IL MEME DEI FILE MUSICALI (CON UN OCCHIO ALLA SIAE)

Svaroschi mi sferra un colpaccio notturno piazzandomi questa intrigante catena di S. Antonio musicale… Ed io è tanto che non parlo di musica! Compilo quindi diligentemente…

1. Volume totale dei file musicali
File musicali, hmmmmmmm… Dunque si intende solo MP3? Fammi pensare, all’incirca 3 GB adesso su PC, un’ottantina di GB sparsi su un centinaio di CD… comunque tanti. CD audio pochini (saranno 200), però sono orgogliosissimo della mia collezione di vinili che ormai sento pochissimo (circa 400) e delle mie innumerevoli audiocassette quasi tutte registrate ai tempi gloriosi in cui duplicarsi i CD non era reato… ;-P

2. L’ultimo cd che ho comprato
Comprato…? Ah, sì! CD di cantante tunisino di cui non conosco il nome (ma è un po’ il Ricky Martin del Maghreb).

3. Canzone che sta suonando ora
La Gasolina (Daddy Yankee)… Lo so… Sono tamarro dentro! Ma si tratta di un remix… :-))

4. Cinque canzoni che ascolto spesso ultimamente
Believe (Chemical Brothers) – perché… mi dà la carica a bbestia
Feel Good Inc. (Gorillaz) – perché… mi fa stare bbene
Boulevard of Broken Dreams (Green Day) – perché… dovevo dirne una, ma mi sento tutto l’album in continuazione
You Can’t Always Get What You Want (Rolling Stones) – perché… non puoi sempre avere quello che vuoi
Musicology (Prince) – perché… c’è la linea di basso geniale

BOMBE SU CASAIZZO

E ti pareva, manco passano tre giorni dal viaggio e cosa ti vado a scoprire? Povera nonna, si è goduta casa sua giusto un giorno o due e l’hanno subito fatta sfollare!!! La nube di sfiga di CasaIzzo assume connotati paradossali…

IL FABBRO CHE DIVENNE CAVALIERE…

Finalmente torno in sala, dopo un periodo di assenza troppo lungo. Devo confessare che, essendo sempre meno per vari problemi le occasioni di andare al cinema, alla fine vengo attirato dai filmauri, quelli che se li vedi al cinema rendono meglio (e segretamente mi odio per questo comportamento che è esattamente quello che porta ad incassare poco il cinema non di effetti speciali). Comunque sia, Kingdom of Heaven (Le Crociate). Sentimenti contrastanti, come sempre di fronte all’ultimo Ridley Scott. Grandiosa fotografia, ottima ricostruzione di ambienti. Luci affascinanti, inquadrature intense, ricche, con punti di vista classici ma anche innovativi. Storia potente (e si tratta di una storia, non tanto della Storia – secondo me giudicare questi film sulla base della verità storica è una solenne cazzata). Potente perché mette in gioco un conflitto veramente epico, sia in termini di eserciti che in termini di scelte morali. Da manuale, insomma: conflitto esterno e conflitto interno. Potrei anche azzardarmi a dire "il fabbro che divenne cavaliere, che divenne generale, che difese Gerusalemme" (ricorda qualcosa?)… Il fatto che Ridley a volte ripeta sé stesso non mi dà più di tanto fastidio (Il Gladiatore è spesso citato, nei corpo a corpo, nell’ossessione del protagonista per la terra, la polvere, l’erba, nella perdita iniziale). Quel che irrita, come sempre nei filmauri, è – ad esempio – lo sfruttamento della "formula". Se Peter Jackson ha fatto "x", adesso bisogna necessariamente fare "x+1", o almeno "x".  Nessuna originalità nell’assedio di Gerusalemme che è identico a quello di Minas Tirith. Una sequenza che lascia tutti insoddisfatti. I fan degli effettoni non ci trovano nulla di nuovo, quelli ai quali gli effettoni irritano si troveranno disgustati dai nugoli di frecce digitali. Fortunatamente la battaglia finisce (con una dissolvenza geniale), e si ritorna alla pseudo-normalità filmica. L’altra cosa che è assolutamente deleteria nei filmauri è la persistenza, nella mente dei produttori, della necessità di quelle battute che in gergo si chiamano "one-liner", quelle da supermacho che stanno da dio in Die Hard ma c’entrano come i cavoli a merenda in un dramma religioso. E Orlando Bloom, in qualità di superstar del film, ne dice almeno quattro o cinque, per contratto. Peccato, perché il suo è un ruolo tormentato e comunque affascinante, e lui è anche bravo. A volte un po’ di silenzio non guasterebbe, in luogo di dialoghi devastanti.