Una curiosa esperienza nuova, ieri, con gli Zero11. Un nuvolosissimo tardo pomeriggio per un servizio fotografico che a quanto pare servirà per il loro CD di prossima uscita. Per non sbagliare ho usato il trucco della tripla esposizione per ogni scatto (ce n’è una decina su Flickr) e devo dire che il risultato mi ha molto soddisfatto (più che altro ha soddisfatto loro, che è quello che conta). Insomma, dopo i Rootscall dal vivo e gli Zero11 in promo, direi che mi sento pronto a diventare il fotografo ufficiale delle band emergenti torinesi…! 🙂
HO IL MAR CASPIO AL POSTO DELLA LINGUA
Henry fa parte dei cari, buoni dentisti di una volta (nonostante abbia pochi anni più di me). Mi chiama sul cellulare dicendo "Ho saputo che hai mal di denti, vuoi venire subito da me? Sono in città per una commissione". Quale scusa migliore per un diversivo mattutino dal lavoro d’ufficio? Lastrina, esamino, diagnosi: paradentosi. Cos’è? In pratica gengiva e osso patiscono un po’ il dente che muove (anche se di pochi millimetri). Resisto all’idea di chiedergli se la paradentosi può essere causata da un forte stress. In ogni caso la cura è biblica. Sciacqui di acqua e sale tre volte al giorno per tre giorni. Torno in ufficio sollevato e mi reco in bagno per iniziare la cura. Adesso ho il Mar Caspio al posto della lingua.
COMMEDIA SOCIALE, C’E’ ANCORA SPERANZA?
Un buon film per un’oziosa serata estiva: In Good Company, recente commedia dei fratelli Weitz (quelli di American Pie e About a Boy). Siamo più dalle parti di About a Boy, comunque, e in definitiva si può anche dire che i registi si sono "classicizzati". Che non è una brutta cosa, anzi. La storia del vecchio direttore commerciale che in seguito all’acquisizione della compagnia si vede sottoposto al giovane markettaro rampante che per di più ci prova con la figlia si risolve in una commedia un po’ rosa e un po’ amara, che sarebbe piaciuta a Billy Wilder. E’ raro che un film americano sottolinei la pochezza e il vuoto del capitalismo all’ultimo stadio e – anche se non si può parlare di film di denuncia – va detto che un certo coraggio i registi l’hanno avuto. La gente della middle class che deve aprire un mutuo per fare qualsiasi cosa non ha molto appeal cinematografico, solitamente. Le ottime interpretazioni di Dennis Quaid, Scarlett Johansson e soprattutto del (quasi) inedito Topher Grace sono la ciliegina sulla torta di un piccolo film che non delude nemmeno nel finale, solo parzialmente hollywoodiano.