BOMBE SU CASAIZZO

E ti pareva, manco passano tre giorni dal viaggio e cosa ti vado a scoprire? Povera nonna, si è goduta casa sua giusto un giorno o due e l’hanno subito fatta sfollare!!! La nube di sfiga di CasaIzzo assume connotati paradossali…

IL FABBRO CHE DIVENNE CAVALIERE…

Finalmente torno in sala, dopo un periodo di assenza troppo lungo. Devo confessare che, essendo sempre meno per vari problemi le occasioni di andare al cinema, alla fine vengo attirato dai filmauri, quelli che se li vedi al cinema rendono meglio (e segretamente mi odio per questo comportamento che è esattamente quello che porta ad incassare poco il cinema non di effetti speciali). Comunque sia, Kingdom of Heaven (Le Crociate). Sentimenti contrastanti, come sempre di fronte all’ultimo Ridley Scott. Grandiosa fotografia, ottima ricostruzione di ambienti. Luci affascinanti, inquadrature intense, ricche, con punti di vista classici ma anche innovativi. Storia potente (e si tratta di una storia, non tanto della Storia – secondo me giudicare questi film sulla base della verità storica è una solenne cazzata). Potente perché mette in gioco un conflitto veramente epico, sia in termini di eserciti che in termini di scelte morali. Da manuale, insomma: conflitto esterno e conflitto interno. Potrei anche azzardarmi a dire "il fabbro che divenne cavaliere, che divenne generale, che difese Gerusalemme" (ricorda qualcosa?)… Il fatto che Ridley a volte ripeta sé stesso non mi dà più di tanto fastidio (Il Gladiatore è spesso citato, nei corpo a corpo, nell’ossessione del protagonista per la terra, la polvere, l’erba, nella perdita iniziale). Quel che irrita, come sempre nei filmauri, è – ad esempio – lo sfruttamento della "formula". Se Peter Jackson ha fatto "x", adesso bisogna necessariamente fare "x+1", o almeno "x".  Nessuna originalità nell’assedio di Gerusalemme che è identico a quello di Minas Tirith. Una sequenza che lascia tutti insoddisfatti. I fan degli effettoni non ci trovano nulla di nuovo, quelli ai quali gli effettoni irritano si troveranno disgustati dai nugoli di frecce digitali. Fortunatamente la battaglia finisce (con una dissolvenza geniale), e si ritorna alla pseudo-normalità filmica. L’altra cosa che è assolutamente deleteria nei filmauri è la persistenza, nella mente dei produttori, della necessità di quelle battute che in gergo si chiamano "one-liner", quelle da supermacho che stanno da dio in Die Hard ma c’entrano come i cavoli a merenda in un dramma religioso. E Orlando Bloom, in qualità di superstar del film, ne dice almeno quattro o cinque, per contratto. Peccato, perché il suo è un ruolo tormentato e comunque affascinante, e lui è anche bravo. A volte un po’ di silenzio non guasterebbe, in luogo di dialoghi devastanti.

