VOGLIAMO LE LISTE

Giustappunto. Qua prima di Natale tutti fanno le liste e allora anche io faccio le liste. Principalmente perché è bello rivederle dopo qualche anno e pensare ma dai, questo film/disco/libro non me lo ricordo per niente. Poi perché comunque come ci sono quelli come me che hanno l’ossessione della lista ci sono anche quelli che le liste le vanno a cercare perché gli piace leggerle. Infine perché gli introversi come me che non amano tantissimo parlare della propria vita interiore usano gli ascolti, le letture e le visioni per “presentarsi al mondo”, un po’ come un biglietto da visita, io sono così, mi piacciono queste cose, se piacciono anche a te c’è una certa affinity. E allora, se vogliamo essere affiny, partiamo con gli elenchi senza indugio!

GLI ALBUM DEL 2025

Io ci provo a metterli in una sorta di classifica, poi sbraco e li elenco un po’ a cazzo, perché non saprei veramente metterli in un ordine preciso. Diciamo che i primi cinque della lista sono da 9 o 10, quelli in fondo alla lista al massimo sono da 7. Ma sono gli album che ho ascoltato di più (non do retta a Spotify Wrapped perché il mio Spotify lo usa solo mio figlio che sente a ripetizione solo tre canzoni: Espresso Macchiato di Tommy Cash, Jodellavitanonhocapitouncazzo di Caparezza e Mundian to bach ke di Punjabi MC).

Geese – “Getting Killed
Rosalía – “LUX
Bad Bunny – “DeBÍ TiRAR MáS FOToS
Pulp – “More
Taylor Swift – “The life of a showgirl
Stereolab – “Instant Holograms On Metal Film
billy woods – “GOLLIWOG
Lorde – “Virgin
David Byrne & Ghost Train Orchestra – “Who Is The Sky?
Blood Orange – “Essex Honey
FKA twigs – “EUSEXUA
Little Simz – “Lotus
Model/Actriz – “Pirouette
Jenny Hval – “Iris Silver Mist
Bon Iver – “Sable, fable

Andiamo a segnalare anche i miei album italiani prefe dell’anno: ho preferito evitare i vari Fibra, Salmo, Capa perché hanno fatto dei signori dischi, ma chi ha sparigliato nel campo dell’hip hop per me quest’anno è stato il venerabile maestro

Andrea Laszlo De Simone – “Una lunghissima ombra
I Cani – “Post Mortem
Neffa – “Canerandagio
Giorgio Poi – “Schegge
Franco126 – “Futuri possibili

Much anticipated (la fotta degli album che devono uscire nel 2026): Robyn, Gorillaz, Tori Amos, Lana del Rey.

I FILM DEL 2025

Qui come sempre c’è una nutrita rappresentanza di horror, che è il mio genere preferito, ma siamo un po’ scarsi sull’animazione, che è il mio altro genere preferito (il terzo è il musical, ma Wicked a parte quest’anno non è che sia uscito molto… se non contiamo WE’RE GOING UP UP UP IT’S OUR MOM- vabbè scusa). Anche qui i film sono messi un po’ alla rinfusa, ma i primi cinque sono sicuramente la bomba dell’anno per me, poi comunque gli altri 15 sono da vedere. Mi fai il favore di cercarteli su Justwatch perché non ho tutta questa voglia di linkarli uno ad uno, c’ho un’età.

One battle after another (P. T. Anderson)
Weapons (Z. Cregger)
Bugonia (Y. Lanthimos)
The Ugly Stepsister (E. Blichfeldt)
The Long Walk (F. Lawrence)
Honey Don’t (E. Coen)
Caught Stealing (D. Aronofsky)
The Smashing Machine (B. Safdie)
Eddington (A. Aster)
K-Pop Demon Hunters (M. Kang & C. Appelhans)
Sinners (R. Coogler)
Together (M. Shanks)
Bring Her Back (D. Philippou & M. Philippou)
Wicked for Good (J. M. Chu)
A House of Dynamite (K. Bigelow)
Warfare (A. Garland)
Mickey 17 (Bong Joon Ho)
The Monkey (O. Perkins)
Ne Zha (Jiao Zi)
DEVO (C. Smith)

