E così, pur se ritardato dai miei calcoli renali, alla fine sono riuscito a vedere il film dei Simpsons. Che poi intendiamoci, io seguo i Simpson da poco più di quindici anni, ma non sono mai stato un fan ossessivo (anche se ho il poster di Homer in mutande che incombe sul WC). Li guardo con gusto quando posso, mi piacciono, ma non ne faccio una malattia. Il film mi attirava per il suo attaccamento all’animazione tradizionale 2D (che poi non è nemmeno del tutto vero) e per il suo status di "episodio lungo". E in effetti non è nient’altro che questo: un divertente episodio maxi che vai a vedere al cinema, con relativa presa per il culo della contaminazione tra i due media rivali. E a dire il vero tra i due media litiganti, il terzo (Internet) gode, perché la cosa più intrigante è muoversi sul sito dedicato al film, a Springfield e alla famiglia più gialla del mondo. Comunque è ovvio, non si può non rimanere agganciati dalle scene ultra-idiote tipo quella citata nel titolo… Eppure d’altro canto c’è una sottile inquietudine nel vedere una certa vena di sentimentalismo strisciante (Flanders un personaggio positivo? Andiamo…) bilanciata da uno spostamento della psicologia Homeriana dall’idiota bonaccione all’idiota cattivo (in certi passaggi è decisamente da brivido, degno del miglior Bush). Deprecabile a mio avviso l’ennesima scena di citazione disneyana (i Simpson non sono Shrek e non devono esserlo), ma per tutto il resto c’è solo la parola "MITICO"… D’Oh!
DELL’ARTE DI PREDIRE IL FUTURO E DI RIPRODURSI
Ogni tanto capita che si fa un tiraggio, io e la Stefi, con i tarocchi di Jodo-san. Che poi ormai, avendo introiettato un minimo gli insegnamenti del maestro, si cerca di interpretare molto semplicemente gli arcani maggiori sulla base della risonanza psicologica che hanno in noi. Sembra tanto una minchiata, ai non iniziati, ma funzionano. Non per predire il futuro, ci mancherebbe. Ma per decifrare un presente sempre nebbioso, quello sì. Allora capita che ieri sera la Stefi fa il tiraggio della scelta "avere un figlio / non avere un figlio". Lei è rappresentata dalla Luna, dal lato "avere un figlio" c’è la Forza, la Morte e gli Amanti. Dall’altro lato c’è il Mondo, l’Eremita e la Papessa. Poi io faccio lo stesso tiraggio: sono rappresentato dal Mondo, dal lato "avere un figlio" c’è la Morte, il Matto e il Papa. Dall’altro lato c’è il Sole, l’Eremita e la Papessa. Cioè un tiraggio fortemente simile. Abbozzo una interpretazione: lei è la donna istintiva, il lato oscuro della femminilità. Avere un figlio domerebbe la "bestia" con un drastico cambiamento e con un nuovo tipo di felicità a tre. Non averlo significherebbe chiusura in sé stessi, sterilità, continua ed inutile ricerca. Io sono un uomo arrivato ormai alla conclusione di un ciclo di vita, fermo in una posizione. Avere un figlio sarebbe un drastico cambiamento che metterebbe di nuovo in moto tutto, con un’esplosione di energia senza regole che si incanalerebbe nella comunicazione e nell’insegnamento paterno. Non averlo significherebbe disperdere energia maschile nel mondo, in maniera sterile e collegata ad una continua ed inutile ricerca. Ci addormentiamo sereni (di provare a farlo lì sui due piedi non c’era tanto la voglia, che eravamo molto stanchi). Stamattina mi sveglio e vado in garage a prendere la moto, dove come tutte le mattine incontro l’omino che pulisce il garage, una sorta di gnomo senza tempo che somiglia un po’ all’Oompa Loompa della fabbrica di cioccolato di Burton. Mi dice "E la macchina non ce l’hai più?". Gli dico "La macchina ce l’ha mia moglie". Mi dice "Ma sei sposato?". Gli dico "Da cinque anni". Mi dice "Figli?". Gli dico "Non ancora" (e dentro di me risuona il tiraggio della notte precedente). A quel punto l’Oompa Loompa del garage mi dice che è tutto a posto così. Di non farli i figli, e di godermi la vita con mia moglie senza rotture. Mica per i figli, sai, io ne ho due uno di 24 e uno di 28, e sono bravissimi ragazzi. Ma in che mondo li fai nascere? E’ come condannarli a una vita di merda. E sarà sempre peggio. Non troveranno lavoro, vivranno una vita da frustrati, se va bene ti malediranno per averli messi al mondo e se va male ti accoltelleranno per l’eredità. Se rinascessi, ti giuro, non farei figli. Buona giornata, eh? E io sgommo via, conscio di cominciare il lunedì nel migliore e più positivo dei modi possibili.
Tag: jodorowsky, tarocchi, figli, negatività
QUESTE OSCURE MATERIE MI INTRIGANO UN TOT…
Tra i libri letti ultimamente, tengo in gran considerazione (e ovviamente consiglio) La bussola d’oro, primo volume della trilogia Queste Oscure Materie di Philip Pullman. Ammetto che il motivo contingente di lettura è stato il fatto che è in uscita un film tratto dal romanzo con Nicole Kidman e Daniel Craig, e non volevo arrivare impreparato (leggi: non volevo essere deluso da un film probabilmente fantasmagorico ma sciacquettoso e volevo prima aver ben chiara la storia, con testi e sottotesti). Poi ho visto che il libro è stato insignito di premi favolosi e che è nel novero dei 10 migliori romanzi "per ragazzi" degli ultimi 70 anni. Infine, sono stato conquistato dall’exergo con brano dal Paradise Lost di Milton (al quale pare Pullmann si sia parecchio ispirato) che fornisce tra l’altro il titolo originale alla trilogia (His Dark Materials). Ho evitato invece le polemiche talebane sui presunti insulti al cristianesimo: è proprio l’idea di religione organizzata a venire attaccata in questi volumi, e la cosa non può che trovarmi pienamente d’accordo. E insomma l’ho letto d’un fiato, è bello, ha il senso del meraviglioso, ma è anche cattivo e asciutto quando serve. Ovviamente è un romanzo di formazione che continua nei due volumi seguenti (che devo ancora leggere) e che da un lato racconta la storia di Lyra Belacqua e della progressiva rivelazione sui membri della sua famiglia e dall’altro ci parla di universi paralleli, materia e antimateria, fisica delle particelle, daimon, ilopatismo e altre amenità che piaceranno agli studiosi di filosofia della scienza. Insomma, per dire che è un romanzo complesso, per niente banale, ben scritto e appassionante. Non accontentatevi del film.