GLI ANNI DI PRIGIONIA DEL NONNO

In viaggio con la nonna. Un’esperienza che apre le porte della percezione. Di problemi, in famiglia, ne abbiamo che versano. Perciò quest’anno è toccata a me. Accompagnare la nonna (anni 87) a casa sua, dopo che si è fermata circa sei mesi a casa dei miei – un periodo di tempo assolutamente poco digeribile per chiunque. La nonna abita a Formia, ridente paese costiero sito tra Roma e Napoli. Otto ore di treno all’andata e otto al ritorno. I più cinici tra i lettori mi diranno: "Ma non se lo poteva prendere da sola, il treno"? Suvvia, nonostante l’estrema lucidità mentale e la costanza nell’attività fisica, ha pur sempre 87 anni e 5 valigie. Perciò, mi presento alla stazione alle 10.20 (il treno parte alle 11.10 e mia nonna è già arrivata col taxi alle 9.30 per paura di far tardi). Saltiamo pure i convenevoli.
"Piè, prendi un carrello!"
"Ma nonna, te le porto io le valigie…"
"No, no, e perché devi fare ‘sti sforzi che ti scende l’ernia?"
Lei ha serissimi problemi di ernia, e perciò misura il mondo sulla sua esperienza personale. Parto per un giro veloce di tutta la stazione. Non esistono carrelli da nessuna parte, sono tutti presi. Nel frattempo Stefi, che è rimasta con la nonna, ne trova uno lì. Corsa inutile, ovviamente. Carichiamo tutto sul treno, Stefi se ne va (triste per non vedermi nel weekend ma segretamente sollevata di non dovermi accompagnare nel mio viaggio stile Carlo Verdone + Sora Lella).
Nello scompartimento ci sono: due anziani coniugi veterocomunisti, un anziano avvocato napoletano e (per un paio d’ore) due scosciatissime turiste cecoslovacche, delle quali era possibile valutare il grado di depilazione inguinale. L’unico interlocutore possibile per la nonna sarebbe l’avvocato, ma dorme. La coppia veterocomunista invece ossessiona tutti tentando di risolvere il cruciverba della Settimana Enigmistica (quello complicato) e tentando di imbastire paragoni tra la famiglia Berlusconi e la famiglia reale. Mia nonna fa finta di dormire. Tiene la borsa stretta a sé perché le turiste cecoslovacche nella sua mente sono pur sempre ragazze dell’est, potenziali borseggiatrici. Poi tira fuori i panini fatti da lei. Si riconoscono dalla scarsissima farcitura di prosciutto. Le otto ore passano, e finalmente si scende. La nonna abita a 100 metri dalla stazione, ma ha comunque mobilitato il vicino di casa per farsi venire a prendere in macchina. Ricomincia la pantomima dell’ernia (se sapesse quanto pesano le borse che portiamo io e Stefi in vacanza, capirebbe che per me sollevare le sue valigie è uno scherzo).
Momento relax: la cena in trattoria con la nonna. A momenti alterni (a volte riesco a farle cambiare discorso) l’argomento è "quanto andrà a rotoli il ménage familiare ora che lei non è più con i miei".
"Tua madre non è nemmeno capace a lavare l’insalata."
"Mmmm…"
"Tua madre mi parla solo sempre dei suoi malanni."
"Mmmmmm…"
"Adesso mangeranno surgelati per un anno."
"Mmmmmmmmmmm…"
"Magari domani le telefono per spiegarle come si lava l’insalata."
"Senti, ma ridimmi un po’ degli anni di prigionia del nonno…?"
La casa della nonna è uguale da sempre, è incredibile come non cambi mai. Salvo una decina di giorni due anni fa non ci mettevo piede dal 1985. Dà un po’ di straniamento, un po’ di nostalgia. Accomodati in poltrona, la scelta è tra Gerry Scotti e Pippo Baudo (con notevole preferenza della nonna verso quest’ultimo).
Il mattino dopo, sveglia alle 8.50. (il treno è alle 10.25, il biglietto ce l’ho già e la stazione è sempre a 100 metri da casa della nonna). Argomento favorito del mattino è "quando non ci sarò più". Probabilmente l’argomento preferito in assoluto di tutte le nonne di una certa età. Loro, maledizione, sentono avvicinarsi il momento, e tu per quanto le consideri a volte delle grandissime rompicoglioni non puoi fare a meno di allontanarti verso il treno con un po’ di commozione. Subito spazzata via dal delirio di trovarsi davanti nello scompartimento per otto ore un bambino viziato e isterico che pur avendo circa 11 anni strilla come un maialino scannato quando la mamma deve allontanarsi per andare in bagno e la costringe a piazzare davanti a sé (e perciò anche davanti a me) tutti i suoi giochini. Per punizione tiro fuori il mio fumetto di Doraemon. Poi mi metto gli auricolari con un programma di Chemical Brothers, Green Day ed Eminem. Lui piange perché vorrebbe anche lui leggere Doraemon. Io ostento il mio interesse per il fumetto, e quando lo finisco, facendo finta di nulla, lo ripongo nello zainetto e chiudo gli occhi. Mi addormento cullato dai suoi strilli petulanti, che per fortuna non riescono a sovrastare del tutto la musica…