Film italiani più belli del 2025 – oddio, ne vedo pochi, quindi praticamente tutti quelli che ho visto…

Le città di pianura (F. Sossai)
La città proibita (G. Mainetti)
Come ti muovi, sbagli (G. Di Gregorio)
Unicorni (M. Andreozzi)
Fuori (M. Martone)

Film BELLISSIMI del 2024 che però ho visto nel 2025: Young Hearts di T. Schatteman, No Other Land di B. Adra e Y. Abraham, A Real Pain di J. Eisenberg, Slocum et moi di J.F. Laguionie, Conclave di E. Berger, The Room Next Door di Almodòvar.
Film del 2025 che invece non ho visto e che avrei molto voluto: The Voice of Hind Rajab, Alpha, The Magnificent Life of Marcel Pagnol, Arco, Deliver Me from Nowhere.
Much anticipated (la fotta dei film che devono uscire nel 2026): Wuthering Heights di Emerald Fennell, Nouvelle Vague di Linklater, Marty Supreme dell’altro Safdie,Evil Dead Burn di Sebàstian Vanichek, Werwulf di Eggers, The Odyssey di Nolan, Dune Messiah di Villeneuve, The Bride di Maggie Gyllenhaal, I Love Boosters di Boots Riley, The Social Reckoning di Fincher, Hopper della Pixar.

LE SERIE TV DEL 2025

Ah, se penso a 20 anni fa, quando“la” serie TV per eccellenza era Lost, e tutti quanti ci riempivamo i blogroll solo di teorie su Lost. Oggi c’è un’offerta devastante di contenuti seriali, ma pochi hanno quella qualità che ti fa stare così sotto. Beh, qui di seguito le bombe dell’anno per me, tenendo conto che ho inserito solo miniserie o serie esordienti alla prima stagione. Poi è ovvio che se parliamo di Stranger Things 5, di Only Murders in the Building 4 o di Severance 2 siamo comunque su un altro pianeta (produttivamente parlando e anche per hype).

Long Story Short (Netflix)
Adolescence (Netflix)
The Studio (Apple TV)
Boots (Netflix)
Wayward (Netflix)
DanDaDan (Netflix/Crunchyroll)
L’arte della gioia (Sky)
Il mostro (Netflix)
Death by Lightning (Netflix)
Dying for Sex (Disney+)
M il figlio del secolo (Sky)
Too Much (Netflix)
Ranma ½ (Netflix/Crunchyroll)

Occasioni mancate: IT Welcome to Derry (HBO) che mannaggiallamorte mi annacqua tutta la lore di Pennywise. Ancora da vedere: Pluribus (Apple TV) e Alien Earth (Disney+).
Much anticipated (la fotta per le serie nuove o le stagioni nuove che devono uscire): How to Get to Heaven from Belfast, Euphoria 3, Blade Runner 2099, Scarpetta, Fallout 2, Shrinking 3, Strip Law, Scrubs Reboot.

I LIBRI E GRAPHIC NOVEL DEL 2025

Sui libri è sempre un po’ un problema perché tendo molto a (ri)leggere classici e ad accorgermi dell’hype solo dopo un paio d’anni, ma stavolta ce la faccio: questa è una lista di libri che ho letto (o almeno ho iniziato) nel 2025 che effettivamente… sono usciti nel 2025 o al massimo nell’ultimo trimestre 2024. C’è un giusto equilibrio tra romanzi, saggi e graphic novel. I primi cinque sono i “colpi di fulmine”, come dicono i librai, ma comunque ti consiglio di leggere tutta la lista. Io, ovviamente, li ho cominciati tutti ma ne ho finiti la metà.

