Un anno fa, più o meno all’ora di pranzo, mio padre se ne andava. Un po’ alla chetichella, come amava fare lui. L’anno che è passato mi è sembrato solo un vortice di eventi, compiti e situazioni sfocate, frammentate. Asimmetriche. Qualche notte fa, per la prima volta, l’ho sognato. Guidava la mia moto, quella che mi hanno rubato. Gli ho chiesto se rivoleva la sua, ma mi ha detto che me la posso tenere, che gli fa piacere. Certo, dovrò personalizzarla un po’. E così oggi non so bene cosa pensare. Non so se è una fine, un inizio, una tappa. Personalmente mi sento sempre in mezzo al solito guado, forse giusto con una corrente un po’ meno trascinante. Ma sono ancora qui tutto sommato a cercare di stare in piedi da solo e a vivere alla giornata. Questa cosa del giorno per giorno te la ripetono tutti, e devo dire che per un po’ va bene. Adesso però mi piacerebbe tornare ad avere qualche obiettivo personale invece di lasciarmi vivere dalle cose ed essere al massimo reattivo (e al minimo nemmeno quello). Ma… come faccio? Non saprei da dove cominciare. Ne ho voglia ma non ne ho voglia. Non so se mi spiego.
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