SEPTEMBER’S HERE AGAIN

Colonna sonora per il post: qui. Tempo di lettura previsto: 1’14”.

Siamo tornati. Ché quando sei in vacanza non pensi a nulla, anche se quando sta per finire un po’ ti manca il tuo letto. L’Istria è stata una piacevole sorpresa, magari ne parlerò più diffusamente in altra sede. Mare, scogli, tuffi, cittadine incantate. Cari amici che ti fanno da guida. Buona tavola e belle camminate. Peccato solo per la razza bastarda del viator italicus, che non smette mai di sciamare, urlare e comportarsi come se fosse il padrone del mondo.

L’atteggiamento sostanzialmente colonialista del turista italiano è fastidiosissimo, e mi spinge ad aggregarmi a gruppi di inglesi, a volte persino di tedeschi, pur di non avere contatti con i compatrioti in occasioni come una visita ad un parco nazionale. Il turista italiano è il concentrato essenziale dell’italiano medio. Tutto gli è dovuto, tutto gli è concesso e tutto va contaminato col pressapochismo e la supponenza.

Tuttavia, rientrando in Italia (e grazie anche ad un altro caro amico e alla sua meravigliosa famiglia) ci siamo soffermati anche in Friuli, dove il problema non si poneva più: il Friuli non è un tradizionale territorio di caccia per il turista italiano, dato che non è propriamente un ex-colonia. Poi è anche una regione a statuto speciale, quindi è diffuso il pregiudizio che sia un posto da snob.

Di nuovo a casa, mi attende (per fortuna) un’ulteriore settimana di ferie e (per Giove!) uno sputtanamento totale delle impostazioni personali sul PC rimasto solo per due settimane. In compenso è arrivato anche l’EeePC 900 che si sta comportando molto meglio di quanto pensassi. Per ora mangia dalla rete del vicino (che si sa, è sempre più verde). Poi, va beh, comprerò un router wireless. Ma tra un po’.

Prima lasciamo che settembre finisca.

L’ESTATE STA FINENDO

Siamo passati attraverso i monsoni. Attraverso gli inusitati picchi di lavoro.
Attraverso i ventilatori e i condizionatori. Attraverso i deumidificatori.
Attraverso Friendfeed. Attraverso le prenotazioni. Attraverso le Lonely Planet.
Attraverso le fluttuazioni del petrolio.
Siamo passati attraverso Berlusconi e Veltroni. E ci è rimasto addosso un po’ di fango.
Siamo passati per fannulloni.
Siamo passati attraverso la Cina e la Georgia, fuori e dentro lo schermo.
Ci siamo scoperti famigliocristiani.

Abbiamo mangiato meno. Forse. Non abbiamo mangiato più sano.
Abbiamo ucciso blogger, comprato gadget, festeggiato compleanni.
Abbiamo ignorato stampa e televisione.
Abbiamo letto l’oroscopo dell’Internazionale.

Ora basta.
L’estate sta finendo, è ora di partire.
Ferragosto è il momento in cui tutto si sospende per un attimo. Il momento in cui il nulla dilaga. Noi non ci saremo. Qui si chiude per qualche giorno.
Lasciate i vostri messaggi dopo il bip.

10 SCUSE DA USARE IN UFFICIO

Non c’è niente di meglio per rinfrescarsi, in Agosto, di una bella statistica da leggere in spiaggia.
Magari una statistica su quanto è calato l’assenteismo nel settore pubblico da quando il mago Brunetta ci ha messo le mani. Perché si sa, l’odio ideologico verso i dipendenti pubblici è tradizionalmente bipartisan, e Brunetta pare l’unico ministro di questo esecutivo valutato positivamente anche a sinistra.

Ora, a parte il fatto che la strombazzata notizia che “la media delle assenze per malattia si porta su un valore medio di circa 10 giorni” è palesemente falsa – o meglio, contiene una verità distorta – dato che 10,5 giorni è il numero medio di assenze fin dal 2006 e lo è per tutte le assenze retribuite e non solo per malattia; a parte il fatto che la statistica è basata su un campione di 210 pubbliche amministrazioni (contro le 3.200 registrate in Italia); a parte il fatto che nel settore privato i dati INPS confermano un valore medio di 9,5 giorni per le stesse assenze; a parte tutto ciò, ne consegue che se i lavoratori pubblici sono tanto migliorati, tanto varrebbe aumentargli un po’ lo stipendio… no?

Altrimenti, ecco un simpatico elenco delle dieci migliori scuse per ritardo in ufficio, tratte dal manuale del perfetto fannullone. Io le ho usate tutte, ma sia chiaro che l’ho fatto per ritardi di uno o due minuti e che almeno una volta (non necessariamente la prima) hanno avuto carattere di verità.

  1. Nonèsshuonataashvegliahhh (da dire con bocca impastata)
  2. Il tram ha preso sotto un pedone e ci hanno fermato tutti come testimoni
  3. La moto mi ha lasciato a piedi e il self service mi ha mangiato gli ultimi 10 euro
  4. Sono rimasto chiuso nell’ascensore
  5. Ho avuto la dissenteria fino alle 9 del mattino
  6. Hanno iniziato cinque nuovi cantieri e mi sono perso per strade secondarie
  7. Ho fatto le ore piccole ieri notte
  8. Il treno da Napoli ha fatto ritardo (in caso di pendolarismo)
  9. Ho avuto un piccolo incidente (dimostrare con abiti laceri e contusioni)
  10. Avevo tutti i vestiti nel cesto della roba sporca

Curiosamente, l’atteggiamento dell’Amministrazione in generale è quello di dirti “Non puoi partire prima da casa / Non puoi puntare la sveglia un’ora prima”. Non si rendono conto che è un discorso che mira ad erodere le mie scarse ore di libertà dal lavoro. E comunque, se sul versante contrattuale non ci saranno cambiamenti, in autunno è pronta l’undicesima giustificazione per assenza. Quella dello sciopero generale.
Lo so. Lo facciamo solo più noi. Compatiteci, però. E’ l’unica arma che ci resta.