Giancarlo Pastore – Prima dell’alba
Sally Rooney – Intermezzo
Victoire Tuaillon – Il cuore scoperto
Woody Allen – Che succede a Baum
Emanuele Macaluso – Tutte le volte che sono diventato grande
Alessandro Giammei – Parlare tra maschi
Samantha Harvey – Orbital
Vera Gheno – Nessunə è normale
Dan Santat – La prima volta di ogni cosa
Donata Columbro – Perché contare i femminicidi è un atto politico
De Jong / Golding – Il signore delle mosche
Teresa Ciabatti – Donnaregina
Manolo Farci – Quel che resta degli uomini
David Szalay – Nella carne
Cecilia Sala – I figli dell’odio
Weinersmith / Boulet – Bea Wolf
Fabio De Luca – Oh, oh, oh, oh, oh
Domenico Starnone – Destinazione errata
Jen Wang – Il capanno di Ash
Lorenzo Gasparrini – Genitori si cresce

Sei ancora qua? La lista è finita, puoi andare in pace.
Fammi sapere nei commenti se hai qualche libro, disco, film o serie TV da consigliarmi perché ritieni che avrebbe proprio dovuto essere nella lista. O anche no, vedi tu.
Buone feste!

THE SMASHING MACHINE E GLI ALTRI FILM DI NOVEMBRE

Eccomi con i film che ho visto a novembre. Il più rilevante (The Smashing Machine di Benny Safdie) ha tutta la recensione qui, gli altri li trovate per esteso su Letterboxd.

The Smashing Machine
★★★★

Non mi aspettavo certo un biopic sportivo come tanti, ma in ogni caso The Smashing Machine mi ha sorpreso molto. È un film che si sdoppia: metà docu-drama, metà discesa nella psiche di un wrestler che tenta di sopravvivere. Safdie non racconta un eroe da palestra, ma un uomo spezzato: il protagonista è l’ex wrestler e pugile di MMA Mark Kerr, interpretato da Dwayne Johnson, e il film procede per accumulo di match, spogliatoi, hotel squallidi, giornate colme di farmaci e ricordi in frantumi.

Johnson è la sorpresa più grossa del film: via la muscolatura scolpita da blockbuster, via la sua aura da star invincibile. Qui lo vediamo trasformato: protesi, trucco, postura spenta, occhiaie profonde — non “The Rock”, ma un uomo fragile che cammina sul filo della distruzione. È una recitazione mimetica che sorprende, una performance in sottrazione

La struttura del film alterna diversi punti di vista — Mark nel ring, Mark fuori dal ring, la moglie (Emily Blunt) che cerca di salvare quel che resta, gli amici, i demoni dell’oppio e della fame di gloria. Questa molteplicità di sguardi contribuisce a fare di The Smashing Machine più un “quasi documentario” che un biopic romanzato — e questa scelta lo rende autentico e duro. 

I punti di forza stanno nella brutalità visiva che non è spettacolo ma realismo sporco, nella regia nervosa di Safdie che evita ogni forma di glorificazione del dolore, e nell’onestà narrativa: la vittoria non sembra un trionfo alla Rocky, ma un contratto firmato col dolore. Il grande limite è che questa fedeltà al reale — e a volte alla frustrazione — lascia spazio a momenti di vuoto: la narrazione talvolta si sfilaccia, la catarsi non arriva, e chi cerca riscatto facile potrebbe sentirsi tradito.

In sintesi: The Smashing Machine non è un film comodo, né un omaggio patinato alla pelle e al sudore. È un pugno nello stomaco. Se siete stanchi delle storie di successo facili e cercate qualcosa che racconti il prezzo della fama e dell’autodistruzione con la sincerità di una cinepresa che non fa sconti, questo – con Dwayne Johnson così — è un film da vedere.

The Roses
★★★

Che Jay Roach e Tony McNamara (lo sceneggiatore di La favorita e Poor Things) affrontassero un reboot de La guerra dei Roses sembrava una follia. E invece I Roses funziona: è un gioco al massacro elegante, più velenoso che fisico, con Olivia Colman e Benedict Cumberbatch perfettamente sintonizzati su un registro di crudeltà domestica sottile e spietata.

A House of Dynamite
★★★★

Mi sono affrettato a vedere A House of Dynamite su Netflix avendo una enorme stima di Kathryn Bigelow (peraltro regista di The Hurt Locker e Zero Dark Thirty, cioè i pesi massimi del thriller politico-militare) e mi aspettavo il solito crescendo di tensione ed esplosioni. Invece ho trovato un gioco diverso: sì, la minaccia nucleare è al centro, ma la struttura moltiplicata dei punti di vista la rende più un thriller “come quelli di una volta” che un semplice action. 

