IL MATRIMONIO DELLA PIMPA

Un po’ in ritardo, come si conviene, qualche nota sul matrimonio della Pimpa… Dall’imprescindibile punto di vista privilegiato di Casa Izzo! La proverbiale nube di sfiga, infatti, non ci abbandona nemmeno nei giorni più felici. Avendo l’astrusa coppia deciso di sposarsi alle 9.20 del mattino (in realtà sono stati obbligati dall’ingranaggio della burocrazia a presentarsi ad un tale orario antelucano in comune), la sveglia alle 7.45 era d’obbligo. Il vostro eroe si lava e si veste in un nonnulla, ma è in agguato il pericolo sotto forma di bottoni della giacca che stanno per scucirsi. Ma come le lavano le giacche in tintoria? Un lesto lavoro di ago e filo ci fa comunque perdere minuti preziosi. Splendidi nei nostri vestiti da cerimonia estiva (colori di Pietro: sabbia, bianco, arancione; colori di Stefi: nero, arancione e sorriso) rotoliamo brutalmente giù dalle scale verso la macchina. La Tesoriera, situata nel parco omonimo in corso Francia a Torino, è un posto bellissimo: assolutamente da vedere, magari non quando ci sono dieci matrimoni programmati nella mattinata. La sua peculiarità è quella di estendersi in prossimità di una delle future fermate della metropolitana taurinense (Torino non sta mai ferma…). Perciò, impieghiamo 15 minuti a trovar parcheggio. Poco male. Il mionico testimone era già sul posto da una mezz’oretta, e aveva fortunatamente sbrigato quel po’ di pratiche burocratiche necessarie. I neo-coniugi si sposano con sobrietà e stile (gangsta-chic lui, shantung-coloratissima lei), di fronte ad un ufficiale comunale marpionissimo che guardava le tette di una delle testimoni. In quel momento ho avuto un flash, e ho capito il lavoro che voglio fare: l’ufficiale comunale che sposa le persone. Tutti sempre felici e contenti, tutti positivi. Mi azzarderei anche ad improvvisare discorsi traboccanti d’amore per tutti gli sposi. Ma tant’è, la cerimonia è breve, ed il mio sogno ad occhi aperti deve lasciare il posto al mio mestiere di fotografo ufficiale dell’evento. Tutti i parenti dello sposo, quelli della sposa, gli amici, i testimoni… Le foto ufficiali, accompagnate però da qualche chicca tipo le foto a "The Others" o quelle a "Collateral" o a dettagli delle scollature delle invitate più procaci. Presto giunge il momento di recarsi nell’agriturismo per il ricevimento. Come è di moda da qualche anno per tutte le coppie di sposi (me compreso), ci si dirige verso un posto assolutamente dimenticato da dio, sperduto in itinerari collinari e boschivi degni di un horror fiabesco. Lo sposo aveva consegnato a tutti una cartina per aiutarci ad arrivare sul posto. Con indicazioni, manco a dirlo, errate (colpa di Via Michelin, non sua). Risultato: quattro macchinate di disperati, capitanate da me e Stefi, che si aggiravano sui colli tra Chivasso e Casale Monferrato non capendo assolutamente nulla dell’itinerario proposto. Giungiamo alfine alla Terra dei Profumi (consigliabilissimo) e ci accomodiamo nelle tavolate organizzate ad arte come se si fosse alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico ad Hogwarts (fondamentalmente quattro grandi tavolate e un tavolo più piccolo sopraelevato rispetto agli altri con gli sposi, i testimoni e i loro consorti). Ovviamente dopo qualche minuto hanno cominciato a volar via le giacche, le cravatte, poi i bottoni delle camicie ed in molti casi anche scarpe e calzini. Si finisce nello svacco più totale tra amache e grappini… Una bella festa! La sera dopo ho riguardato Fandango… perché lo spirito, alla fine, è quello. 😉

“STAVO PENSANDO…”

Caldo.
Troppo.
Arrivo annunciato da un soffio di aria bollente.
Lei è quasi nuda, distesa sul letto. Le sue curve mi chiamano. Respira piano.
Mi avvicino. Nemmeno il caldo può bruciare quanto la sua immagine.
Sto per sfiorare le sue labbra
– Ma che cazzo hai mangiato, hai un alito assurdo!
Inutile. Passare il pomeriggio a leggere Sin City di straforo e immaginare di essere un duro da noir non serve a nulla. Stefi sa sempre la cosa giusta da dire per smontarmi.
– E vabbè, sono stato dal cinese, almeno ha l’aria condizionata che funziona…
– Ah, ecco… il mio cinesino dell’amore…
Il caldo comunque mi ammazza. Fuggo sotto la doccia gelata per un po’. A sedurre la mogliettina ci penserò dopo. Mi stendo sul letto per evaporare in tutta tranquillità, e Stefi comincia con le coccole. Le donne. Non capiscono che le coccole per noi sono un preludio a qualcosa di più sostanzioso. Invece loro amano le coccole fini a sé stesse. E così, proprio mentre il sangue mi va alla testa e sto per allungare le mani su di lei, arriva la mazzata.
– Stavo pensando…
– Oddio Stefi… temo sempre il momento in cui dici "stavo pensando"…
– Dai, stammi a sentire: come organizziamo il prossimo weekend?
– Il prossimo… Cosa? Ma minchia, è solo lunedì!
– Sì, ma bisogna organizzarlo per tempo, perché…
La sua voce, quando "pensa", diventa penetrante. Glielo dico. Lei se la prende a male. Intanto squilla il telefono: sua madre. Poi suo fratello. E io, che ormai voglio solo evaporare in silenzio e nella penombra, sviluppo un’emicrania a grappolo.
– Senti, magari rivestiti che tra un po’ viene mio fratello a cena.
– Ah… bene… Baf… Brof… Magari vado a prendere un film?
– Eh, magari dai…
Esco di nuovo nella città-altoforno. Valuto il film che suggeriva Stefi (The Manchurian Candidate). Troppo lungo. Troppo politico. C’è da pensare. Sono stanco.
– Allora, che film hai preso?
Cerco di far uscire al meglio il porco sciovinista che alberga in me.
– Dato che sono stanco, fa caldo e non abbiamo nemmeno fatto sesso, direi che la cosa migliore era un film pieno di combattimenti all’arma bianca, esplosioni e gran fighe che limonano tra loro.
– Cioè?
– Ho preso Elektra.
Sei un figo. Però registrami Friends.
Nemmeno la rudezza la scalfisce. Non resta che strafocarsi di insalata di riso. Gelata.

