COSA VUOI FARE DA GRANDE? ME LO CHIEDO TUTTORA

Il temuto giorno si avvicina vieppiù (-4), e io sento dentro di me la solita tensione, la solita sottile angoscia che attanaglia il petto, la solita cappa di depressione che fa chinare capo e schiena. Per combattere queste sgradevoli sensazioni, cosa c’è di meglio che lanciare un bel meme? Lo so, di solito evito… Però compatitemi, ho quasi 37 anni e la mia vita resta sempre il solito inquietante mistero buffo. Perciò, ecco cosa pensavo. Avete presente quando da piccoli vi chiedono cosa volete fare da grandi? Io me lo chiedo tuttora, anche se la domanda è leggermente diversa. Dato che qualche porta, dietro di me, negli anni me la sono chiusa, io mi chiedo: cosa avrei voluto fare, ma soprattutto cosa avrei voluto essere se non fossi quello che sono adesso (cioè un clown triste nello spoglio teatro dell’esistenza)? Mi spiego? Allora ecco dieci possibilità per me… Dieci cose che vorrei fare, che vorrei essere, e che probabilmente non sarò mai.

1. Un esteta (tipo Joris Karl Huysmans, per intenderci)
2. Un profumiere (per la precisione un "naso")
3. Gene Kelly
4. Un costumista teatrale
5. Uno che ti fa i trucchi prostetici tipo ustioni, ferite e facce da zombi
6. Editor-in-chief alla Marvel
7. Un nephilim
8. Un nanetto che non cresce, come Oskar del Tamburo di latta
9. Lydia Lunch (o Nina Hagen, nel caso)
10. Archibald "Harry" Tuttle

La palla la passo a chi la vuole prendere, che non mi va di costringere nessuno. Però giocate un po’ con un povero quasi-quarantenne in sindrome pseudo-pre-mestruale, dai!

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PRETTY (OLD) WOMAN: UNA SPLENDIDA SETTANTENNE

La mamma, in genere, sul blog non si tocca. Mica peraltro, neh? Solo che è un argomento un tantino complesso da affrontare. Però insomma, la vecchia ha compiuto ormai 70 anni, ne ha passate di cotte e di crude, e ci è sembrato doveroso – il giorno del suo compleanno – accompagnarla a fare shopping selvaggio in tutti i possibili grandi magazzini di abiti, scarpe e borse. Purtroppo non teniamo mai conto che la mamma ha la sindrome da pretty (old) woman… Prima borbotta perché non si sente bene e la vogliamo buttare giù dal letto alle quattro del pomeriggio (e intanto tra un rallentamento e l’altro usciamo alle 17.30). Poi, una volta nel camerino è capace di provare 40 maglie, 10 paia di pantaloni, qualche giacca e un numero imprecisato di scarpe che sembrano tutte uguali. Maestra nel restare l’ultima presenza umana in un negozio che sta per chiudere, mia madre è capace di esasperare qualsiasi commessa (questo fa difetto, questo ha un filo tirato, questo fascia troppo… Ma son di nuovo tornate di moda le casacche?) e di prendere figlio e nuora per sfinimento. Onestamente, non so come facesse mio padre. Immagino si sedesse su una seggiola e ondeggiasse avanti e indietro fissando nel vuoto per un paio d’ore. Almeno, io sarei tentato di fare così. Se non dovessi fare il piccolo commesso gay che sceglie qualcosa color malva piuttosto che color lilla. O che sa distinguere tra un ruggine e un becco d’oca. Perché l’arancio ha tutte le sue sfumature. Comunque sia, alla fine il guardaroba è rifatto, la mamma è soddisfatta e noi siamo sopravvissuti: cosa vogliamo di più dalla vita? Ora non resta che attendere il Natale con mutismo e rassegnazione… Poi, se dio vuole, sarà finito anche questo mese.

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ESPLORIAMO IL NOSTRO LATO FEMMINILE: IO… E LE BORSE

Diciamolo qui, ora e apertamente: io sono un maniaco della borsa. Non sono uno che fa dello shopping uno stile di vita, e in generale sono più attirato da libri, musica, film ed elettronica in genere (il mio megastore preferito è ovviamente Fnac). Ma c’è una cosa alla quale non so resistere, ed è la borsa. Mi piace lo zainetto, mi piace il borsello, un po’ meno il marsupio, mi piace la tasca da postino, mi piace la tracolla, mi piace il monospalla, mi piace la cosiddetta borsa ufficio (genere medico/avvocato giovane carino e molto occupato), mi piace la pochette, mi piace anche lo shopper se è fatto bene. Ma io devo avere con me una borsa. Da sempre. Altrimenti mi sento nudo. Sarebbe curioso (ma lascerò che lo facciate voi) analizzare il motivo inconscio di questo bisogno. Semplicemente io devo avere con me una serie di oggetti imprescindibili e odio appesantire le tasche di pantaloni e giacche. La mia borsa è un delirio, peggio di quella di molte donne che conosco. E, come da tradizione, se cerco una cosa nella mia borsa non la troverò mai, se non svuotandone tutto il contenuto su un tavolo e facendo un inventario approfondito. Attualmente, ad esempio, nella mia borsa ci sono: le chiavi di casa, le chiavi della macchina, le chiavi dell’ufficio, una chiavetta USB, un portamonete, un portafogli, un paio di penne, un paio di bloc notes, un libro (A tu per tu con la paura di Krishnananda, consigliabilissimo soprattutto per allontanare gli scocciatori indesiderati che ti vedono leggere un libro Feltrinelli Oriente e girano al largo), una macchina fotografica, un cellulare, un lettore MP3 corredato da cuffie spaziali che coprono tutto l’orecchio (fondamentali per l’inverno), un paio di occhiali da sole, una pochette con buoni pasto e resti di bar e ristoranti, una bottiglietta d’acqua, un quadernone ad anelli, un mazzo di tarocchi di marsiglia, un ombrello pieghevole, un dispenser di gocce di melissa, un blister di echinacea e un paio di guanti di lana. Concorderete con me che sono quelle due cose che nessuno può fare a meno di portarsi dietro! Ma questa è la borsa dei giorni feriali. Nei festivi, o quando esco la sera, scatta la borsa versione ridotta: cellulare, portafogli, chiavi di casa, chiavi della macchina, lettore MP3 (con auricolare mini). Il problema sorge quando esco dall’ufficio per il pranzo. Posso io portarmi 15 kg di borsa anche al bar? No, ed ecco come risolvo il problema. Nella borsa grande (che attualmente è una vecchia postina MHWay, intercambiabile vuoi con altre postine, vuoi con zainetti tipo Quicksilver, Mambo o Napapjiri) ci deve stare una borsa piccola da estrarre all’occasione. Ovviamente non uno di quei borselli che uso di norma nei weekend (Samsonite, Celio, Jansport o simili) ma uno shopper un po’ carino: la busta di plastica del Crai fa troppo pensionato. A questo scopo, ieri la compulsione al consumo di borse mi ha spinto ad acquistare uno shopper di tela di Roy Paci & Aretuska (a proposito, ottimo concerto, foto e video qui), che mi dovrebbe far svoltare le giornate. Insomma, sono o non sono l’unico maschio che si perde di fronte alle vetrine dei negozi di borse e che non sa più dove riporre i suoi acquisti quasi sempre inutili? Aiuto!

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