ed è innegabile l’entusiasmo mio e di Stefi. Era da un po’, in effetti, che cercavamo una buona scusa per una settimana a NYC. Cioè, quando si pensa alle vacanze estive, ad esempio, non è che il primo posto che ti viene in mente sia New York. D’altra parte, nel resto dell’anno hai poca possibilità, magari, di andare così lontano se non hai anche una motivazione collaterale. E la motivazione adesso c’è. Si trova per la precisione nel Bronx. Pregusto già un viaggio notturno in metropolitana dal Bronx a Coney Island, arrivando all’alba sulla spiaggia e urlando "Waaaaariors… Come out and plaaaaaaaaaaay!"… Va beh. Son soddisfazioni, comunque. E poi la futura cugina si chiama Holly, proprio come Holly Golightly. Dopo aver assorbito la notizia, mi son messo comodo a guardare finalmente la prima puntata di Heroes. Ammetto che ne avevo visto un pezzo di sfuggita su Italia 1 e mi aveva lasciato indifferente, mentre la puntata in lingua originale rende decisamente bene e il serial ha sicuramente fatto presa su di me. Ora devo scaricare tutte le altre puntate… E poi stamattina il grande classico senza tempo. Anzi no, diciamo prima un’altra piccola novità: dopo 11 mesi che rompiamo i coglioni l’amministratrice ci ha trovato un box auto vero (non la bufala di adesso dove ci sta giusto la moto). Visto il box, provato spostando la moto in lungo e in largo, facciamo a cambio. Peccato che, appunto, nella foga di spostarci da un garage all’altro, ho lasciato tutta la notte le chiavi nel quadro della moto. Il risultato è il classico cui accennavo: batteria scarica e moto che non parte, con conseguente sudata, cristonamento, corsa per il bus e ritardo al lavoro. E pensare che mi ero anche fatto la doccia mattutina per sentirmi fresh and clean! Un vero déja vu!

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PRODUCI CONSUMA CREPA (MA ANCHE: SBATTITI FATTI CREPA)

Se la penultima giornata di ferie è volata in burocrazia, l’ultima si è svolta nella non esistenza dei centri commerciali. Nei centri commerciali io infatti mi sento una cosa. Nemmeno, insomma… Non mi sento parte dell’esistente. A vivere, a brillare, è la merce. Comunque sia, un giro all’Ikea fa piacere a tutti se non c’è il marasma del sabato pomeriggio. E poi confesso: volevo vedere la nuova FNAC delle Gru, e sono rimasto soddisfatto. Per un motivo molto semplice. Mi sembra che abbiano progettato la FNAC di Grugliasco con un occhio ai problemi che i clienti devono per forza aver segnalato nei riguardi della FNAC di Torino. Mi spiego: nella nuova FNAC tutto è ordinatissimo, etichettatissimo e facilissimo da trovare. E poi c’è la moto di Ghost Rider che troneggia all’ingresso, mica cazzi! Noto di sfuggita che mentre non c’eravamo qualcuno ha pensato a piazzare un menhir di alluminio nel cortile delle Gru e nel frattempo vengo gabbato come un deficiente da Stefi ("Sai, devo solo prendere due detersivi che mancano"…. E scatta la spesona). Ma torniamo all’Ikea. Quello che mi ha sconvolto è stata la scena seguente, tra una giovane mamma e suo figlio di 9, massimo 10 anni.
M – E perché non prendi questa (riferendosi ad una lampada Ikea appena uscita)?
F – Mamma, quella no! Al massimo quella in versione blu!
M – Ma perché? Il bianco è bello in queste lampade di carta…
F – Sì ma ci sono già i muri bianchi, le tende invece sono blu, quindi sta meglio il blu che richiama!
Perplesso, avanzo di qualche metro per poi ri-incrociarli più avanti, ancora intenti a discutere di lampade.
M – Guarda che ti serve un punto luce a soffitto in camera tua…
F – Mamma, no! Il punto luce a soffitto è vecchio! Io preferisco diversi punti luce a terra o sui mobili!
M – Comunque non avresti abbastanza luce…
F – A volte è meglio circondarsi di cose belle che di cose utili! (sic)
Ovviamente, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato qualcosa tipo "piccoli gay crescono". Poi ho pensato che anche io detesto i punti luce a soffitto, quindi non ho fatto nessun commento. Magari era solo un giovane metrosexual

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