SISSI E FRANCESCO CONVOLANO

Scene da un matrimonio. Sabato, ore 10.00. Ci si prepara per andare a Modigliana (FC) al matrimonio di Sissi e Francesco. Si è deciso di partire alle 11.00, trovarsi a Fiorenzuola col Rebus e poi proseguire guidati dalla mitica mappa in puro stile Sor Deodato. Alle 9.40 mi sveglio, mi doccio, preparo le ultime cose in borsa. Stefi, come sempre, va in isteria. Lei non si deve solo lavare. Lei si deve lavare, oliare, talcare, impomatare, asciugare, spruzzare, deodorare, truccare, arricciare, aggiustare e in tutto questo laborioso processo comincia anche a sudare, per cui il loop ricomincia dal primo passaggio. Va da sé che mentre alle 11.00 io sono pronto per scendere in auto, lei deve ancora dar da mangiare alla gatta, incartare il regalo per gli sposi, scrivere bigliettini, raccattare creme cremine e trucchi da mettere in borsa, trovare un cerotto per le vesciche, accertarsi di avere abbastanza assorbenti e tutto quel genere di cose che le donne rimandano sempre all’ultimo minuto. Comunque sia, tra un vaffanculo affettuoso e l’altro, partiamo alle 11.20 e arriviamo puntuali alle 13.00 al mitico Autogrill di Fiorenzuola. Nel parcheggio assolato, la Francy sta picchiando il Rebus (siamo nell’oltrepo, e lì tutti mettono l’articolo davanti al nome). Mi rendo conto improvvisamente che non sono solo. Anche altre donne tendono ad essere violente con il loro uomo. Trancio di pizza orrido e poi via verso Modigliana. A casa di Sissi ci sono tutti i parenti agitatissimi anche se non vorrebbero darlo a vedere. L’agitazione dei parenti emiliano-romagnoli è differente da quella dei piemontesi. Loro trasformano l’agitazione in spettacolo per gli astanti (nella fattispecie io, Stefi, Rebus, Francy, Angie, Paolo, Stefano e Marzia). Dopo un po’ si fanno vivi anche il Demone Horobi e Yari, seguito da una ragazza della quale non si può fare il nome (altrimenti Yari verrebbe squartato sulla pubblica piazza). Comunque passano il tempo a limonare senza sosta, nonostante Yari insista che "non stanno insieme". Giungono gli sposi, ostentando sicumera. Fumano i bidys, ridono e scherzano ma sanno che il momento li attende. Si va. Angiola piange per tutta la cerimonia, io non posso fare a meno di notare grandissime somiglianze con il nostro matrimonio, il prete è talmente figo che sembra uscito da una fiction televisiva (scoprirò in seguito che è anche un ottimo chitarrista di bossanova). A seguire, tutti alla casa di Trebbio. Una casa parrocchiale romagnola. Lo sottolineo per dire che si è mangiato benissimo, la casa era in ottimo stato e coloro che ci hanno passato la notte hanno trovato diverse camerate con letti a castello dove posare i loro sacchi a pelo. Si fanno le due a parlare di cazzate come sempre (è ovvio) e poi si fa a gara di russo. Cioè, non a chi sa parlare meglio la lingua di Tolstoj, ma a chi russa di più e più sonoramente. Vinco io di brutto, distanziando sia l’Angiola che il Rebus che Yari. Il monte Trebbio, dove sorge la casa parrocchiale, è un ridente luogo sull’appennino tosco emiliano, fa un freddo pungente ma la giornata è bella. Si vorrebbe rimanere una settimana intera, con una meraviglia di casa come quella in completa autogestione, ma non si può. Dopo aver spazzolato un po’ di avanzi del menu nuziale con gli sposi, si torna indietro. Tuonati come due murene, arriviamo a Torino e ci precipitiamo a votare. Con un sorriso di incoraggiamento chiediamo agli scrutatori la percentuale di votanti nella sezione… 23%. Brusco ritorno alla realtà sociale esistente. Era veramente meglio stabilirsi nella comune dei preti… o no?