ED ORA… UN PO’ DI SANA DEVASTAZIONE

L’ultima volta che ne sono uscito così male è stato nel 1992, quando per la prima volta ho ascoltato Metal Machine Music di Lou Reed fino alla fine, in cuffia. Il concerto di Aphex Twin è stato ancora più devastante. Io lo considero un pazzo geniale, per quel che mi riguarda. O il "Mozart della techno", come dicono i giornali. Sta di fatto che spesso si dedica anche alla composizione di pezzi un po’ più – come dire – ambient. Ieri sera invece ha letteralmente rovesciato addosso al pubblico torinese miliardi di decibel impazziti e cattivissimi. Preceduto da un DJ Set Warp tanto per scaldare il pubblico, Aphex è arrivato, si è posizionato dietro il bancone (al buio), ha violentato le nostre orecchie per un’ora e mezza senza mai far vedere più di un pugno alzato ogni tanto, poi alla fine si è messo lo zainetto in spalla e se n’è andato. I video: l’amico Chris Cunningham è stato dovutamente omaggiato con proiezione di corti deliranti (feti malformati, visi demoniaci, gente che si spaccava di mazzate e violenze varie) e dei suoi impareggiabili videoclip per il compare Aphex (Come to daddy su tutti, con la mitica vecchina investita dall’urlo del demone "I-ii-iiiiiii want your soooooooOOOOOOooooulllllllll…."). Chris rimane sul palco a giocare con i megaschermi che circondano Aphex e a proporre campionamenti video delle Cocorosie, un duo di ballerine-poupée che si agita scompostamente sul palco mentre Aphex gira furiosamente le manopole del mixer. La musica: uno tsunami di fragore cosmico, pulsante e stridente, che colpisce la folla allo stomaco. Nessuna concessione, solo devastazione. Risultati fisici: il cervello sembrava colare giù dal naso, le orecchie si appiattivano contro il cranio per tentare di sfuggire alla violenza, lo stomaco sembrava uscire dalla schiena e la spina dorsale vibrava all’unisono con le ballerine. Le strobo completavano il quadro. Un concerto inadatto ad epilettici, deboli di cuore e di stomaco, amanti del pop. Aphex va avanti senza nessuna pausa tra un pezzo e l’altro e senza soluzione di continuità propone anche un corrosivo bis a base di Tiziano Ferro, Las Ketchup e Avril Lavigne (ovviamente "trattati" con suoni acidi e urticanti). Prima del delirio finale, la vocina distorta in italiano annuncia "Ed ora… un po’ di sana devastazione". Per un attimo mi è sembrato di essere ad un concerto di MGZ (l’Aphex Twin italiano). Il cervello vibra ancora.

FANTASIE EROTICHE PARTE SECONDA

Visto che a quanto pare l’estate scatena l’ipotalamo più ai maschietti che alle femminucce, torno alla carica con il seguito di un mio vecchio post sulle fantasie erotiche dell’estate 2005.
Fantasia n. 1: un cantiere stradale di domenica pomeriggio con 40 gradi all’ombra. Le operaie abbronzatissime indossano solo hot pants e mentre lavorano col martello pneumatico si spruzzano con bottiglie d’acqua per rinfrescarsi (fondamentale la misura del seno che deve essere oltre la quinta per interagire al meglio con le vibrazioni del martello pneumatico).
Fantasia n. 2: la collega accaldata che, guastatosi il condizionatore, opera improvvisamente una trasformazione da un look "supplente timida e un po’ bastarda ma con gran tette nascoste" a un look disinibito e procace (fondamentale la presenza, sotto gli abiti da lavoro, di ridottissimi costumi da bagno per facilitare il cambio).
Fantasia n. 3: la sconosciuta morbida, formosa e pochissimo vestita che ti si struscia addosso durante i concerti estivi (questa più che una fantasia è una realtà, ma nei fatti non va mai al di là di un sano scambio di sudore). Nella fantasia è fondamentale che le sconosciute siano almeno tre, stordite dal caldo e dalla musica.
Fantasia n. 4: la dirimpettaia che a causa delle altissime temperature si spoglia di fronte alla finestra per prendere un filo d’aria e quando si fa buio azzarda lo sfilamento dello slippino (fondamentale che la dirimpettaia finga di non accorgersi che la si sta guardando ma in realtà se ne accorga benissimo). Le dirimpettaie lo fanno sempre apposta.
Fantasia n. 5: la ragazza di colore della gastronomia etnica che prima ti seduce con il cibo speziato e poi ti porta nel retrobottega, fresco e in penombra e abusa di te sul tavolo di marmo bianco (questa può sembrare un po’ colonialista ma è solo multiculturale). Fondamentale grossa misura di seno e di fianchi. Se facciamo lo scambio con una ragazza orientale invece diventa fondamentale il look adolescenziale da hentai.

“STAVO PENSANDO…”

Caldo.
Troppo.
Arrivo annunciato da un soffio di aria bollente.
Lei è quasi nuda, distesa sul letto. Le sue curve mi chiamano. Respira piano.
Mi avvicino. Nemmeno il caldo può bruciare quanto la sua immagine.
Sto per sfiorare le sue labbra
– Ma che cazzo hai mangiato, hai un alito assurdo!
Inutile. Passare il pomeriggio a leggere Sin City di straforo e immaginare di essere un duro da noir non serve a nulla. Stefi sa sempre la cosa giusta da dire per smontarmi.
– E vabbè, sono stato dal cinese, almeno ha l’aria condizionata che funziona…
– Ah, ecco… il mio cinesino dell’amore…
Il caldo comunque mi ammazza. Fuggo sotto la doccia gelata per un po’. A sedurre la mogliettina ci penserò dopo. Mi stendo sul letto per evaporare in tutta tranquillità, e Stefi comincia con le coccole. Le donne. Non capiscono che le coccole per noi sono un preludio a qualcosa di più sostanzioso. Invece loro amano le coccole fini a sé stesse. E così, proprio mentre il sangue mi va alla testa e sto per allungare le mani su di lei, arriva la mazzata.
– Stavo pensando…
– Oddio Stefi… temo sempre il momento in cui dici "stavo pensando"…
– Dai, stammi a sentire: come organizziamo il prossimo weekend?
– Il prossimo… Cosa? Ma minchia, è solo lunedì!
– Sì, ma bisogna organizzarlo per tempo, perché…
La sua voce, quando "pensa", diventa penetrante. Glielo dico. Lei se la prende a male. Intanto squilla il telefono: sua madre. Poi suo fratello. E io, che ormai voglio solo evaporare in silenzio e nella penombra, sviluppo un’emicrania a grappolo.
– Senti, magari rivestiti che tra un po’ viene mio fratello a cena.
– Ah… bene… Baf… Brof… Magari vado a prendere un film?
– Eh, magari dai…
Esco di nuovo nella città-altoforno. Valuto il film che suggeriva Stefi (The Manchurian Candidate). Troppo lungo. Troppo politico. C’è da pensare. Sono stanco.
– Allora, che film hai preso?
Cerco di far uscire al meglio il porco sciovinista che alberga in me.
– Dato che sono stanco, fa caldo e non abbiamo nemmeno fatto sesso, direi che la cosa migliore era un film pieno di combattimenti all’arma bianca, esplosioni e gran fighe che limonano tra loro.
– Cioè?
– Ho preso Elektra.
Sei un figo. Però registrami Friends.
Nemmeno la rudezza la scalfisce. Non resta che strafocarsi di insalata di riso. Gelata.