THE POWERS THAT BE

Li odio. Chi odio? Loro! Ma loro chi? Loro… quelli che hanno il potere della burocrazia. Il potere di fare i documenti. Il potere di giocare con le nostre vite. Lo so, scado nel melodrammatico. Il fatto è che ritengo inconcepibile che dopo 72 giorni di attesa per ottenere un Beverly 500 nero, al momento dell’arrivo e dell’immatricolazione la Motorizzazione scambi il mio telaio con quello di un Liberty 200 e che conseguentemente si blocchi tutto l’ingranaggio targa-assicurazione-libretto-consegna. Oppure no, forse sono io che sbaglio, forse questi errori sono all’ordine del giorno. Che sarà mai aspettare 74 giorni quando ne hai già aspettati 72? Sta di fatto che sono molto, molto incazzato. Se non se ne accorgevano, per di più, magari pagavo anche l’assicurazione per un’altro scooter! Ora non so cosa fare per sfogarmi. Purtroppo mi sento impotente e comprendo che l’unica cosa che potrei fare è creare io un disservizio a qualche mio utente, ma questo non farebbe che aumentare la catena di eventi disastrosi che porta l’umanità ad incazzarsi. Poi magari se io creo un disservizio a te, tu lo crei ad un altro, quello ad un altro ancora e via dicendo, alla fine succede che qualcuno uccide qualcun altro… Cosa che però, nei confronti degli impiegati della Motorizzazione, potrebbe anche essere contemplata…!

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MEGLIO FROCIO CHE FASCIO

Un faro color arcobaleno in un weekend peraltro grigiastro: il Torino Pride è stato accompagnato, per buona parte del percorso, dal sottoscritto e dalla Stefi (documentazione abbondante su Flickr). Arrivati alla stazione di Porta Susa, il primo approccio è con un gruppo di aitanti poliziotti. Io mi appresto a fotografarli, convinto ingenuamente che fossero manifestanti travestiti da poliziotti. Stefi però mi fa notare che sono poliziotti veri, che guardano con espressione incredula il primo carro ancora parcheggiato, a tema BDSM. Lacci di pelle e borchie ci accompagnano nel primo tratto di strada che risuona di musica zoccola e si anima a tratti di giovanottoni aitanti, depilati e oliati che ballano in hot pants. Conseguente picco ormonale di Stefi e depressione cosmica mia. Non sarò mai bello come quelli dei carri del Torino Pride! Per trovare una qualsiasi figura "terrena" con la quale sia possibile rapportarsi dovrò attendere il carro dei Bears (quelli un po’ più cicciotti e pelosi, come me). Immergersi nel corteo è bello, e stupisce quasi l’atteggiamento positivo e sorridente dei cittadini, scesi in piazza se non per solidarizzare quantomeno per vivere un secondo carnevale (o una seconda olimpiade, fate un po’ voi). I transgender superfighi dei carri più folcloristici dedicano le canzoni più assurde agli etero che sono passati a dar manforte sul tema dei PACS, della prevenzione AIDS, delle famiglie a componente GLBT. E anche se in piazza Castello qualcuno ha piazzato uno striscione "Soma nen cupiu", i cupiu in questione se ne infischiavano, ed è stato un gruppo di famiglie etero a fischiare i dissidenti fino a fargli togliere lo striscione. Alla fine, meglio frocio che fascio… no?

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I QUATTRO CAVALIERI DELLA BLOG-APOCALISSE

Oggi ho vissuto in una dimensione parallela. Fa caldo, e mi sono vestito come mi vesto sempre quando ho caldo. Cioè maglietta sandali bermuda. In una giornata calda come questa, ho interpretato nel giro di 12 ore tre versioni diverse di me stesso: il project manager web, il blogger acculturato e il cineasta d’assalto. Tutto senza quasi cambiare un minimo il mio solito atteggiamento nei confronti di quello che è altro da me. E ovviamente senza avere il tempo di cambiarmi d’abito (ho giusto sciacquato un po’ le ascelle ogni tanto, che non si sa mai)… A lavoro riunioni su riunioni in cui il vostro affezionatissimo, meno credibile che mai con i polpacci muscolosi in mostra mentre parla di e-commerce e gateway di pagamento, stramazza dal caldo e prega che arrivino in fretta le 17. Appena in tempo per arrivare ad Atrium dove @domani ospitava i quattro cavalieri della blog-apocalisse Sergio, Antonio, Giuseppe e Paolo in un incontro sulla cultura dei blog e sul concetto di "uomo al centro della rete" (sì, le reti sociali, l’informazione reperita attivamente e tutte le solite menate che ci diciamo quando ci troviamo tra blogger). C’erano anche Antonella, Andrea, Enrico, Maurizio e molti altri soliti noti. Poi però sembra che ce le suoniamo e ce le cantiamo sempre tra noi, il che non è vero. Stavolta c’erano anche molti non-blogger ad animare la discussione. Segue sigaretta balinese ai chiodi di garofano gentilmente offerta da Sergio (effetto canna quasi immediato), e un po’ di chiacchiere con gli amici virtuali e non. Alle 20 però c’è l’aperitivo promozionale in cui la Bamboo dovrebbe incontrarsi con altri esponenti del mondo del cinema locale: ecco che il vostro si trasforma subito in filmmaker (in questo caso è facile, basta arruffarsi un po’ di più i capelli) e affronta con Louga le forche caudine dei "Cccccccciaaaaaaaooo! Sei venuto! X, ti presento Y, smack smack" – le frasi tipiche di questi momenti… Beh comunque non male il mojito e non male il locale. Soprattutto, abbiamo conosciuto De Marinis, quello di Camera Cafè. Stavo per chiedergli di dirmi "Lei è un crrrrrretino"… Poi ho preferito tornare a casa e ritrovare il me stesso più vero. Versione Homer Simpson.

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