HO LE MIE COSE ANCHE IO… E’ UN FATTO DI OSMOSI

Ieri ero incasinato per scrivere qualsiasi cosa che non fossero relazioni di lavoro. Però mi è scappato l’occhio su quella bella miriade di post sull’argomento mestruazioni, ciclo, etc. (per citarne alcuni tra i migliori). E mi sono divertito parecchio. Poi oggi vedo che l’ideatrice del sanguinoso meme ha fatto una mezza marcia indietro. Peccato. Perché già che ci sono volevo parlare anche io del mio ciclo mestruale. E’ un ciclo che si verifica ogni mese per empatia con la mia tenera mogliettina in perenne SPM (sindrome pre/post/para mestruale). Inspiegabilmente, in quei giorni, ho voglia di guardare chick flick, piango vedendo Un posto al sole o anche soltanto la pubblicità di Calzedonia, mi ingozzo di dolcetti, lamento dolori alla zona lombare (d’accordo, potrebbero essere i calcoli, ma perché non poter dire "ho le mie cose"?). Svaroschi parla di "invidia del ciclo". Io direi piuttosto invidia per un momento in cui puoi essere una merda con una buona scusa alle spalle. Il ciclo per me vuol dire anche: carte di assorbenti appallottolate ovunque sui mobili di casa e mutandine sospette appese nei posti più improbabili (la Stefi è già disordinata di suo, ma in quei giorni raggiunge l’apice). Al disordine femminile io, che di norma passo semplicemente a recuperare tutto buttandolo nel cesto della roba sporca, in quei giorni reagisco istericamente proclamando stizzito cose come "Insomma, non posso mica passare le mie giornate a pulire dove passi tu, ci vuole tanto ad usare un cestino?" (pronunciata ovviamente con tono stridulo da checca isterica). L’uomo, è vero, non può comprendere il mistero del sangue e del dolore, il mistero della femminilità. Però può adeguarsi. Perché ammettiamolo, una vita senza un po’ di sbalzi d’umore immotivati, che vita è?

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L’AMICHEVOLE PARTITO DEMOCRATICO DI QUARTIERE

Oggi avevo lo scazzo. Lo ammetto, stavo quasi pensando di non andare a votare perché… le code, perché… c’è altro da fare, perché… il clima è umido, perché… è tutto un magna magna. Poi ho tirato fuori la tessera elettorale e mi sono sentito un po’ merda. Quindi mi son detto faccio un giro in moto e poi passo al circolo Garibaldi e voto. Alla fine tanto potè il senso civico che sono passato a votare prima di fare un giro in moto. Miracolosamente, in coda davanti a me c’erano solo quattro persone! E proprio mentre mi avvicino togliendomi i guanti in pelle da biker, vedo il mio candidato. Cioè: non a tutti capita di voler votare per una persona e trovarsela lì in carne ed ossa che ti chiede come va, fa due chiacchiere e ti dà appuntamento per cena tra un paio di settimane. Ovviamente il mio candidato è anche un blogger, che non conosco a fondo ma – come si suol dire in Piemonte – l’ai mangiaje ‘nsema. E dalle chiacchiere di fronte agli spaghetti si capisce a pelle qualcosa sulle persone. Sempre meglio che mettere una croce ignari di chi sta dietro alle liste. E poi il giro in moto è saltato, un po’ per il clima, un po’ perché mentre si votava per le primarie, il mio quartiere – l’amato San Salvario – era in festa di fine estate (da noi dura un po’ di più). Bancarelle, manifestazioni, via Madama Cristina bloccata, arabi, cinesi, rumeni, albanesi, qualche italiano e moltissimi bambini. Quei bambini che mi tengono un po’ viva la speranza. Cosa spero? Che a differenza nostra, loro siano capaci, in futuro, di meritarsi un’Italia migliore.

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IO AMO LA RIPLEY’S HOME VIDEO (MA LA RIPLEY’S AMA ME?)

Non mi stancherò mai di ripetere che ci sono al massimo tre distributori home video validi in Italia: Rarovideo, Mondo Home Entertaiment e Ripley’s Home Video. Quest’ultima, in particolare, oltre ad impazzare con collane dedicate a Totò, Aldo Fabrizi e Alberto Sordi (possono non piacere, ma rappresentano una fetta cospicua del patrimonio cinematografico nazionale) e a proporre classici erotici del calibro di Walerian Borowczyk, è la patria dei film del nuovo cinema tedesco (nuovo… quello degli anni ’70-80, intendo). Gli esperti e gli appassionati di Wim Wenders, Werner Herzog e R.W. Fassbinder (come il sottoscritto) dovrebbero svenarsi per stare dietro a tutte le uscite. O se no, appostarsi presso i rivenditori che ogni tanto fanno qualche offerta e fare come me, che per continuare nella grande tradizione del cinema d’autore ho appena acquistato Tokio-Ga di Wenders e Querelle di Fassbinder. Ovviamente due film consigliati, sempre che piaccia il genere documentario diaristico o il genere sado-gay estetizzante e fumoso. Tokio-Ga è un viaggio nella capitale giapponese datato 1985 sulle tracce di Ozu e dei suoi viaggi a Tokyo degli anni ’60. Metacinema, paesaggi urbani, suggestioni alienanti e coloratissime per una città che Wenders ama molto e che sarebbe poi ricomparsa in un altro documentario (Appunti di viaggio su moda e città, sempre su RHV) e in Fino alla fine del mondo (cofanetto im-per-di-bi-le sempre RHV). Querelle… beh, è uno di quei classici film maledetti tipo Salò o Ultimo tango a Parigi, spesso tagliati, censurati, messi all’indice dei film proibiti. Ovviamente è un film forte, e anche straniante nel suo surrealismo, nella sua teatralità e nel suo uso di citazioni e didascalie godardiane a più non posso. La storia (da Genet) è quella di un marinaio omicida che passa attraverso una serie di espiazioni (molto spesso fisiche) per "trovare la sua identità". La curiosità: Querelle avrebbe dovuto vincere il Leone d’oro nell’82 (postumo, dato che Fassbinder si era bruciato prima dell’uscita del suo ultimo film). La giuria diede poi il premio al "rivale" Wenders per Lo stato delle cose (sempre RHV e sempre molto consigliato). Marcel Carné, presidente di giuria, si dissociò dicendo che volenti o nolenti, Querelle sarebbe entrato di prepotenza nella storia del cinema, premio o non premio. Guardate e giudicate voi…

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