101 REYKJAVIK (RECENSIONE MIMETICA)

Non posso dire di aver letto tutto il libro, quindi sarebbe anche inutile parlarne. Comunque diciamo che sto leggendo, con grande fatica, 101 Reykjavik di Hallgrìmur Helgasson. Pare sia uno dei libri più "generation x" dell’Islanda. Immagino gli altri. No, a parte gli scherzi – è interessante: tenterò una recensione mimetica, per dare l’idea del tono del libro. 101 – 101 come l’album live dei Depeche Mode. Mode modeste modificate a Reykjavik la cicittà del bubuio eterno. Un po’ di aranciata meccanica ma sgasata e corretta dall’ecstasy. Un po’ Irvine Welsh con le palle congelate. Piccoli spermatozoi crescono. Hlinur/Linus è il nais gai trentenne che vive le notti al K bar. Pieno di passera al K bar. Vive con la mamma, abbraccio caldo e lacrime di mamma – ma la mamma è lesbica cazzo, e lui si scopa la donna di sua madre. Senza preservativo. Perché li conta uno due tre quattro cinque e misura la qualità della vita in base al consumo di quei piccoli cappucci di gomma. Insomma, quel tipo di scrittura beat a flusso di coscienza che dopo un po’ rompe i coglioni, detto proprio fuori dai denti. Ma bello però, eh? Compratelo.

LE CALDARROSTE SONO PESANTI

Beuark…! In cerca di fuga dalla soffocante atmosfera natalizia io e Stefi abbiamo tentato di rifugiarci in collina per un tramonto scenografico da Superga. Peccato che altri tremila torinesi abbiano avuto la stessa idea. Comunque. Freddo polare, solita scena di merda dovuta al non avere nemmeno un biglietto da 5 euro in tasca… Poi abbiamo scovato qualche spicciolo per le caldarroste. Costano molto di più rispetto a quando facevamo i romanticoni dieci anni fa. Sono anche più pesanti, direi. Infatti adesso sono qui a rantolare sulla tastiera in attesa che il bolo farinoso dei marroni si smuova dal mio stomaco in un modo o nell’altro. Ma le caldarroste, si sa, sono così romantiche… Mentre scrivo ho comunque scoperto un’iniziativa niente male: il primo Sciopero Nazionale dei Telespettatori, che avrà luogo dal 12 al 14 dicembre. La cosa è intrigante e io vorrei spargere la voce il più possibile su questa meritevole iniziativa. L’unico modo di fargli capire che ci siamo è smettere di consumare, smettere di guardare – diciamo così, con una metafora un po’ ardita, "staccare la spina dalla nostra matrix quotidiana" (ma forse non c’è nessuna metafora)… Farlo da soli non ha effetto, farlo tutti insieme sarebbe un colpo non indifferente!

IL PEZZO DI CARTA

La segreteria dell’università: il solito girone infernale? Alla Camera di Commercio serviva il certificato di laurea. Ovviamente io, stordito come sempre, credevo che si riferissero a quello in carta legale (in carta libera ne ho un tot in casa, per ogni evenienza – ho anche quello in carta libera con esami, ottimo per assorbire le perdite del sifone sotto il lavandino). Mi dirigo dunque con piglio marziale nel mio vecchio ambiente, dove trovo lo stesso tristissimo impiegato che mi ha accompagnato nel corso di studi dal 1989 al 1994. Ma non c’è la solita coda. Come mai? Ne approfitto intanto per fare qualche foto all’Alma Mater. Mentre faccio rifornimento di certificati (io adoro i certificati) mi viene in mente di chiedere quello in carta legale (SOLO 10,33 EURO! AFFARONE!). “Lei quando si è laureato?” – “Nel 1994” – “Ma allora ce l’abbiamo di certo! Ecco, si figuri, ce lo abbiamo qua dal 2001!!!” (N.B.: 7 anni per produrre uno di quei mostri ingombranti da appendere in salotto con cornice in legno scuro). Ma sono contento così, con il “pezzo di carta” finalmente in mano dopo tanti anni. Mi sento come se mi fossi appena laureato.