Terra, finalmente! Terra torinese! Un sollievo dopo un’intera settimana passata a Roma per lavoro. Metto subito le mani avanti con la mezza dozzina di amici romani che mi diranno "’A ‘nfame, ma perché nun te sei fatto sentì?"… Ci sono tre ordini di motivi. Il primo: dalle 9 alle 19 al Forum PA (una manifestazione a mio avviso estremamente inutile, autocelebrativa e per di più triste e sfiancante – nulla a che vedere con il ComPA). Il secondo: dalle 19 alle 23 a scorta delle colleghe indifese nella metropoli tentacolare. Il terzo: sindrome da raffreddamento acuta dovuta all’uso pervasivo e smodato che i romani fanno dell’aria condizionata. Ad ogni modo, ci saranno altre occasioni. Al Forum PA ho fatto alcuni esperimenti di antropologia culturale. Nonostante si fosse lì per promuovere progetti innovativi nella PA e presentare documenti, brochure e quant’altro, la gente che frequenta la fiera (ingresso gratuito, apertura – lo ricordo – dalle 9 alle 19) vuole solo le penne. O i gadget. Moltissimi visitatori passavano e chiedevano "Avete gadget?" con un tono tipo "dolcetto o scherzetto". Ma non mi sembra che siamo alla fiera del gadget! Oppure sfogliavano svogliatamente i depliant per poi posarli di nuovo sul desk. Oppure gettavano un’occhiata distratta per concludere in una frazione di secondo che non valeva nemmeno la pena avvicinarsi a me e Santina, impegnatissimi nella lettura dei giornali dato che non c’era nulla da fare. Il discorso cambiava non appena tiravamo fuori una manciata di penne. Il visitatore fieristico è attratto dalle penne come l’ape dal miele. Le nostre penne, peraltro, non scrivono neppure bene, ma loro questo non lo potevano sapere. Ed ecco il balletto del gadget. Gli uni si avvicinano al portapenne, controllano con aria furtiva che noi si stia effettivamente leggendo dei flirt di Fini e Prestigiacomo e arraffano quattro penne per volta. Gli altri tentano di leggere qualche documento, ne prendono con sé uno a caso e poi chiedono "Posso prendere anche una penna?". Quelli che chiamano gli amici e dicono "Qui danno le penne, venite!". Quelli che, se spostavo il portapenne più indietro sul desk, restavano interdetti perché per arraffarle dovevano entrare nel mio spazio personale, ma – temerari – non rinunciavano al miraggio della biro. Quelli che, con la scusa che erano anziani, chiedevano di poter avere tutte le penne che avevamo in dotazione (cosa ne volevano fare? portarle al pensionato?). La vita era solo albergo, taxi, fiera e un po’ di passeggiate prima di dormire (l’unica parte valida di una settimana lavorativa a Roma). Oddio, anche l’albergo non scherzava affatto, probabilmente il più bello dove abbia mai messo piede e dove non potrei giammai recarmi con il mio misero stipendio… I taxisti di Roma, invece, sono una categoria a parte. In questa settimana ho scoperto che Santina è una campionessa di "discorsi da taxi"… Quelli che partono con il traffico e finiscono con frasi tipo "il mondo è dei più furbi" o "d’altra parte, è così" o "i politici sono tutti uguali". Santina riesce a dar corda a qualsiasi taxista romano facendolo entrare in feedback: già normalmente sono portati alla chiacchiera (simpatica, per carità). Con Santina danno la stura alla verbosità più alienante. Comunque, alla fine, sono ancora qua. Ancora in piedi. Pronto per una nuova mirabolante settimana lavorativa. Ciao.
