LO ZEN E L’ARTE DEL TIRO CON L’ARCO

Avevo accennato al tiro con l’arco, vero? Questa settimana c’è stata la prima, meravigliosa lezione. Il mio arco è un arco nudo take down (cioè semplice, di legno, senza gadget strani e scomponibile in tre pezzi). In un certo senso, è come se fosse un regalo postumo di mio padre, che da piccolo mi portava a tirare con lui. Gli Arcieri della Mole si trovano in una palestra vicino a casa mia. Quando arrivo, vedo un gruppo diviso a metà. Da un lato quelli più esaltati con archi compound in titanio, bilanceri, mirini laser e attrezzatura da paura. Dall’altro, altri due personaggi che, come me, usano l’arco nudo di legno senza nulla sopra. Uno all’incirca della mia età, l’altro sugli 11 anni. Mi dirigo subito da quel lato della palestra e scopro con gioia che il nostro istruttore non è lo stesso del gruppo esaltati, ma è un anziano cacciatore un po’ artritico dall’aria quantomai burbera molto simile a Miyagi San, il vecchio maestro di Karate Kid. Miyagi San mi squadra, mi mette in posizione e borbotta "bene, bene…" mentre io scaglio un paio di centinaia di frecce mancando quasi sempre il bersaglio ma – a suo dire – assumendo una posizione pressoché perfetta del corpo. Al che io gli dico che non sono andato lì per imparare a fare centro, ma per imparare a tirare. Lui si esalta, gli brillano gli occhi e mi imbastisce lì per lì una risposta molto zen, del tipo che non si può "fare centro", ma si può solo far sì che la freccia si pianti nel punto in cui vogliamo piantarla. Se questo punto è il centro, allora faremo centro. Tra me e Miyagi San è amore a prima vista. Anche se il mio arco da 28 libbre ha un’apertura di soli 66 pollici e non 70 come sarebbe più consigliabile. E adesso scappo, vado a comprarmi un paradita, un paraavambraccio e soprattutto un paracapezzolo, che non sembra ma tirare con l’arco è anche un’attività dolorosa

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TELEGIORNALI VIETATI AI MINORI

C’è il fatto. E c’è l’opinione che ti formi sul fatto. Stamattina riflettevo su come possono formarsi queste opinioni. Mi spiego meglio: penso a come veniamo informati dei fatti. Io per principio vieterei il 95% dei telegiornali ai minori di 18 anni (o ai minori di 14 accompagnati dai genitori, fate voi). Perché anche se tutti ci sputano su, la televisione è comunque il mezzo più diffuso attraverso il quale fruire le notizie, seguito con grandissimo distacco da giornali (ve li raccomando), radio e web (solitamente più obiettivi). Dico questo perché il modo italiano di fare notizia consiste nel presentare solo opinioni. Quasi mai queste sono accompagnate dai fatti. Ora mi chiedo: un ragazzo che si vuole formare la sua opinione cosa fa? Ascolta una serie di opinioni senza conoscere i fatti e aderisce a quella di chi parla più forte. O più suadente. E poi mi chiedo: se gli venissero presentati i fatti nudi e crudi senza opinioni? Riuscirebbe comunque a farsene una sua da solo? Forse no. Il punto è che bisognerebbe confrontare i fatti con altri fatti, documentarsi su alcune opinioni (magari divergenti ma provenienti da fonti autorevoli), insomma… fare fatica. E qui nessuno vuole fare fatica. Si cercano fatti e opinioni preconfezionati e predigeriti. Da qui l’andamento delle news televisive, da qui i quotidiani free press, da qui un certo disgusto generale. Dovunque mi giro vedo solo titoli trash di cronaca (per mettere paura) o titoli fumosi di politica o economia (per creare avversione in modo che nessuno si occupi della cosa). In Italia i fatti non mancano. Vengono però posti in secondo piano. Noi diamo più spazio alle opinioni, ma il problema sono gli opinionisti. Rocco Casalino, Paolo Crepet, Vittorio Sgarbi, Alessandra Mussolini… Ce li meritiamo? Forse.

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COME UNA SCHEGGIA IMPAZZITA

CASAIZZO
frrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
io
un passero che sbatte tra i muri
la sera da solo a casa
cena frugale
due ovette e un po’ di erbette
leggero perché poi
dopo scrubs
devo devo devo scrivere
io sono un giornalista
non dimenticarlo
e invece
drin
driiiiin
driiiiiiiiiiiiiiiiin
hello I call from new zealand
I worked with your father
we have to decide
about his work
ma cosa vuoi decidere
la fusione
parlare inglese
quaranta minuti di delirio
addio scrubs
vabbè, scrivere va’…
mi siedo
ah, ha scaricato x e y
bene
molto bene
devo organizzare una scaletta
devo devo devo…
ok fatto
devo fare la ricerca iconografica
hmmm che belle immagini
c’è anche scrat
intanto arriva stefi
è mezzanotte
ciao bacio
com’è? stanca?
una fetta di torta per me
senti io devo scrivere rimango ancora un po’
ma alla fine non scrivo una parola
che importa
il grosso è fatto dài, lo scrivi domani
scarica piuttosto un po’ di musica…
le due
come cazzo ho fatto
vabbè
come una scheggia impazzita
proprio

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