Frankenstein
★★★

Non è quello che ti aspetti da un film “sul mostro di Frankenstein” — e forse è proprio questo che lo rende interessante. Il Frankenstein del 2025 (su Netflix) è un adattamento gotico e ambizioso, scritto e diretto da Guillermo del Toro, che affronta il mito classico con la lente della tragedia familiare e della creazione fuori controllo. 

The Ugly Stepsister
★★★★

The Ugly Stepsister è un body horror che prende la fiaba di Cenerentola e la rovescia: qui non è Cenerentola l’underdog che alla fine vince, ma la sorellastra “brutta” che combatte per essere vista. La protagonista è Elvira (Lea Myren), che vive all’ombra della bellissima (e sprezzante) Agnes/Cinderella (Thea Sofie Loch Næss, ma che cognome fighissimo). Per avanzare socialmente, l’unica scelta valida è quella “reale” — sposare il principe Julian (Isac Calmroth) — perciò la matrigna (Ane Dahl Torp) usa mezzi brutali e chirurgici per rendere Elvira “accettabile”. 

The Long Walk
★★★★½

Partendo dal romanzo culto di Stephen King (firmato sotto lo pseudonimo Richard Bachman), The Long Walk di Francis Lawrence trasforma la sua folle marcia della morte in un film distopico, brutale e ipnotico. Cinquanta ragazzi, uno per ogni stato, sono costretti ogni anno a camminare senza pause a una velocità minima: chi rallenta troppo, o si ferma, viene fucilato sul posto e l’ultimo che resta in vita vince una cospicua somma di denaro e un “desiderio”. 

After the Hunt
★★★½

After the Hunt, per me, è uno dei film più ambigui di Guadagnino: un thriller psicologico ambientato nel mondo accademico dove ogni personaggio sembra muoversi in una zona grigia. Alma Imhoff (Julia Roberts), docente stimata ma fragile, si ritrova coinvolta nel caso di presunte molestie che vede implicati il collega Hank (Andrew Garfield) e la studentessa Maggie (Ayo Edebiri). Guadagnino non cerca un colpevole né una verità: preferisce mostrare un sistema emotivo e morale incrinato, in cui nessuno è davvero affidabile.

PADDINGTON VS LE SUORE

C’è stato un tempo in cui Paddington e/o Paddington 2 erano entrati nella classifica dei 250 migliori film di IMDB al secondo posto, tipo. O forse me lo sono sognato. Comunque è fuor di dubbio che i film della serie di Paddington sono bellissimi e nulla hanno da invidiare ai valori produttivi e mitopoietici della serie di Harry Potter, per citare un’altra IP molto british. I film di Paddington sono splendidamente umoristici, ottimamente interpretati dai migliori attori britannici in circolazione e Ben Wishaw rende l’orsetto eponimo assolutamente “vivo”.

Paddington in Perù mostra un pelo di stanchezza nel “non saper più dove andare a parare” e forse anche nel cambio di regia (qui è Dougal Wilson). La famiglia Brown è un po’ persa, ognuno si fa i cazzi suoi, non c’è più quel feeling da “tutti sullo stesso divano”, ma prontamente arriva una lettera dalla Casa di riposo per Orsi in Perù, dove vive la zia Lucy che ha tanta nostalgia di Paddington.

Ovviamente tutta la famiglia parte per un viaggio esilarante in Perù e nella foresta amazzonica, accompagnati da due personaggi potenti come la madre superiora a capo della casa di riposo (Olivia Colman) e il capitano della barca che fa le crociere sul Rio delle Amazzoni (Antonio Banderas), entrambi un po’ squinternati e soprattutto estremamente sospetti (lascio a voi immaginare chi dei due è più sospetto alla fine).

Il macguffin qui è che la zia Lucy sembra scomparsa e a quanto pare questo ha a che fare 1) con le origini stesse di Paddington e 2) con la mitica pista verso Eldorado tanto bramata dai conquistadores spagnoli (di cui ovviamente Banderas è un diretto discendente). Che altro dire: la Colman si porta un po’ tutto il film sulle spalle, quando appare lei è come se ci fosse una sferzata di energia folle. Il lieto fine è d’obbligo e non è scontatissimo. Di Paddington non se ne ha mai abbastanza.