AVVENTURE IN TUNISIA PARTE 2
IL DESERTO
Considerato che una delle poche persone meritevoli di stima viste in vacanza è stata la guida tunisina (un ragazzo con l’aria da gangster e il piglio da professore di antropologia culturale), passerei piuttosto ai paesaggi e agli animali, decisamente più interessanti. Non si può andare in Tunisia senza un assaggio di deserto, pensavo. E infatti, anche se si ha poco tempo, vale la pena sbattersi a fare la temibile escursione sul dromedario (quello con una gobba sola). Arrivati a Douz, la porta del deserto, ci issiamo sui bestioni (alti più di 2 metri) che ondeggiano pericolosamente. Soprattutto, si alzano e si abbassano di colpo, catapultandoti in avanti se non sei pronto ad afferrare spasmodicamente la sella… Insomma, finalmente ho capito da dove arriva la sabbia fine delle clessidre: dal deserto di Douz! Una landa di sabbia sterminata popolata (se non altro ai margini) da individui finto-berberi stile Lawrence d’Arabia che cavalcano su bianchi dromedari o neri stalloni arabi vestiti con turbanti e mantelli. Si fermano per farsi fotografare dietro il modico compenso di 5 dinari. Il cammelliere di Stefi (che viaggiava in una carovana separata dalla mia) ha pensato bene di mollarla in mezzo alle dune lasciandole la briglia in mano. La sfilza di esclamazioni poco simpatiche rivolte alternativamente al cammello e al cammelliere si sentivano anche da dieci dune più in là.
I VILLAGGI BERBERI
A mio avviso la parte migliore da visitare della Tunisia meridionale: Tataouine (vi dice qualcosa il nome?), Medenine, Chenini, Tamerza, Chebiki, le oasi sulle montagne e i villaggi fortificati in rovina, gli ksour e le case troglodite di Matmata… Un tour del genere si sovrappone all’80% con il tour delle location di Star Wars (quello del ’77, cioè l’attuale Episodio IV – Una nuova speranza, ma anche dell’Episodio I – La minaccia fantasma). Matmata è per l’appunto il luogo dove abita il giovane Skywalker prima di conoscere l’anziano Obi Wan Kenobi, Tamerza (o giù di lì) è dove si annida il perfido Darth Maul – quello un po’ stupido e ipertatuato… Comunque a parte le fregole fantascientifiche sono i luoghi più magici e particolari che ho visitato da qualche anno.
TOZEUR
"Passano ancora lenti i treni per Tozeur"… La sapeva anche la guida tunisina, la canzone di Battiato. Tozeur è la città più grossa del sud tunisino e anche la più bella. Purtroppo ci siamo stati una sera soltanto, ma è valsa la pena vedere un museo (aperto fino a mezzanotte) situato nell’antica residenza estiva del Bey tunisino (una cosa molto alla Lawrence d’Arabia… lo so, i riferimenti cinematografici sono sempre un po’ gli stessi… volendo ci stava dentro anche Il vento e il leone di Milius). Assolutamente stupendo. Con tutti quei mattoncini… A Tozeur ho anche acquistato qualche compilation tamarrissima (cioè il corrispondente tunisino del tamarro) di successi da hit parade in arabo. Geniali! Ad ascoltarle in ufficio sembra di stare a San Salvario durante la festa del quartiere. O a Portapalazzo. Un luogo che quasi tutti i tunisini sembrano conoscere, almeno di fama.
IL CIBO
Atmosfere molto Chef Kumalè, spezie a go go (alcune parecchio piccanti) e soprattutto cuscus in tutte le salse, mai lesinato e sempre ben condito. Ovvio, no? Ma la cosa che più mi ha colpito della cucina tunisina è il briq. Trattasi di una sorta di wanton fritto (per chi conosce la cucina cinese più maiala) ma molto più grosso e ripieno di un composto di uova, tonno, cumino e prezzemolo. Divino. Da buttare giù con un po’ di té alla menta carichissimo. E poi i dolcetti della regione di Tataouine. Miele, sesamo, noci e mandorle. Ne ho ancora qualcuno in ufficio, per chi vuole fare un salto a trovarmi.
LA MIA CAMERETTA PITTURATA DI GRIGIO
Mi rendo conto di essermi fatto dominare dallo stress nel descrivere alcune impressioni sul mio viaggio in Tunisia. Sembra che ci siano state solo cose negative. In realtà non è vero, come spero di dimostrare presto con la seconda parte del reportage. Il fatto è che il ritorno è stato dei peggiori, con nuove incursioni ospedaliere, il lavoro che va sempre peggio e le riprese del corto che incombono (va be’, quella è una cosa positiva, però è comunque un impegno). Quindi il mio stato d’animo in questi giorni è estremamente, decisamente negativo. Dovrei chiudermi una cameretta pitturata di grigio, come Addolorato…